Apporti dell'Îslâm all'Europa.

prof. dott. comm. Gabriele Mandel Khân, Vicario generale per l’Italia della Confraternita sufi Jerrahi-Halveti 


 

Il Rinascimento, sintesi di:

L’ANTICO   Raffaello (da cui poi: Manierismo)

LA FORMA   Michelangelo

LA SCIENZA   Leonardo

Arte islamica, sintesi di:

Il simbolo

La tradizione

La scienza

Comune alle due culture è la Scienza, per cui inizierò con la Scienza islamica e i suoi apporti all’Europa.

 

Si fa un gran parlare, oggi, d'una presunta "invasione dell'Îslâm" in Italia, come se fra il mondo islamico e quello occidentale ci sia da sempre stata una barriera invalicabile, che si va sgretolando solo ora. Nulla di più errato: cultura islamica e cultura europea sono state vicine, connesse, interdipendenti addirittura lungo tutto il corso dei secoli, e dimostrarlo mi è oggi estremamente facile. Accennerò anzitutto ai valori delle scienze, e poi a quello delle arti, così facilmente afferrabili questa ultime da una Italia che delle Arti è signora e principale creatrice.

È noto ad ogni cultore delle Scienze filosofiche che la cultura islamica dei primi sette secoli insegnò all'Europa come si argomenta (soprattutto in filosofia), nonché la metodologia intellettuale. La filosofia greca divenne nota all'Europa, dopo l'oscurantismo dell'Alto Medioevo, attraverso le traduzioni dal greco in arabo, e poi dall'arabo in latino, delle opere di Platone di Aristotele e dei neoplatonici. Solo nel Quattrocento l'Italia andò alla ricerca, a Bisanzio, dei testi originali e della rettorica greca. 

Invenzione musulmana è l'Università, cattedra compresa: l'Università âlAzhar, del Cairo, fu fondata nel 970, poco dopo quella di Féz, in Marocco, la Qarawiyyn. Si ebbero Madrase a partire dal 1067 con la Nizamiya di Baghdad. Traendone gli Statuti dalle università islamiche della Spagna musulmana, le prime Università europee sorsero in Italia a Bologna nel 1158 (188 anni dopo quella del Cairo), a Padova nel 1221 (251 anni dopo); in Francia a Tolosa nel 1229 e a Parigi nel 1257. L'imperatore turco Ulugh Beg (1393-1449), eminente scienziato, grande astronomo che fece costruire il più grande osservatorio astronomico dei suoi tempi, aveva fatto scolpire sulla facciata delle università da lui fondate a Bukhara e a Samarkanda il detto del Profeta Maometto: «Uomo o donna, ogni musulmano deve studiare le scienze». Invece la prima donna europea entrò in una Università nel 1896. 

E inoltre: la metodologia scientifica quale ancor oggi la si intende fu introdotta e svolta da âlBattani (?-923), âlBirunî (?-1048) e Îbn Haytham (?-1039). E' un vanto delle università islamiche l'aver trasmesso all'Europa il metodo empirico e sperimentale. 

In MATEMATICA. I logaritmi e l'algebra (parola araba) furono introdotti da âlKhuwarizmi (?-850). Dal suo libro tradotto tre secoli dopo da Fibonacci... vennero adottati in Europa lo zero e la numerazione araba. E' giusto dal suo nome che venne tratto, in Italia, il termine algoritmo. Si deve ad `Abd âlWafah (?-998) la trigonometria e la geometria della sfera, le tavole delle tangenti e le variazioni del moto lunare. Omar Khayyam (?-1123) risolse equazioni di terzo e quarto grado attraverso l'intersezione delle coniche.

Le misurazioni di âlBirunî del peso specifico di vari metalli e della longitudine e latitudine della Terra sono esatte sino al terzo decimale.

In OTTICA i musulmani scoprirono le leggi fondamentali della luce, e Îbn âHaytham (?-1039) definì la legge della riflessione e della rifrazione; il suo testo fu ripreso da Ruggero Bacone, da Leonardo da Vinci, da Keplero e da Newton. Fu invenzione musulmana la camera scura, dalla quale è derivata la macchina fotografica.

Fu un grande iniziatore della chimica Jabir bn Hayyan (?-813), scopritore dell'acqua regia e del mercurio. Âbû Bakr âlRazi (?-935) fu il primo classificatore delle sostanze chimiche, e ne studiò le reazioni. âlMaghriti (?-1007) dimostrò il principio di conservazione della massa, esposto in Europa da Lavoisier solo 900 anni dopo. Nel laboratorio, sono termini venuti dall’arabo provetta, beuta, alambicco e molti altri simili. Ad esempio Alchimia e da qui chimica (e afta, alcale, catrame, alcool).

Furono musulmani i primi ospedali, nonché nuovi strumenti chirurgici. Il primo grande medico trattatista fu âlRazes (?-925), fondatore dell'ostetricia, primo descrittore del vaiolo e del morbillo. Il Canone del turco Avicenna (Îbn Sinâ, ?-1037), opera in 14 volumi, fu in Europa il testo base della medicina per settecento anni. Egli scoprì i sistemi della tubercolosi e del diabete, e studiò a fondo la psicologia umana. Comprensione di base del funzionamento del corpo umano. Termini mutuati dall'arabo sono “dura madre” e “pia madre”. All'Islam l'Europa deve gli studi sull'oftalmologia, la vaccinazione, l'organizzazione degli ospedali e dei manicomi. La prima descrizione del meccanismo della circolazione sanguigna fu da Îbn Nafis (?-1288). In Europa occorrerà giungere sino ad Harvey, nel 1628. 

Musulmana fu l'organizzazione e la gestione delle biblioteche, e gli schemi di classificazione dei libri. Mille anni fa la Biblioteca pubblica di Córdoba contava 40.000 libri; in pari tempo la più ricca d'Europa, quella del Vaticano, ne possedeva 986. La Biblioteca Bait âlHikmah (La Casa della Saggezza) venne fondata a  Baghdad nel 815. Nel 1200 Baghdad aveva 36 biblioteche pubbliche. Al Cairo, la Khizanah âlKutub, possedeva un milione seicentomila libri, disposti in quaranta sale. Sale dotate di validi strumenti bibliografici: cataloghi, bibliografie, vocabolari, dizionari, enciclopedie, repertori. 

La manifattura della carta era nota nei paesi islamici sin dal IX° secolo, e la prima carta venne venduta in Europa nel XII e XIII secolo dai paesi musulmani del Nordafrica. Il termine italiano "carta" deriva dal radicale centroasiatico KAGH, che in uzbeko ha dato kaghda, in turco kagit, farsi ghaz, arabo kaghad e latino tardo charta. Dal turco resmi (quantità solenne, ufficiale) venne il termine arabo rizmah, e da questo l’ italiano "risma" (pacco di 500 fogli di carta - ma un tempo di 480 -; unità di misura ancor oggi in uso). È del 1276 l'apertura della prima cartiera a Fabriano (Ancona), con un conduttore e tre maestranze musulmane venute dall'Andalusia. Nel 1278 viene trasmessa ai monaci di Montefano. Una seconda cartiera vi viene aperta nel 1283, sempre con conduttori musulmani. 

Anche l'Editoria come industria di massa tramite i copisti (warraqin) fu iniziata in paesi musulmani nel X secolo; e le Librerie divennero centri culturali, da Granada a Samarcanda. âlYa`qubi ne numerò circa cento a Waddah, sobborgo di Baghdad. 

Musulmana è un'altra scienza, l'Idrologia, con i vari strumenti per l'irrigazione introdotti in Europa dalla Sicilia e dalla Spagna. 

L'Îslâm insegnò all'Europa anche come orientarsi, con il calcolo della direzione, la bussola, il sestante, l'astrolabio. Il primo astrolabio planisferico fu costruito da âlFazari (?-790). Del pari la Cartografia. Una Mappa fedele della Terra (Kitâb Rujâr), considerata subito sferica, fu eseguita da âlÎdrîsî per Ruggero d'Altavilla nel XII secolo. Per accettare la sfericità della Terra l'Europa dovette attendere Galileo, nei primi anni del 1600. D'altronde Piri Rays, cartografo ottomano, sul finire del Millequattrocento tracciò una carta delle coste delle due Americhe, coste ancora ignorate dall'Europa.  

Un grande astronomo, oltre che grande matematico e poeta, fu `Umar   Khayyam (?-1123). Musulmane furono le serie fondamentali di leggi e fenomeni astronomici. Sono arabi i termini occidentali azimut, zenit, nadir, e nomi di molte stelle come Betelgeuse (Bayt âlJawzah) e Algol.    La storia universale e la sociologia iniziano con il Trattato di Îbn Khaldun, del XIV secolo. 

Con il Sufismo l'Îslâm insegnò all'Europa come essere mistici senza essere stravaganti o piagnoni. I Sufi diffusero nell’Îslâm (810 circa) l’uso del rosario, che tramite le crociate nel XII secolo divenne il noto oggetto devozionale cristiano. 

I primi Trattati di armonia musicale furono in Europa quelli tradotti dall'arabo, e dai paesi islamici le giunsero il liuto, la chitarra, la villa (da cui l’italiano violino), e le tecniche per suonarli. 

Dai paesi islamici giunsero all'Europa, tramite le Crociate, nuove tecniche per il vetro, compreso lo specchio di vetro e foglia d’argento, le tecniche per la ceramica a smalti colorati, e molti tipi di tessuti, tra cui la cotonina, la mussolina (da Mossul, in Iraq), il damasco (da Damasco, appunto), il satin (dall’arabo zaytun), il tessuto detto in inglese atlas (dall’arabo atlas) e il velluto. Ciò anche per la superiore qualità tecnica dei manufatti artigianali musulmani, alcuni dei quali appunto eseguiti con tecniche ancora del tutto ignote all'Europa, come la ceramica policroma, i cui modelli venivano per solito imbarcati nell'isola della Spagna musulmana Maiorca, da cui il termine di "maiolica" data a questa ceramica in Italia. Per secoli i materiali per gli smalti stanniferi e piombiferi furono importati in Europa dai paesi islamici.  

Del pari l'Îslâm portò in Europa il cotone, il riso, gli spinaci, i limoni, le arance, le pesche, i carciofi, il taràssaco, gli albicocchi  (e le relative tecniche di coltivazione), lo ZUCCHERO, il caffé.  

Un esempio fra tutti mi pare significativo: Lady Wortley Montagu, moglie dell'ambasciatore inglese a Istanbul, nel 19 maggio 1718 fece conoscere all'Inghilterra la vaccinazione antivaiolosa, in atto nei paesi islamici da sette secoli, e subito venne adottata. Ci volle però fino al 1796 perché Jenner ne facesse uno studio ufficiale, e così Jenner passò in Europa per l'inventore della vaccinazione antivaiolosa, tuttavia senza averne nessun merito.

Per concludere questa parte sulle scienze. Nel 1972 uno studioso italiano, Giovan Battista Pellegrini, pubblicava un'opera in due volumi: Gli arabismi nelle lingue neolatine, con speciale riguardo all'Italia. Due volumi per un totale di 764 pagine, in cui vengono studiati centinaia di termini arabi mutuati nelle lingue spagnola, francese e italiana. 

Veniamo ora alle Belle Arti, in cui l'Italia eccelle, e infine alle attualizzazioni europee del tempo d'oggi. Una premessa: nei primi duecento anni della sua storia l’arte islamica trasse il suo sviluppo dal Tardo antico. Solo con l’arrivo dei Turchi nel bacino mediterraneo, nel IX° secolo, si sviluppò l’Arte islamica precipua, e del pari la cultura islamica del tutto autonoma. Popolazioni nomadiche turche sussistevano già in Europa:  Unni, Hunkar, Uiguri, Vandali e Vikinghi le cui rune originarono dai Gök Türk nella Mongolia occidentale nel IV° secolo. .

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Prima del Rinascimento, dal 1200 al 1400 circa fiorì e si impose in Europa lo stile gotico. Fu una diversificazione totale dalla struttura architettonica precedente, il romanico, derivato dall'architettura romana

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Il gotico deve la sua struttura alle costruzioni nomadiche dei Turchi, e turca delle steppe dell'Asia centrale è la decorazione gotica.

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Fu la sedentarizzazione delle genti nomadiche turche a donare all’Europa il gotico. Ma questo comporterebbe una conferenza apposta, e perciò passo oltre.

E' chiaro che non parlerò di alcuni capolavori europei come la Moschea di Córdoba, l'Alhambra di Granada, o le memorie musulmane che ancor oggi indiamantano la Sicilia e la Calabria, come la Ziza e la Cuba, e la Cappella palatina di Palermo, capolavoro dell'arte abbaside.  Non ne parlo poiché sono opere d'arte islamica eseguite dai musulmani. 

Arte di ispirazione musulmana eseguita in Europa da artisti cristiani furono le opere di stile mudejar e di stile arabonormanno, tra cui capolavori eminenti in Italia sono il Chiostro del Paradiso di Amalfi e la Villa Ruffolo a Ravello. Esempio classico di imitazione dell'arte islamica è la cattedrale di Notre Dame di Le Puy (Alta Loira), detta appunto "la cattedrale musulmana" per le sue decorazioni mozarabiche; ma anche la Cappella palatina di Perpignano. Ci sarebbe poi da parlare a lungo – specie per la sua simbologia esoterica - del Castello di Federico II° ad Andria (XIII° secolo), che tra l'altro aveva, appunto perché edificato da architetti musulmani, i "gabinetti", mentre nell'Europa cristiana non ne esistevano nemmeno nella Reggia di Versailles, del XVII° secolo. D'altra parte, parlando di Federico II°, non dimentichiamo che la poesia di lingua italiana è nata alla sua corte siciliana di Federico II° per il contatto intenso con i poeti musulmani, di cui il maggiore in Sicilia fu Îbn Hamdîs (1055-1132); e che Dante Alighieri trasse ispirazione per la sua Divina Commedia dal testo musulmano Il viaggio notturno del Profeta Maometto (studio completo del reverendo Miguel Asin Palacios, 1919). Del pari si ispirarono alla poesia musulmana i compagni di Dante detti "I seguaci d'Amore", i troubadours provenzali, i poeti spagnoli alla corte di Alfondo el Sabio. Ne fa testo il denso studio del Valle.  

Con il periodo gotico (XIII°-XIV° secolo), sia la classe nobile sia la nascente classe borghese concorsero nell'ostentazione del loro censo. Il gusto per l'oggetto raffinato si volse allora nettamente al mondo islamico. Ciò anche per la superiore qualità tecnica dei manufatti artigianali musulmani, alcuni dei quali appunto eseguiti con tecniche ancora del tutto ignote all'Europa.

I tappeti soprattutto turchestani e caucasici figurano in molti dipinti europei, e questa tradizione si protrarrà anche nel Seicento e nel Settecento, come testimoniano i quadri di Hans Holbein e di Vermeer van Delft. In un gran numero di pale d'altare i tappeti musulmani figurano sotto i piedi di Maria madre di Gesù.

L'arte più bella dell'Europa, che partendo dalla Firenze dei Medici agli inizi del 1400 conquistò tutto l'Occidente è il Rinascimento. Troviamo elementi musulmani in molti pittori rinascimentali e del Gotico internazionale, o cortese, che è il Gotico delle corti europee nel 1400, e nei pittori del Quattrocento: Gentile da Fabriano, Stefano da Verona, Pisanello, gli Zavattari, Sassetta, Piero della Francesca, Gozzoli, Vivarini, Dürer, Mantegna, Memling. Soprattutto troviamo scritte arabe nei bordi dei mantelli dei personaggi più importanti. 

Di netta ispirazione islamica è la decorazione dell'appartamento Borgia in Vaticano (1494) dovuta al Pinturicchio.  Gentile Bellini fu a Istanbul dal 1479 al 1480, e tornato a Venezia inserì numerosi elementi musulmani nei suoi quadri.

E Leonardo da Vinci. Gli studiosi occidentali si meravigliano davanti a un disegno di Leonardo Da Vinci raffigurante un feto nella matrice – nella posizione “dal vivo” - in un'epoca in cui, in Occidente, eran difficilmente possibili le ricognizioni sul cadavere, e nulle quelle sul vivo. Nessuna meraviglia: egli aveva copiato la miniatura di un codice musulmano di Îbn Nafîs (1203-1288): Lettera sul trattato di ginecologia di `Arîb bn Sa`d âlKâtib. Codice che era in suo possesso, essendoselo fatto inviare, con altri testi di astronomia e di macchine autòmate, dal sultano di Istanbul, cui aveva chiesto con varie lettere di poter entrare al servizio.

  

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Non pochi disegni anatomici di Leonardo, comunque, parlo di quelli dello scheletro, della colonna vertebrale e dei muscoli, contengono alcuni errori, e guarda caso son gli errori stessi che si ritrovano nel libro di Îbn Nafis, sull’anatomia, contenuti nel Commentario al Canone di Avicenna (Sharh tashh âlQânûn), che venne tradotto in latino anche da Andrea Alpago (?-1522). Sono famosi i "nodi" (esempio "Sala delle asse" a Milano), che Leonardo copiò da arabeschi islamici.  Non dimentichiamo poi che Leonardo Da Vinci chiese nel 1500 sultano turco Bâyazîd  II° di assumerlo al suo servizio; e  nel gennaio del 1502 gli propose un colossale ponte di 300 metri sul Corno d’Oro, vari mulini, e gli chiese testi di anatomia e di meccanica, da cui trasse molti dei suoi disegni. I testi ricevuti in regalo da Istanbul sono a Milano; il carteggio invece è a Istanbul, Topkapi Sarayi Muzesi, palco E 6184. Nel 1512 Bâyazîd  II° abdicava in favore di Selim I°, e poco dopo moriva. Così Leonardo si trasferì in Francia e non a Istànbul.  

Hieronymus Bosch (1450-1516) trasse da miniature islamiche ispirazione per le sue composizioni fantastiche. Il pittore italiano Giuseppe Arcimboldo (XVI secolo) è famoso per ritratti eseguiti con costruzioni di oggetti, frutta, fiori, e così via. La sua particolarissima pittura trasse tutta la sua ispirazione da 27 miniature turche e indiane che egli ebbe modo di acquistare a Praga. 

Di questi secoli una parte cospicua dell'arte della rilegatura trae esempio e ispirazione da quella islamica, in particolare gli opifici di Venezia, di Parigi e di Londra, che importano anche, dalla Turchia, la tecnica di esecuzione di una speciale carta, l'ebru, detta "carta marmorizzata". 

Col XVIII° secolo l'Îslâm e la sua cultura suscitarono un grande interesse in Voltaire e negli Illuministi. L'esotico entra nelle opere di Hogarth, di Tiepolo, ma anche di Mozart e di Rossini. I Fratelli Pozzi eseguirono un "salone turco" a Palazzo Colonna di Roma.

Con l'Ottocento abbiamo l'Orientalismo e gli Orientalisti, i principali dei quali furono Fromentin, Delacroix, Ingres e, in Italia: Carlo Bossoli, Alberto Pasini, Giulio Rosati, Giuseppe Signorini, Federico Bartolini, Gustavo Simoni, Fausto Zonaro. Molti pittori europei orientalisti divennero musulmani. Anche in letteratura abbiamo (e non solo in Europa, ma anche in Italia) i cultori di un Orientalismo che, partendo ancor nel Settecento dai Racconti arabi di Antoine Galland e dagli esotismi di Gasapare Gozzi, si espresse anzitutto con Goethe che imitò Jalâl âlDîn Rûmî e Hafîz, e poi con Tennyson e con Fitzgerald. Tutta una serie di narratori e di poeti portò il gusto islamico nelle letterature di molti paesi d'Europa; ne ritroviamo il sapore in alcuni poemetti di Giacomo Leopardi, ma soprattutto nelle due splendide opere Marocco (1876) e Costantinopoli (1878) di Edmondo De Amicis (1846-1908), cui arrise un considerevole successo popolare. Più che di esotismo (l'interesse per costumi e paesaggi di paesi lontani) si trattò anche di evasione da una civiltà industriale che stava diventando troppo materialista e antiumana, come affermò Gauguin, il quale infatti andò a cercare il primitivismo a Tahiti.

Ma per tornare alle Belle Arti, ecco nel 1878 Davioud e Bourdais progettare a Parigi il Trocaderò in stile detto Alhambra. In Italia è invece importante il castello (o villone) di Sammarzano. Una dovizia di arte isalmica con intendimenti d'un orientalismo acceso e fortemente sentito. Castello universalmente conosciuto come «l'Alhambra dell'Italia.» 

E così, nel XX° secolo, si giunge in Europa alle opere letterarie dell'accademico di Francia Pierre Loti, e poi all'ispirazione musulmana nei dipinti di Henri Matisse, ma soprattutto del grande incisore e illustratore Eschr, che si formò sulle ceramiche musulmane dell’Alhambra di Granada. Paul Klee si ispirò molto all'arte islamica come conseguenza del suo soggiorno a Kairuan nel 1911.

Molti sono oggi gli artisti europei che si convertono all'Islam, e seguono nella loro arte caratteri ispirati prettamente all'arte islamica. Mentre i caratteri dell'alfabeto arabo hanno ispirato soprattutto i "lettristi", in particolare Tapiès (cufico), molti artisti europei sono stati fortemente attratti dal verbo prettamente islamico del Sufismo, la cui cultura e la cui profondità nelle opere letterarie attira considerevolmente gli intellettuali occidentali. Ad esempio, la mia Tarîqa in Italia conta 1088 sufi, di cui solo 94 d'origine musulmana. Gli altri sono convertiti, e sono architetti, medici, scultori, pittori, musicisti (ad esempio Franco Battiato.) Citerò i ceramisti Elvio Isâ Arancio e Fatima D'Amico, la scultrice Maimuna Guerresi, lo scultore Andrea (Shu`â` âlSamad) Raggi, il musicista e architetto Palmeri.   

Io stesso sono un pittore musulmano attivo in Italia. Ho esposto alla Biennale di Venezia e in molti musei italiani ed esteri. Nel compilare una prefazione al catalogo per una mia mostra di ceramiche a Milano, il cardinal Carlo Maria Martini, arcivescovo di Milano, quel cardinale che noi musulmani vorrebbero come prossimo papa, scrisse: «Nello scorrere le pagine di questo splendido catalogo di ceramiche di Gabriele Mandel mi è venuto in mente a tutto quanto ho scritto di recente[...]: La contemplazione delle ceramiche di Mandel, dove si illustrano alcuni tra i versetti più belli del Corano, ci introduce in una atmosfera di pace, di purezza, di elevazione mistica, quella appunto dei Sufi, alla cui linea spirituale l'artista si richiama. Ciò ci dà motivo di speranza anche in questi tempi drammatici, in cui forze oscure tentano di soffocare in un conflitto sanguinoso le più alte aspirazioni dell'umanità.» 

Nell'XI° secolo Rodolfo Glaber, monaco di Cluny, scrisse: «Verso il terzo anno dopo l'anno mille [...] soprattutto in Italia e in Francia si ricominciò a costruire basiliche [...] Si sarebbe detto che il mondo [...] si coprisse di un bianco mantello di chiese.» Celebrava così l'avvento dell'arte romanica, quando - pur se le nazioni erano in guerra l'una contro l'altra, e anzi in Italia una provincia era in lotta con le vicine - in tutta Europa fiorì uno stile unitario. E fu così anche per il Gotico, e per il Rinascimento che nel XV secolo da Firenze defluì per tutta Europa, e così ancora per il Barocco, per il Rococò... L'arte cioè univa, pur se le guerre, le divisioni ideologiche, le lotte religiose, continuavano a disunire i popoli, nemici gli uni agli altri. 

E allora: la presenza dell'Îslâm in Europa ha più di mille anni, e da oltre mille anni essa ha portato linfa nuova e corrispondenze felici, in un interscambio culturale che continua ancor oggi, nonostante i pareri contrari dei disinformati di turno. Le scienze e le arti hanno in generale, e da sempre, unito popoli anche condizionati ad essere ostili e nemici a causa dell’ignoranza e dei sordidi interessi di parte. È una realtà incontrovertibile che va ben oltre l'ipocrisia conformista ed egoistica dei veri nemici dell'umanità tutta, dei suoi sentimenti e dei suoi valori.

prof. dott. comm. Gabriele Mandel Khân, Vicario generale per l’Italia della Confraternita sufi Jerrahi-Halveti

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