.9Bpalma.gif (2680 byte)

 

Formato E-Book Kindle, visibile su Pc con l'applicazione gratuita "kindle per pc"

Sinossi

Fagiolino è una fiaba in poesia diu Gilberto Venturi, con rime baciate, qui riproposta con i disegni dello stesso autore e con una introduzione sul significato psicologico del bene e del male nella fiaba di Nazzareno Venturi.
 

Dettagli prodotto

  • Formato: Formato Kindle
  • Dimensioni file: 1937 KB
  • Lunghezza stampa: 62
  • Utilizzo simultaneo di dispositivi: illimitato
  • Venduto da: Amazon Media EU S.à r.l.
  • Lingua: Italiano
  • ASIN: B00F1UZ3EW
 

(ogni trascrizione completa o parziale dei saggi presenti sul caravanserraglio, essendo provenienti da pubblicazioni copyright, può essere fatta solo tramite autorizzazione )

 

INTRODUZIONE DI NAZZARENO VENTURI

Il bene e  il male nella fiaba ©

 

 

Fagiolino è una fiaba in poesia con tanto di rime baciate. Come spesso succede in questi casi le licenze poetiche aiutano l'estetica della lirica ma comportano qualche piccolo problema di comprensione. Giova dunque leggere prima il contenuto della poesia in prosa per godersi dopo  il ritmo poetico  senza impedimenti. Intanto si sa come va a finire: che vissero felici e contenti! La storia di Gilberto Venturi, come ogni sua fiaba, contrappone i buoni e i cattivi, il bene ed il male ma con tante trovate originali in mezzo. Con Fagiolino l'eroe del bene è un  minuscolo personaggio, e qui sta il bello: atto di fiducia che se si sta dalla parte del bene,  anche partendo svantaggiati e con infimi mezzi, si può vincere. Tutto inizia dalla nascita prodigiosa di questo esserino, per volontà delle fate, da una lacrima di una donna che non poteva aver figli. Questa "impotenza" viene riscattata nel finale dalla prolificità dello stesso fagiolino, trasformato in un aitante cavaliere pieno di ormoni  per ripopolare il regno (che evidentemente non soffriva della devastante sovrappopolazione umana che c'è invece sul pianeta terra).  L'idea che l'orco e la strega mangiatrici di uomini favorissero invece l'ecosistema (meno violento sarebbe stato un controllo delle nascite a monte) ovviamente non è presa in considerazione.  Ma, scherzi a parte, in effetti quanto si definisce male ha una sua relatività così come il bene,  non nel senso che sono da appiattire sullo stesso piano, bensì perchè sono in relazione (relativamente "a")  a circostanze particolari e in mutamento.  Se vediamo in un documentario una leonessa che insegue la gazzella tenderemo a parteggiare per la preda, ma se l'attacco non riesce i suoi cuccioli potrebbero morire di fame. Il bene dell'uno è il male dell'altro.  Nella fiaba comunque, appunto perchè rivolta  ad un pubblico infantile, è sempre opportuno che vi sia una chiara distinzione tra bene e male, soprattutto se il riferimento è su un piano etico universale laddove i prevaricatori, e chi causa ingiustizia e sofferenza, evidenziano da sé la propria negatività. La presenza di uno sviluppo anche etico, di "responsabilità" del proprio agire, è fondamentale in una narrativa capace di essere non solo educativa ma "curativa" ,  come avvedutamente comprese Erik Erikson, una pietra miliare in psicologia.

Ma da dove nasce l'idea del bene e del male che fa da sfondo non solo alla letteratura fiabesca, ma a quella religiosa fino a quella politica ( dove le ideologie si proclamano buone spesso in contrapposizione alle altre definite cattive) ? A che si deve questa continua contrapposizione? Probabilmente, come afferma Hug Williams nel suo "La conquista sociale della terra" (ottimo libro ma, a parer mio inficiato da una visione neodarwinistica sulla selezione che è solo una componente evolutiva, di un quadro ben più vasto e complesso)  dalla fortissima tendenza umana al tribalismo e alla continua conflittualità interna ed esterna.  L'uomo fa la guerra a tutto, compreso al cancro e alla miseria (quando sono questioni da risolvere razionalmente) dice giustamente l'autore, come se non potesse fare a meno di contrapporsi a qualcosa o a qualcuno. La frammentazione della società umana in molteplici religioni, squadre sportive, stati, partiti, etnie, classi, eccetera,  manifesta il bisogno dell'uomo di individuarsi in una tribù e quindi di differenziarsi dagli altri. Come diversi esperimenti psicologici hanno dimostrato anche la costituzione artificiale e casuale di due  gruppi  sotto il segno di un colore diverso porta in poco tempo gli uni o gli altri ad avere pregiudizi vicendevoli. Noi siamo i buoni e gli altri sono i cattivi. Da qui una storia interminabile di guerre, dalla savana alle metropoli passando per incessanti micromutazioni che continuano ancor oggi, ma ben saldi rimangono i geni belligeranti. Anche le specie più prossime a noi come gli scimpanzè , con il 98,5 di geni comuni, pure sotto questo aspetto sono  identici a noi nel farsi la guerra incessantemente, sia  tra gruppi rivali sia  all'interno del gruppo per problemi gerarchici. Questa caratteristica abbinata al fatto che la specie umana non rimane in equilibrio con l'ambiente ( in quanto  preferisce portarlo alla morte per saccheggiarne le risorse piuttosto di limitare la sua popolazione), l'ha fatta un vero e proprio pericolo per l'ecosistema, e presumibilmente suggellerà la sua fine sul pianeta lasciandolo in un cimitero di spazzatura e veleni.

Ma l'uomo non è solo questo. In lui c'è arte, fede e civismo che a mio parere non sono  illusioni o forme compensatorie come vuole la credenza materialistica e meccanicistica, ma esigenze interiori che lo portano a connettersi con il significato profondo dell'esistenza, alle Leggi intelligenti che governano il mondo. Non per questo l'ateo e chi ha fede in un senso divino della vita e della natura (aldilà delle forme religiose che tuttavia nascono dallo stesso impulso) sono destinati a contrapporsi, sono due modi di esserci e di vedere il mondo che non escludono i comuni intenti verso  la verità. La ricerca scientifica dell'oggettività di per sè non nega l'accettazione di un significato spirituale della realtà. Il fatto di credere che tutto sia casuale e fortuito e quindi relegare il bene e il male alla sola convenzione umana, è una credenza come un'altra. A mio parere è più ragionevole quanto diceva  Einstein :  "mettete in un angar tutti i componenti di un aereo insieme agli strumenti per assemblarlo e sotto un motore che agiti il tutto: anche dopo miliardi di anni senza un progetto guidato da mani intelligenti tutto continuerà caoticamente a ballare". E la vita biologica è estremamente più complessa di un aereo...

La fiaba ci rimette in un universo ordinato, dove la giustizia, il bene e la verità trionfano sul  caos, l'ingiustizia e il male. Seppur in modo semplicistico essa riflette questo bisogno umano di partecipare a dei valori profondi, al di là di quelli egoistici della sopravvivenza individuale e del branco di cui fa parte. In altre parole il bene è universale, non un privilegio di qualcuno o di una parte. E' un conto la "coscienza" determinata dalle ingiunzioni culturali del gruppo (il classico super-io di Freud) che indirizza il senso del bene e del male, (coi conseguenti sensi di colpa e gratificazione) in una direzione settaria di condizionamento, e un'altra quella derivata da un'etica basata sulla ragione e da valutazioni obiettive oltre interessi di parte e condizionamenti pregiudiziali. Ma siamo sicuri che il bene e il male non siano anche valori oggettivi come aveva intuito Platone secoli prima di Cristo? Non idee di un mondo astratto iperuranico ma essenze nella natura stessa.

Apparentemente in natura esiste solo l'utile, quello che serve alla conservazione dell'individuo e della specie. Se  in natura esiste l'altruismo e la solidarietà è perchè si dimostrano utili. Si pensi a un formicaio o a un alveare, ma anche a un branco di lupi dove ogni individuo collabora per l'insieme. Nell'evoluzione degli organismi le cellule si uniscono e si specializzano per convivere in un essere pluricellulare. Ogni animale, compreso l'uomo, è fatto da trilioni di cellule e nel DNA una percentuale è fatta anche da tracce di virus che si sono incorporate specificando ulteriormente le caratteristiche di quella specie. Tutto può essere amico o nemico in natura secondo le circostanze, anche un virus e un batterio (nelle visceri umane c'è almeno un chilo e mezzo di batteri che aiutano allo smaltimento delle scorie, che sintetizzano elementi per il nostro fabbisogno e offrono un aiuto in caso di minacce patogene). Il nostro corpo è un immenso universo biologico di cellule  in cooperazione e tutta la natura ripropone  una impressionante varietà di alleanze tra gli organismi in strutture  sempre più complesse.  

L'indubbia dura legge della sopravvivenza a cui dovette far fronte già la prima cellula ha obbligato gli esseri a unirsi e collaborare tra loro alla ricerca degli elementi base (l'energia) di cui il metabolismo ha necessità. Un processo che non segue solo la selezione naturale ma dove il DNA viene mutato secondo  le esigenze dell'ambiente (attraverso la trascrittasi inversa). La vita insomma, detto in soldoni, sa il fatto suo, "impara" , è intelligente e di questa intelligenza siamo partecipi anche noi esseri umani (non ce la siamo inventata).  Ma il processo di "aggregazione" riproduce nel vivente  la stessa legge che spinge le particelle a unirsi e a dare forma a sistemi sempre più articolati. Il processo creativo sta nell'aggregazione mentre quello distruttivo (quindi la morte)  nella disgregazione. In un organismo i due processi convivono in un perfetto equilibrio (processo anabolico e catabolico).

Lo scenario che si apre, a mio avviso, fa coincidere le antiche visioni del mondo sciamaniche con i dati scientifici più rigorosi. La realtà fisica e biologica si esprime nell'intrecciarsi delle due fasi come su una scacchiera, un gioco di opposti che si manifestano nell' espansione e nella contrazione, caldo e freddo, creazione e distruzione, vita e morte, sembra col fine di una sempre più evoluta percezione consapevole  dell'universo attraverso le sue forme (il Grande Spirito degli indiani d'America).  Gli esseri  evolutivamente sentono il mondo con le proprietà stesse dell'universo, in altri termini esso conosce se stesso attraverso le sue forme. I due processi fisici e biologici  vengono percepirti come piacere e amore (l'attrazione) e in dolore e  odio ( la repulsione).  Alla base ci sono le stesse leggi fisiche che spingono due atomi a unirsi o a separarsi: la classificazione dei regni (minerale, vegetale, animale, umano e spirituale) tende a far dimenticare che la Realtà non può che essere UNA.

 Quando i mistici parlano dello stato di estasi si riferiscono a una percezione di ritorno nel tutto, di una fusione cosmica come se il fine dell'universo fosse proprio questo. Ritornare all'Uno, a Dio, al Bene. Una illusione che può trovare spazio solo nelle fiabe? Può darsi. Ma puntare tutto su un universo che sta lì per Caso è un atto altrettanto irrazionale. Se non ci fosse niente, un bel nulla eterno ci metterebbe tutti d'accordo ( anche perchè non ci sarebbe..."spazio" per i commenti), ma  qualcosa c'è (a chi non tornano in mente le cosmicomiche di Italo Calvino?)  e anche bello evidente (un universo di miliardi di galassie con miliardi di stelle, e forse rappresenta solo una infinitesima parte di un multiverso indescrivibile) , sia per le dimensioni  immense sia  per il suo tempo, probabilmente senza un inizio (il big bang sarebbe solo uno dei tanti) e una fine (e anche qui le apocalissi cosmiche si riprodurrebbero in eterno),  ma soprattutto per la sua capacità di organizzare la vita e l'intelligenza all'infinito su ogni pianeta adatto,  per la facoltà di darsi consapevolezza...

Sensazioni, intelligenza, memoria, emozioni sono in natura mescolate in uno stesso calderone, non sono proprietà di qualcuno in particolare, si chiami pure essere umano. E gli ingredienti sono i minerali di cui è fatto questo universo, pronti a ritornare nell'energia di cui sono un aspetto materico e fenomenico. Tutto è incessantemente in evoluzione in certe parti ed in involuzione in altre, stelle che nascono e stelle che muoiono e non è difficile pensare a pianeti in cui la vita sta nascendo e in altre che sta morendo, civiltà in un avanzamento non solo tecnologico ma soprattutto di affinamento percettivo ed altre in caduta libera (la nostra dove sta?). La fiaba che presentiamo non ha bisogno di illustrare milioni di micromutazioni per tracciare l'evoluzione: qui si passa direttamente nell'arco di una generazione  da un fagiolo a un principe dotato di una prestanza fisica e di doti umane e di saggezza straordinarie. Nella realtà ci vuole un po' più di pazienza ma la spinta evolutiva c'è anche laddove tutto sembra pietrificato nel gelo siderale. Il nostro bene, il nostro significato, sta nella nostra evoluzione, comunque si intenda, lasciando alle nostre spalle gli aspetti via via più primitivi anche se ogni tanto può venire la nostalgia di arrampicarsi e stare sugli alberi come facevano i nostri progenitori.

Io credo che la fede in questo significato spirituale della realtà sia non solo ragionevole ma del tutto naturale. Per altri è una scommessa. Comunque sia lo stupore di ogni bambino nel guardare il cielo stellato (almeno i più fortunati giacchè l'inquinamento luminoso e dell'atmosfera ha tolto dalle città questa meraviglia) ci riporta al mistero dell'esistenza a cui sentiamo di dar significato e valore . Anche una fiaba ridipinge il mondo in modo ordinato, come esso fa per conto suo dal caos al cosmos . Forse questo è il bene. Qualcuno in questi casi diceva "chi ha orecchie da intendere intenda" per dire: mettici l'intuizione e vai avanti con la tua testa. E come in una fiaba ognuno sceglie il suo sentiero nel bene e nel male,  in un mondo che prodigiosamente lascia spazio alla libertà di imparare e scegliere, scrivendolo fino nelle pagine del DNA e chissà, nei campi stessi dell'energia, oltre il tempo, oltre lo spazio. Tutto si origina dall'Uno e tutto ritorna all'Uno. Nel linguaggio della fiaba i malvagi contribuiscono al disegno dove la sofferenza che causano finisce per rovesciarsi su loro stessi.  Ma alla fine "tutti vissero felici e contenti".

 

 


  http://space.tin.it/io/nventur

 

 

.