SULLA BESTEMMIA

Ogni cultura ha un corpus di credenze e forme cultuali  sacre. Esse permettono ad un gruppo un senso di identità che sopravvive oltre l'individuo. Trasmesse per via culturale hanno un notevole impatto emotivo per ogni singolo in quanto sono presentate come intoccabili, da qui il significato dei tabù. Generalmente una esigua parte del gruppo si impegna a conservarle e a gestirle nella forma di cerimonie rituali. Questa mansione può dare una notevole importanza politica ai sacerdoti fino a porli al comando della società. Così in Egitto e nel medioevo cristiano, ma anche nelle piccole comunità allo stato primitivo sparse nelle foreste dell'Amazzonia, dell'Africa o del Borneo accadeva che la supremazia toccasse proprio agli addetti al sacro.

Violare o scherzare su queste credenze dall'alto (ossia trasmesse come dati di fatto spirituali ma avulse dall'esperienza e dall'analisi personale) rappresenta una sfida all'identità collettiva   che si difende emarginando o punendo il bestemmiatore . Ogni singolo è tenuto a vivere passivamente nell'inconscio di gruppo questi dati sacri tramandati i quali possono esulare dall'aspetto puramente magico e investire aspetti più concreti come il possesso di un territorio, da cui il culto della patria e della nazione. Nella logica primitiva il singolo deve sacrificarsi per il gruppo, per le sue idee e i suoi possessi, e non può anteporsi ad esso.

Con l'evolversi della consapevolezza l'individuo ha acquistato la libertà rispetto all'egemonia del sociale: deve collaborare per la vita nella società perchè partecipa dei suoi beni ma è anche attivo proponendo nuove possibilità e criticando aspetti desueti. Può anche non condividere le idee della maggioranza e rinunciare a certi dubbi servizi (come quello militare) senza per questo essere emarginato. D'altro canto l'individuo ha imparato a rispettare le credenze del gruppo maggioritario e degli altri minoritari, è libero anche di analizzare criticamente un sistema religioso o politico e contribuire ad una crescita dell'insieme sociale proponendo visioni più realistiche ed attuali.

L'Islam ha rappresentato per la civiltà umana un vero balzo in avanti ridando valore all'individuo e lasciandogli la possibilità di sottrarsi al dominio della maggioranza. L'Islam  accetta altre culture ed altre religioni poichè così vuole il suo libro sacro, non infierisce "sull'altro punto di vista". L'Islam del Corano ha evitato pure che si formasse un gruppo di addetti al sacro, una classe sacerdotale insomma che prevaricasse sulla società. Fenomeni diversi da questo quadro base dell'Islam sono dovuti a tradizioni e usanze locali , a   singoli soprusi frutto dell'ignoranza ed avidità umana, altre volte dall'ingerenza di politiche extraislamiche.

I primi a cogliere il significato profondo di questo aspetto libertario dell'Islam sono stati i Sufi. Nei loro ranghi hanno sempre avuto accesso figure  capaci di fare un certo cammino indipendentemente dal loro passato, che siano stati cristiani, ebrei, zoroastriani, reietti o importanti figure della società. Persone che dell'Islam hanno colto l'essenza. Non si chiedono al viandante i titoli acquisiti nè si rovista sul suo passato. I condizionamenti sociali per cui uno "deve essere in quel modo" sono superati. Qui si riparte da zero per una via  "altra" ( di lavoro e di ricerca senza fine)  che solo pochi possono proseguire.

La tolleranza è una conquista di tutta l'umanità mentre l'intolleranza è la roccaforte di gruppi fanatici al suo interno, gruppi che vorrebbero imporre le loro idee e credenze per ristabilire un assetto primitivo basato sul potere indiscutibile. Per questo il riso è stato considerato un pericolo dai paranoici tiranni  : dai giullari ai comici è venuta a galla la verità che dietro i tabù spesso si celava l'ignoranza e l'interesse.   Si può scherzare e criticare  qualsiasi cosa senza per questo venir meno al rispetto delle personali convinzioni.

Che dire infine della bestemmia tout-court del portuale o del ragazzino di strada? Il bisogno di sfidare la società per far vedere di non temerla è tipico della frustrazione, dell'animo ribelle a prevaricazioni subite e che vuole rifarsi. In questa ottica non c'è differenza tra il teppista che sporca o rompe i sedili di un treno da quello che bestemmia: sono atti di sfida infantili, non per questo da sottovalutare rivelando disagi e talvolta stati   di devianza. Sono sfoghi di chi non sa più come esternare il proprio malessere, di chi non è riuscito ad affermarsi con l'intelligenza e le qualità e ripiega distruggendo . Talvolta è solo una cattiva abitudine che si sviluppa in contesti grossolani e con scarsi valori. Comunque sia è vero il detto che i ragli d'asino non salgono al creatore. Il solo pensare che Dio si offenda dimostra di aver un concetto assai limitato del divino, infantilmente antropomorfico. Piuttosto, poichè l'idea di Dio è quanto mai vicina al Sè chi bestemmia lede se stesso, le proprie radici. Ma chi bestemmia ha veramente una idea di Dio o dei valori archetipici delle figure religiose? Spesso dietro c'è solo la figura del padre o della madre, comunque di genitorialità contro cui sfoga la propria rabbia.

 

 

 

 

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