Tratto da "RAPPORTARSI CON GLI ALTRI E CON SE STESSI" di Nazzareno Venturi.  Saggio sulla psicologia transazionale, pubblicato e ormai esaurito su carta stampata dalle ed. Sufijerrahi nel 2010. Attualmente disponibile in formato ebook (leggibile su pc o si tablet) su Kindle Edition distribuito da Amazon.

 

CORPO E PSICHE

 

Era un pomeriggio d'estate quando, armato di macchina fotografica, mi recai in moto al termine della strada che conduce ad uno dei forti che circondano Genova, alcuni di loro restaurati altri ancora ridotti in ruderi, un tempo  sorvegliavano la città come sentinelle sui monti, avrebbero dovuto essere collegati tra loro da una cinta muraria, la più esterna, ma il costo del progetto, per i genovesi, era troppo oneroso per cui, rinvio dopo rinvio, la realizzazione diventò obsoleta per via delle nuove tecnologie militari. Mi arrampicai sul crinale, con il casco in mano, e mi veniva da riflettere su come l'uomo abbia sempre cercato  di difendere il suo territorio con palizzate e mura e il suo corpo con armature. Tutti questi sforzi per proteggersi derivavano dal suo timore di essere leso dall'ambiente esterno: una corazza e una barriera rimediavano al senso di inadeguatezza e di debolezza , fino al punto che l'uomo finiva per identificarsi ed inorgoglirsi di questa "sovrastruttura" artificiale: in realtà, castelli e fortezze sono frutto della paura, del senso di impotenza. Proseguii il mio cammino: non c'era anima viva, per cui lasciai il casco alle pendici dell'erta, arrivato in cima cominciai a fotografare, pensando all'articolo che avevo in commissione quando vidi in fondo un signore, intento a raccogliere il mio casco. Mi sbracciai e gli urlai per fargli capire che era mio: lui mi fece cenno con un ampio cenno di braccia di aver capito. Ritrovai quest’uomo in fondo al sentiero e proseguimmo insieme. Quando passammo in mezzo a dei rovi mi disse che doveva stare attento a non ferirsi le gambe con le spine: la sua psoriasi, nonostante la cura di cortisonici, si stava aggravando, il rossore e le croste avevano completamente coperto gli arti inferiori. “E ' difficile a credersi, ma me la sono trovata addosso all'improvviso”, mi disse e mi raccontò la vicenda: era in vespa sull'autostrada ormai vicino al casello quando cominciò a piovigginare, davanti a lui c'era un tir che rallentava per cui cambiò marcia per superarlo, ma perse il controllo del mezzo: si ritrovò a slittare sull'asfalto viscido per una ventina di metri mentre a pochi centimetri a destra, vedeva le ruote enormi del tir procedere rumorose, secondi interminabili, nel terrore di vedersi spappolato sotto, ma andò liscia. Si rialzò illeso, solo qualche bottone del giubbotto era saltato e qualche ammaccatura alla vespa. Arrivato a casa si fece un bagno e cenò con sua moglie, come aveva sempre fatto. Televisione e a letto:  mentre si metteva il pigiama con sorpresa vide che le sue gambe erano diventate rosse come peperoni...

Nel caso narrato, le reazioni chimiche scatenate dallo spavento sono state la base eziologica (seppur di concausa) della psoriasi. In altri termini: un evento emotivo è diventato lesivo a livello somatico. Ordinariamente, comunque, le emozioni si esprimano nel corpo: il rossore determinato dalla vergogna , i capelli che si rizzano o la pelle che si accappona per la paura, la pupilla che si contrae o si dilata in rapporto a sensazioni spiacevoli o piacevoli...  Ma tutto il corpo segnala l'attività psichica nella gestualità (della postura, degli occhi, delle labbra, delle mani...) per cui ad uno sguardo esperto non è difficile risalire, dall'espressione alle condizioni psicofisiche. Il corpo si piega, si indurisce come a corazzarsi a difesa del mondo esterno, talvolta si ferisce. Si sa come l'isteria abbia tra i suoi effetti l'ulcerazione, piaghe che compaiono improvvisamente in concomitanza dell'acme dell'alterazione.  Reich e Lowen, soprattutto, hanno riconsiderato l'importanza in psicoterapia del linguaggio bioenergetico del corpo: corpo e psiche stanno tra loro in una relazione inscindibile.

Prima di proseguire è bene ricordare come l'uomo sia determinato da tre agenti: l'ambiente, la volontà, la genetica, più un quarto che incide in modo non misurabile in quanto non materiale: l'inconscio collettivo, ma più semplicemente l'anima ( come la legge fisica sta sopra il fenomeno così la legge psichica) . I tre fattori si condizionano a vicenda , corresponsabili dell'umano agire. Riprendo a modo mio per l'ennesima volta l'esempio di Lucher, lo psicologo svizzero famoso per il test dei colori: c'è la bicicletta (l'aspetto genetico) la strada (l'ambiente) e chi pedala (la volontà). Ci sono robuste mountain bike, biciclette da corsa, tricicli, e pure biciclette rotte che non possono muoversi. Ci sono strade in salita, in discesa o impervie. Ci sono corridori allenati con una ferrea autodisciplina ed altri insofferenti alla fatica. Ma strada ,bicicletta e ciclista rappresentano un sistema vitale. La psicoterapia e la psichiatria hanno concentrato l'attenzione ora sull'uno ora sull'altro aspetto secondo le scuole ed i tempi. Forse oggi non si dà la dovuta attenzione all'incidenza   della volontà  sulla realtà psichica. Eppure molte patologie psichiche sono il frutto   di una scelta volontaria (perfino la schizofrenia!); certamente i distinguo vanno sempre fatti: un bambino che fin dalla nascita è privato di affetto ed attenzione (ambiente negativo) ha davanti a sé più facilmente la schizofrenia, piuttosto di un altro curato e seguito con amore. La conformazione genetica a sua volta può essere determinante, non tanto per via del più o meno fantomatico gene della follia, ma della strutturazione nervosa e cerebrale. Pur tenendo presente questa complessità resta il fatto che la "voluta"  alterazione comportamentale e la somatizzazione di malattie trovano una ragguardevole casistica  in psicoterapia. Lo psichiatra americano William Glasser, propagatore del positive-addiction (comunemente tradotto con il “pensiero positivo”) ha portato diversi esempi tratti dalla sua esperienza psichiatrica sulla importanza della libera scelta nel diventare matti o malati. Cominciò dapprima a constatare in se stesso come un suo mal di testa fosse dovuto ad un atteggiamento negativo: risolto questo risolto pure il dolore. (1)

Molière con il suo "malato immaginario" descrisse una tipologia che i medici ben conoscono: perché alcune persone si inventano  dei sintomi di malesseri in realtà inesistenti? E' un modo per giustificarsi, per dire a se stessi e agli altri: "Se sono limitato nell'agire c'è un motivo, per cui aiutatemi!",  è un modo per deresponsabilizzarsi, per attirare l'attenzione, per evitare di affrontare la realtà. Purtroppo, spesso, non finisce tutto in semplici sintomi immaginari: nell'elenco delle malattie psicosomatiche si inscrivono pure cecità, paralisi nervose, ulcere e tumori. In senso generale ogni malattia, pur non determinata direttamente dalla psiche, trova in quest'ultima un fattore condizionante. Solo ora si riesce a far luce sul meccanismo biologico che lega il sistema nervoso e quello immunitario ma già negli anni 90 si poteva dire che :

"Le vie di connessione tra i due sistemi (...) non mancano e possono essere dirette ed indirette. Delle prime fanno parte fibre nervose che dal cervello -corteccia e nuclei del sistema limbico coinvolti nelle emozioni-arrivano al timo  e si mettono in contatto con le sue cellule, i linfociti, trasmettendo loro informazioni nervose. Le seconde, quelle indirette, sono ancora più duttili e fanno parte del cosiddetto sistema neurosecretorio, un insieme di cellule nervose che elaborano certi peptidi(...) tra i neuropeptidi(...) la colecistochinina, la sostanza P,le endorfine, lke enkefaline,e il VIP, il peptide vasointestinale, hanno un ruolo importante sulle cellule linfocitarie(...essi) possono eccitare o inibire le cellule NK e provocare una risposta immunitaria valida o una immunodepressione..." (2).

Per dare l’idea del complesso meccanismo chimico e nervoso consideriamo il cervello atto a riprodurre l’immagine degli eventi  infettivi e degenerativi che avvengono nel corpo e rispondere a suo modo coinvolgendo l'attività psichica superiore.  Nelle neuroscienze è nata quindi la “psico-neuro immunologia” , disciplina scientificamente nuova ma il cui contenuto era già ben presente in antichi trattati medievali sufi e nella stessa saggezza popolare del “mens sana in corpore sano”. L'antica terapia aiutava la risposta immunologica partendo dal ristabilimento dell'equilibrio psichico attraverso l'uso dei colori e della musica: a questo proposito, rimando agli studi competenti del dott. Gabriele Mandel, del dott. Maurizio Cusani e del dott. Rossano Vitali.

Dal punto di vista della psicologia del profondo, le vicende dell'io nel corso della sua vita,  sono comprese nel Sé, benessere e malattia non rientrano nella casualità, ma nell’orizzonte  dei significati. Il simbolismo della croce può aiutarci a comprendere:  il sé rappresenta il centro, il piano orizzontale la manifestazione esistenziale ed il piano verticale lo stato del sé in rapporto alla universalità. Come a dire: ogni sé è nel Sé, ogni esistenza è nell'Esistenza: si ha, dunque, una sincronicità degli eventi tra  l'essere ed il suo manifestarsi. Tutto quanto definiamo disordine, malattia o alterazione in realtà ristabilisce un equilibrio generale, ma aldilà di una facile metafisica pronta a impacchettare la verità in qualche concetto, è nell'esperienza di ogni psicoterapeuta, constatare come la guarigione avvenga nella riscoperta di se stessi, nel ritrovare la trama significativa della propria vita non tanto sul piano razionale, ma del sentire. Non è una spiegazione logica a ristabilire l'equilibrio, ma la scoperta  della propria umanità davanti al Sé, così la pulsione della fede svolge la sua naturale funzione ricollegando quell'io che invano si costruisce su dati esterni, con una percezione intima della realtà. Le cosiddette guarigioni miracolose possono nascere da cambiamenti di rotta capaci di ridare positività e fiducia al proprio essere, l'energia prima bloccata da un atteggiamento negativo si rende disponibile con effetti apparentemente straordinari. La risposta nervosa e chimica della psiche ai messaggi del corpo, in certe situazioni, diventa più che mai efficace: prima di essere vista al microscopio, va vista nella dinamica della vita.

I meccanismi biologici della guarigione esistono in tutti i viventi. Gli esperimenti di laboratorio dimostrano come gli animali sottratti allo stress guariscono più facilmente di quelli che continuano a subirlo e che l'elemento affettivo (ogni mammifero essendo dotato di un sistema limbico prova emozioni) risulta determinante; oltre questo, l'uomo risponde  a fattori che dipendono dallo sviluppo della corteccia cerebrale, da una consapevolezza che richiede senso alla vita, del soddisfacimento delle pulsioni terziarie, giustizia e bellezza, ma soprattutto fede. Alla luce di questo, anche l'azione di un ormone polipeptide , l'IL-1, diventa parte di un meccanismo meraviglioso . (3)

Il processo di guarigione mette in atto una serie di meccanismi riparatori in cui l’io cosciente sembra essere estraneo ma è invece una parte attiva. La parte visibile (conscia) dell’iceberg è un tutt’uno con quella immersa. La capacità di lottare di fronte a una malattia è in relazione soprattutto alle motivazioni e agli stimoli ambientali, ci deve essere insomma un”interesse” a vivere.  L'istinto di sopravvivenza nell'uomo è condizionato da complesse reazioni personali.  La malattia può essere un momento per ritrovarsi e riscoprirsi, non più un rifugio od una pena da espiare ( quest'ultima nata da sensi di colpa autolesionisti).  La motivazione a vivere e a guarire può essere aiutata anche  da  infermiere attraenti e carine, da un luogo di cura gradevole dal punto di vista architettonico in una ambientazione naturale, da medici ricchi di umanità oltreché di competenza, ma in ultima analisi è la risposta personale che conta: chi ha un atteggiamento positivo, chi ha fede, trova perfino nelle condizioni peggiori uno stimolo uguale e contrario, nella propria immaginazione non è mai sconfitto, trova sempre una possibilità, una via, resiste alla malattia, alla prigionia, alla cattività, amplificando le sue risorse. Ho cari amici che hanno passato vicende nella loro vita da buttar giù chiunque nella sfiducia, nella depressione se non sull’orlo del suicidio, ma invece ne sono usciti con rinnovata energia ed impegno. Proprio perché consapevoli di essere parti di una forza e di un senso che li trascende, l'aver passato i più angusti tunnel della vita non li ha portati a sentirsi superiori, ma a riscoprire con umiltà una realtà evolutiva praticamente illimitata. Vincere è accorgersi che la vita è sempre tutta da scoprire. Anziché irrigidirsi, reazione comune agli eventi negativi, si sono ancor più aperti: persone che amano e si lasciano amare.

Ma anche l’opposto, ossia l’odio e la vendetta, lo stimolo di non lasciarla “vinta” a nessuno, può costituire una motivazione sufficiente a voler vivere e guarire. In questo caso quando l'oggetto significativo non è più presente, l'individuo perde con esso interesse e forza. Solo ritrovando in sè il senso della vita l'energia rimane a disposizione e diventa esperienza, senso che non si può copiare da nessuno, che non si sorregge su alcuna specifica ideologia o credenza.

Seppure il fanatismo sembri dare tanta patetica forza rimane un moto alienato destinato ad essere autodistruttivo.  Ci sono persone che si appoggiano in modo fondamentalista ed infantile alla religione, ad una ideologia politica, alla magia  traendo da ciò una parvenza di ragione alla loro azione, ma queste “stampelle”  evidenziano l'handicap: una persona che "cammina con le sue gambe" rifiuta naturalmente le lusinghe del mondo magico e dell'estremismo politico e religioso, non soggiace alla suggestione e all'illusione.  Per sostenere questo atteggiamento negativo è necessario ingannare se stessi, volere mantenere l’errore anche quando la realtà smentisce le proprie credenze.  O la ragione (l’io adulto)  si adegua ai fatti o li manipola per mantenere la falsità di una visione infantile o di dogmatiche genitorialità. La scelta rende responsabili. Chi opta per l'inganno si sforza di mantenerlo, di identificarsi sempre più con l’oggetto del suo credo senza sentire ragioni. Il fanatico ha rinunciato ad essere se stesso, dipende dal suo culto ideologico come da una droga: egli è la religione, la patria, la tradizione, il partito, la verità...

Diverso dal fanatismo religioso ed ideologico è il fideismo popolare: l’affidarsi all'immaginario ed al meraviglioso della religione, può nella malattia  garantire l'effetto placebo ed in certi casi la guarigione in eventi dalle sembianze miracolose. Le figure di santi,  di spiriti, di divinità pertinenti alla religione d'appartenenza intervengono nell'immaginazione del paziente liberando l'energia capace di guarire. Quanto è considerato miracolo si inserisce nelle dinamiche delle leggi fisiche naturali: non c'è nulla di soprannaturale, tutto avviene nella complessa interattività psico-fisica. L'apparizione di un santo o di una divinità, preludio dell'evento risanatore, fa parte di un fenomeno rintracciabile antropologicamente in tutta la storia umana.  Nel cervello avviene un momentaneo stato dissociativo che libera dall'inconscio le energie illimitate di cui dispone facendo scatenare le reazioni chimiche di cui si è parlato. Ovviamente sono esperienze che solo quando vengono integrate nel sé o quando rientrano in un contesto culturale adeguato, non diventano lesive per il soggetto.

Il medico e lo psicoterapeuta si possono trovare  nelle condizioni di un antico sciamano a cui si chiede il recupero della salute. Seppure il contesto culturale in cui viviamo  sia ben diverso da quello arcaico, esiste una continuità evolutiva. Nella malattia (pure un semplice ma forte raffreddore) l'individuo si sente debole, in difficoltà, bisognoso di aiuto come un bambino, in questo stato regressivo momentaneo è facile che il paziente proietti nel suo medico le sue ansie e le sue speranze, egli vive una situazione emotiva favorevole per una efficace azione psicologica. Le tecniche del sogno da svegli guidato (Desoille) o fondate sulla suggestione della parola (Emerson) riescono a creare gli stati abreativi che permettono il cambiamento risanante. Le varianti tecniche adottabili spaziano dalla teatralizzazione (Moreno) a contestualizzazioni esistenziali (Pearls) e comportamentali ( Skinner ).

Lo strumento chiave con cui si opera è la suggestione, quella stessa usata dallo sciamano su  chi gli chiedeva aiuto per recuperare la salute. lo sciamano induceva  quegli stati estatici che vediamo ripetersi ancor oggi nelle guarigioni "miracolose" :  guarire significava andare in cerca dell'anima catturata dai demoni o dagli spiriti (complessi, fobie, traumi, devianze...) e liberarla.

Una sera avevo seguito per televisione un collega, docente di storia delle religioni a Roma (di cui non faccio il nome, ma quanto riporto è stato diffuso pubblicamente) mentre raccontava questa sua singolare esperienza:  in un villaggio sud americano un vecchio era entrato in coma, nonostante lui ed un medico presente avessero riscontrato l'irreversibilità dello stato, i parenti   chiesero aiuto ad uno sciamano. Arrivato al villaggio, questo ultimo cominciò a inscenare un rito per andare alla ricerca dell'anima del vecchio. Ormai in trance lo sciamano mimava la lotta con gli spiriti per sottrarre loro quella anima, quando riuscì a prenderla  cadde sfinito. In quello stesso momento il vecchio riprese conoscenza, ma lo sciamano era morto. Seppure il fatto  sembri misterioso in realtà indica come  in uno stato comatoso (ma questo succede anche durante il sonno)  il cervello mantenga un contatto con l'esterno e possa reagire alle sue suggestioni. La morte dello sciamano interpretata nel contesto come l'aver dato un' anima in cambio, può essere spiegata con un infarto da stress o da un volontario seguire lo schema della cultura autoctona: un'anima per un'anima, ossia una rovinosa autosuggestione (più probabilmente le due cose insieme).

Il tema della  suggestione riguarda non solo il singolo ma la società  nel suo complesso. Lo star bene o lo star male dipende anche da situazioni sociali, da quella forma inconscia che unisce e condiziona i gruppi chiamata egregoro. In altri termini in un ospedale dove medici ed infermieri lavorano in serenità, i pazienti guariscono più facilmente rispetto ad un altro dove invece ci sono situazioni di stress e disagio, fosse solo perché quando si lavora in un ambiente pacifico si sbaglia di meno.

Ricordo il caso, ripreso anche da Idries Schah, esperto di psicologia sufi, di un  aereo costretto ad un atterraggio di fortuna in una landa deserta. I passeggeri, impossibilitati a comunicare via radio la posizione, decisero di non aspettare ma allontanarsi in due gruppi in direzione opposta di modo che il primo a ricevere soccorso avrebbe indicato la direzione del secondo. Il primo gruppo era guidato da un prete che proseguiva pregando con lo spirito da via crucis  e l'altro da un commerciante che raccontava storielle tutto il tempo. Del primo sopravvissero in pochi ma del secondo tutti (e le condizioni esterne, compreso il tempo passato, finirono per coincidere) .

La suggestione gioca il suo ruolo anche nella memoria di gruppo. I ricordi condivisi esercitano un'azione in grado di legare gli uomini verso il loro destino. Memoria genetica e memoria inconscia diventano un cocktail potenzialmente mortale. Alla base ci sono le emozioni e gli schemi comportamentali appresi nell'infanzia dal gruppo di cui si fa parte. Grosso modo è il concetto del karma buddista, espresso in vari modi nelle religioni, ma che non riguarda esclusivamente l'io definito in quel corpo, ma l' insieme di cui fa parte. Sono proprio queste considerazioni ad aver portato la psichiatra Olga Kharatidi a riscoprire nello sciamanesimo una visione  che inserisce la malattia in una visione globale della realtà. Leggiamo:   " Una guarigione completa è solo una questione di tempo, prima o poi ci si libera dai demoni della memoria. Eppure continuano a tornare e si moltiplicano attraverso persone diverse nel corso della storia, perpetuando l'offesa della memoria collettiva. Nel nostro tempo c'è un grande lavoro da fare per guarire. ( 4)".

Solo una persona realizzata ed individuata gode di una certa libertà dal condizionamento dell'insieme umano, dalla sua memoria e dai suoi "demoni" portatori di  odio, distruzione e sofferenza e in pratica non è più mossa dai pregiudizi, dalle paure, dalle vendette, dalle paranoie dei vari gruppi, non invade né è invasa dagli altri, cerca il suo equilibrio e non segue le reattività comuni: chi non è centrato nel suo sé (nella  ricerca della verità e del bene)  si identifica all'esterno lasciandosi trascinare dallo squilibrio generale che in certe epoche, come la nostra, è assai pronunciato. L'uomo ha  possibilità straordinarie, capacità di superare prove tremende, nonostante tutto l'umanità è ancora viva perché porta sempre del bene, la forza di guarire.  Guarire è ritrovare se stessi, ritrovare unità nella pace e fiducia nel senso della propria evoluzione.

 

1) W.Glasser" Positive Addiction" Collins Publishers inc. 1976,  trad.italiana TEA.

2) A.Oliverio "Nei labirinti della mente" Laterza pag 129, 1998, I ed. 1989. E a pag 122:   "Comunque esistono ormai diversi studi che dimostrano , ad esempio, che gli avvenimenti luttuosi deprimono la risposta  dei linfociti agli agenti mutageni (che inducono i tumori) o che negli individui che hanno subito una grave perdita, le cellule del sangue NK-le quali aggrediscono le cellule tumorali- sono meno efficienti. Tutte queste risposte sono pilotate da neuroni colinergici e da diversi peptidi prodotti dal cervello"

3) "L'IL 1 è "prodotto per lo più dai macrofagi del sistema immunitario ed è uno dei cinquanta e più peptidi identificati che mediano  le reazioni  infiammatorie causate da ferite, traumi o fattori che attivano il sistema immunitario. Nell'ambito di una cascata molecolare , l'IL 1 provoca la febbre, attiva le cellule T, induce il sonno e mette il corpo in uno stato generale di risanamento, consentendogli di mobilitare le riserve di energia per combattere con la massima efficienza contro gli agenti patogeni intrusi" (da"molecole di emozioni", Candace B.Pert, Corbaccio pag 195).

4) O. Kharatidi "Il maestro dei sogni" Mondadori pag. 134. Continuazione del libro "La sciamana": un resoconto esperienziale interessante ma non privo di ingenuità, come il dar credito a leggende, per quanto suggestive, come quella dell'Agharti.

dott. prof. Nazzareno Venturi- 2003

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