LA VIA DELLA CROCE PER IL CRISTIANESIMO E PER  L'ISLAM

Il simbolo che unisce i cristiani è il crocifisso: nella storia dell'arte occidentale numerose opere, attraverso dipinti e sculture,   ritraggono Gesù nel momento della sofferenza inchiodato sulla croce. Splendidi lavori artistici  raccontano dell'agonia, del dolore di Gesù per ribadire la credenza religiosa cristiana che egli era "il Salvatore", il "Redentore", "l'Agnello di Dio" ( ossia colui che è stato offerto od immolato per espiare i peccati umani )  . Questo simbolo unirà i numerosissimi  martiri cristiani che hanno testimoniato il loro credo  col dolore e con la morte. Ma anche i numerosi santi,  i quali si sono distinti nel  portare la  croce cristica di sofferenza e con essa talvolta i suoi segni tangibili nelle stimmate ( piaghe ulcerose nelle mani  che riproducono psicosomaticamente la ritrattistica del crocifisso - ma va detto che in realtà i romani crocefiggevano inchiodando nei polsi poiché le mani si sarebbero lacerate col peso ). Le "apparizioni" della Madonna , aldilà del fatto allucinatorio ( presente in forme diverse in tutte le religioni ) , indicano quanto sia viva "la via dolorosa" nell'inconscio collettivo cristiano: la "visione" che i "veggenti" ne hanno è indissociabile dal pianto e dal monito di espiare i peccati .  Il mondo come valle di lacrime è comunque bilanciato con un altro simbolo, quello della resurrezione avvenuta però dopo la "via dolorosa". Quindi il crocifisso è l'elemento essenziale nel cristianesimo, e con esso l'espiazione del peccato e della colpa nella sofferenza  . La mistica francescana ( si è voluto  rappresentare  pure S.Francesco con le  stimmate al di là di una certezza storica ) e soprattutto quella ortodossa orientale hanno invece nobilitato  il mondo come orma del divino e della sua bellezza, compreso il femminile  (vedi Pavel Florenskiy ) e   il piacere , la felicità , il divertimento come forma naturale gradita a Dio  liberandolo dalla soverchiante ombra del peccato ( diverso è il caso della schiavitù dal principio del piacere non più equilibrato da quello di realtà, che come ogni esagerazione si situa nella devianza psichica). In questo modo la via della croce è stemperata per non indurre ad ossessività , isterismi e masochismi.  Lo stereotipo imitativo del mito è superato con la saggezza  biblica che c'è un tempo per piangere ma anche uno per ridere ( insomma dall'equilibrio ) evitando così la riduzione del sentimento religioso ad un culto del dolore e del martirio.

Per l'Islam questi problemi non si pongono in quanto Gesù, si ritiene, sia mai stato crocefisso. Per la sua dimensione mistica, la croce ha invece un significato sapienziale. Simbolo delle due direzioni dell'essere (verticale) e del fare (orizzontale) , l'una dell'Anima l'altra della psiche e della materia . Il centro è il Cuore. La psiche si manifesta nel mondano, nel corporeo, nella dimensione orizzontale dell'agire, della parola ma fa anche da ponte con l'Anima Divina nell'atto della introversione, della contemplazione, del sentimento che si raccoglie ricettivo sul mistero dell'Essere. Questo significa che quando la psiche non funziona il collegamento spirituale è interrotto come pure un adeguato estendersi delle possibilità individuali nella dimensione dell'agire, e quindi del sociale, del fare, dello storico. L'aspetto negativo della psiche (nafs) prende il sopravvento, o meglio il nafs è tale perché diventa dominante non permettendo un'armonica espressione dell'io. Una psiche evoluta saprà invece estendere le sue qualità generosamente e fluidamente nel mondo e riflettere in esso ogni bene come anche trarne legittime soddisfazioni ( per quanto siano riflessi dell'Essere nella Sua proprietà esistente). Del resto la verticalità si riflette nell'orizzontalità come il cielo nel mare. In quest'ultimo tutto è forma e divenire ma  specchio di un'unica Realtà.

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