Alice Miller |
La Chiave Accantonata - Boringhieri 1999 |
Il testo prende in esame diverse figure da Nietzsche a Picasso, da Stalin ad Hitler per evidenziare come i contenuti rimossi dell'infanzia, l'educazione subita, sfocino consequenzialmente nella vita adulta nei comportamenti e nei gesti espressivi (vuoi nell'arte e nella musica, vuoi nella filosofia o nella letteratura...) . Non di rado i biografi dei vari personaggi storici chiamano amore materno o paterno quel che invece equivale ad un lager od ad un frizer. Evidentemente perché molti hanno ancora un'idea mistificata dell'educazione, laddove le punizioni psicologiche e fisiche vengono considerate fatte per amore e comunque a fin di bene. Oppure perché confondono la possessività e l'iperprotettività ( anche ideologico- religiosa: "inculcare la morale") verso i figli come un qualcosa di nobile quando, invece, finisce per tradire ipocrisia, mancanza di sensibilità ed affetto vero. Spesso chi vuole un figlio a tutti i costi non è per amore ma per egoismo, finalmente avrà qualcuno su cui sfogare le angherie che egli ha subito a sua volta, avrà una vittima sacrificale per le proprie compensazioni, seppur in buona fede, inconsciamente. Con tutte le buone intenzioni dei genitori sono stati creati dei mostri, degli sbandati, degli psicotici. E' una realtà che non si può più mascherare. Il libro della Miller come tutti i suoi testi è di una straordinaria semplicità che evidenzia una personalità affrancata dai condizionamenti. Del resto ogni espressione di una persona, linguistica od artistica che sia, rivela il soggetto, il suo passato a meno che non se ne sia liberato potendosi dunque esprimere al massimo dell'energia, consapevolmente, autenticamente. (n.v.)