ISLAM E MAGIA

Milano 2001 università della terza età

© Nazzareno Venturi prof. in scienze psico-pedagogiche e storico-religiose

 

 Da un punto di vista antropologico e psicologico  il pensiero magico delle culture primitive è  simile al modo con cui il bambino concepisce il mondo. L'aspetto popolare di qualsiasi religione è esso stesso infantile col suo folklore ricco di suggestioni superstiziose ossia  di elementi arcaici del pensiero.  Occorre dunque distinguere e comprendere queste relazioni se si vuol far chiarezza, soprattutto in sè, del vissuto magico, fantastico e religioso i cui confini spesso risultano labili ed incerti.

Il pensiero magico è fortemente emotivo, guidato com'è dall'io bambino, dalla sua voglia di risolvere tutto con un colpo di bacchetta magica, di assoggettare la realtà oggettiva ai suoi desideri. Il bambino sviluppa inizialmente una visione del mondo di tipo panpsichistico, ossia vede gli oggetti come dotati di un'anima ed in stretta relazione con lui. E' quella visione che Andersen nelle sue fiabe dipinge così bene da farla rievocare anche agli adulti. Pensiamo ai giocattoli: per Il bambino essi hanno una identità soggettiva, sono altri con cui dialogare fantasticamente: quell'orsacchiotto, quel bambolotto  non sono solo  figure di plastica o di stoffa, sono  confidenti ed amici. Gli oggetti insomma prendono una vita fantastica ed interloquiscono con lui. Il bambino punisce con un calcio il tavolo contro cui ha preso una zuccata, comportamento da cui non sono immuni gli adulti che possono sorprendersi intenti a maledire uno spinterogeno e a colpirlo con la chiave, colpevole di essersi...comportato male. Questa rappresentazione del mondo del bambino nasce anche dal fatto che egli non possiede ancora gli strumenti razionali che permettono di identificare le proprietà dell'oggetto. La fantasia riempie il vuoto della spiegazione dei fenomeni. E' quel che succedeva nelle società primitive: non conoscendo il fenomeno dei fulmini esso poteva essere  interpretato come punizioni divina: un Dio scaglia fuoco dal cielo. Concezione che può fissarsi in uno schema mitologico-religioso: Vulcano forgia sotto terra i fulmini che saranno poi da Giove scagliati dalle nuvole.

Come nello sviluppo delle civiltà diversi uomini si sforzeranno di trovare una spiegazione  dei fenomeni adeguata alla realtà, così nel bambino l'io adulto o neopsiche si evolverà trovando spiegazioni razionali e distinguendo la realtà soggettiva ( fantastica, onirica ed emotiva) da quella oggettiva ( nella sua evidenza  materica) e convenzionale data dalla società stessa: quel pezzo di carta (realtà dell'oggetto) vale 10 euro (realtà convenzionale, attribuzione di un valore). Quando questa distinzione non è chiara in un individuo adulto ci si trova di fronte a regressioni schizofreniche. Lo schizofrenico nei suoi deliri non è solo come un bambino "che vive nel suo mondo" ma anche come un primitivo, ossia proietta magicamente sulle cose la sua fantasia, vive un mondo immaginario dimenticando quello reale. Ovviamente la contestualità del comportamento infantile e di un "selvaggio" rende normale tale comportamento, contestualità non presente nella psicosi grave.  L'etnopsichiatria ricerca appunto le connessioni tra il pensiero magico-primitivo e il comportamento schizofrenico.

Il bambino nei primi anni di vita crede che gli altri esistano per lui, che siano al suo servizio, non comprende che questo deriva dalle sue incapacità di provvedere a se stesso. E' al centro di ogni attenzione, il mondo vive per lui come è giusto che sia per la sua età. Inoltre pone la sua fantasia a servizio dei suoi desideri  immaginandosi capace di tutto. Freud individuava in questa fase l'origine di quei pensieri onnipotenti  che non solo costituiscono la base della magia ( basta immaginare e volere una cosa per possederla!) ma di certe regressioni patologiche. Solo attraverso la negazione sociale della sua pretesa di mantenere questa posizione privilegiata egli si corregge ed impara i giusti confini tra i propri e gli altrui diritti, a riconoscere negli altri esigenze diverse dalle sue e da rispettare. L'io adulto accompagna questa fase evolutiva con la  consapevolezza  delle norme e regole della società poste per evitare prevaricazioni da parte di un singolo sugli altri. Se l'educazione del bambino é stata troppo permissiva, viziandolo e proteggendolo esageratamente, il rischio è che si delineino caratteristiche psicopatiche tipiche di chi avverserà le persone che non si adeguano alle sue esigenze (al contrario se l'educazione è castrante finirà per sentirsi negativamente : un inibito) . Quando uno e più psicopatici reggono un governo è la fine della libertà sociale, è la dittatura, è l'infantilismo del culto della personalità al posto di una seria ed adulta amministrazione della cosa pubblica. Le regressioni infantili quindi coinvolgono non solo il singolo ma l'intera società. Il capo può fare miracoli, ha la bacchetta magica per risolvere tutti i problemi. Se non è l'intera società può essere un gruppo a subire l'incantamento infantile verso un leader politico o religioso a cui  prestare obbedienza cieca. Il meccanismo psicologico trasferisce i propri desideri infantili di onnipotenza repressi ad un altro, ad un leader in cui ci si identifica. Questo stesso processo si verifica durante la psicoterapia in una fase regressiva del paziente quando questo proietta il proprio genitore nella figura del terapeuta: un padre che tutto può. Del resto il senso di  onnipotenza del bambino, non avendo ancora una identità formata, si trasferisce nel genitore ogni qual volta subisce delle frustrazioni ambientali: sarà il padre a vendicarlo contro tutti !

Una concezione infantile si esprime in un linguaggio visionario proprio perché non è in grado di documentare tecnicamente la realtà. Il bambino si serve per capire di esempi, analogie, immagini, che giustappone in modo fantasioso nella sua mente, solo quando la sua neopsiche sarà formata sistemerà i concetti in modo logico e consequenziale. Ma anche un buon oratore e scrittore adotta tale linguaggio immaginifico per inquadrare meglio i concetti o per suggerire qualcosa a livello intuitivo. Spesso per veicolare certe informazioni (che sarebbero da mettere al vaglio critico e della verificabilità), soprattutto nelle propagande politiche e nelle reclame dei prodotti, ci si serve di una comunicazione capace di suggestionare la sfera emotiva: fanno leva sull'io bambino le musichette, le scenette, le coreografie, le associazioni ambigue (es. bella macchina=bella donna) e sono queste che fanno  scattare la scelta di un prodotto o di un partito. Insomma a dominare è spesso la fantasia, il mondo magico ed illusorio e con questa fanno i conti con scopi diversi gli imbroglioni e gli educatori. Evolvere non significa eliminare la fantasia ma evitare che condizioni la ragione, il lavoro e l'impegno. Del resto essa dà colore alla vita: è la poesia e l'arte. una realtà soggettiva da sublimare, da filtrare con la saggezza dell'esperienza e con la lucidità della ragione. Altrimenti rende schiavi nell'ignoranza, nella superstizione, financo della pazzia.

Si è detto del labile confine tra religione popolare e magia, del  suo substrato infantile e primitivo. Divine madri che come quella vissuta da ogni bambino diventano onnipotenti, protettrici e dispensatrici di grazie. Fate con la bacchetta magica onniscienti  e capaci di ogni intervento miracoloso. Stregoni e sacerdoti antichi e moderni in possesso del rituale giusto  per far piovere, allontanare le disgrazie e i demoni. In quest'ultimo caso grazie alla forza della suggestione (esorcista ed esorcizzato inconsciamente recitano il copione che conoscono, in genere spettacolare ma con un lieto fine) il rito può funzionare veramente liberando l'ossesso dalle sue angosce (e questo indipendentemente dal fatto che l'esorcista  creda o no all'esistenza degli spiritelli cattivi, basta che reciti bene la sua parte). Un fatto è certo ed è che se ad un bambino non sono state veicolate paure di demoni ed angosce religiose esso non diventerà mai indemoniato, deve essere insomma presente nel soggetto un'acculturazione specifica. L' antropologo e lo psicologo hanno ben presente quanto è successo dopo le conversioni fatte ai "selvaggi": l'abbinamento sessualità, male e demoni ha provocato fenomeni di ossessioni e perversioni sconosciute alla cultura originaria. In altri termini bisogna che una persona sia informata su una concezione e finisca per crederci, perché possa coinvolgerlo.  Nel caso del pensiero magico è necessaria un buona dose di megalomania per credere di avere il potere sulle cose e sullo psichico, per andare in cerca della bacchetta magica capace di risolvere i problemi, tutto e subito. Ciò non significa, va pure detto, che l'atteggiamento sano nei confronti del mistero, o come si usa dire oggi, del paranormale, debba essere  positivista e scientista, partendo cioè dal presupposto che tutto quanto non può essere dimostrato e verificato in laboratorio sia illusorio o un imbroglio. Questo atteggiamento può tradursi di fatto in un pregiudizio: esiste solo quel che i sensi ed il loro prolungamento tecnico (un microscopio, un radiotelescopio etc) verificano ed il resto è solo fantasia. Un ricercatore autentico indaga con empatia qualsiasi fenomenologia, pronto a cambiare o ritoccare le sue conclusioni se  nuovi dati e verifiche rimettono tutto in discussione. Del resto non esistono verità assolute nella scienza ma relative, ed è già molto in quanto si traducano in una reale capacità di intervenire tecnicamente sulla realtà. Solo le mitologie o le religioni nel loro aspetto dottrinale  danno una spiegazione di tutto ma facendo pagare il dazio del salto nel buio del credere ciecamente. La storia umana ha visto il susseguirsi di sistemi filosofici e ideologie totalitarie onnicomprensive dagli effetti nefasti in quanto impediscono l'espressione del meglio dell'uomo, la libertà nell'indagare la verità in ogni campo. Il valore di ogni scienza sta quando è posta nei suoi giusti confini, quando non pretende di spiegare tutto. La scienza non è una chiesa come credeva Comte.  Soprattutto nel campo socio-psicologico esistono punti di vista in parte verificabili ed estremamente interessanti e integrabili tra di loro, ma nessuno di essi può pretendere di essere onnicomprensivo. A mio parere il senso del limite di un approccio non pregiudica ma  mette al riparo l'acquisito e apre le frontiere  del possibile, con la criticità che permette rettifiche ed evoluzioni. La scoperta è indefinita nel mondo fenomenico come in quella dello spirito. In un adith del profeta si invita a cercare il sapere fino in Cina, ossia fino ai confini sempre più lontani dello scibile.

L'uomo, nelle sue variegate forme di civiltà, ha creato delle visioni del mondo per poterselo spiegare assolutizzando le conoscenze, o presunte tali, della sua epoca e del suo luogo. Passare da una concezione all'altra è stato quasi sempre un evento traumatico (emblematico il passaggio dal sistema tolemaico a quello Copernicano col caso Galilei). In particolare la riflessione sulla mente ha causato problemi di natura morale e religiosa, ma evolvere significa allargare sempre più la consapevolezza eliminando i limiti e gli errori precedenti. Perchè aver paura del nuovo quando si dimostra più adeguato a spiegare le cose? Ogni osservazione e scoperta  non chiude il mistero che cela la Realtà ma invoglia ad altri approfondimenti.  C'è un universo psichico ben oltre le conoscenze acquisite e ancora da indagare. In un ottimo libro (la nuova psicologia, superBur ). Lo spirito giusto è di Pierre Dacò, il quale in un armonioso approccio illustra le fenomenologie psichiche (comprese quelle del "meraviglioso" che attraggono da sempre l'io bambino) e ad esso rimando.

 Per il tema specifico di questa relazione faccio presente anche il testo" l'islam e la magia" di Gabriele Mandel , autore come sempre  limpido, equilibrato e documentato. Leggo qui questo passaggio: Non sussiste magia se non sussiste un numero considerevole di persone chi vi credono:E fino a che la religione e la scienza non saranno vissute nella loro autentica essenza , sino a che l'inadeguatezza dei più farà si ch'essi o le vedano con diffidenza e sospetto o le subiscano senza conoscerne i principi e senza capirli, la magia- soddisfacendo invece l'ignoranza, non pretendendo evoluzione e impegno etico individuale (anzi vivendo meglio fra gli ignoranti e nel misterioso buio della non-comprensione), ed assecondando gli odi, le faziosità, i bassi istinti "dell'invidioso che invidia"(Corano 113°5)- continuerà ad essere presente, seguita, temuta oppure adorata con quel suo vago sapore di proibito e di potere, nonostante le proprie contraddizioni ,le debolezze evidenti, le inattendibilità conclamate" (La Magia nell'Islam, Simonelli editore 1997 pag.23)

Il Corano è il libro sacro che più d'ogni altro afferma esplicitamente il monoteismo, l'assoluto di Dio. Ogni cosa  del creato, in sé è nulla ma acquista forma e valore in rapporto al Creatore, all'Uno che tutto comprende e dal quale tutto deriva. E' stato rivelato in un ambiente, l'Arabia del VI secolo d.c., dove imperversava la superstizione ed il politeismo. La Mecca, posta al crocevia dei traffici carovanieri,  era il centro religioso anche prima dell'avvento dell'Islam, lì erano esposte le statue degli dei delle varie tribù, lì maghi ed indovini trovavano modo di arricchirsi sulla credulità popolare. Una situazione che avvantaggiava diverse persone pronte alle armi per la difesa dei propri interessi. La religione nascente minava questo lucroso traffico consolidato  per cui venne vista come una minaccia da eliminare. Il profeta fu obbligato a difendersi ma alla fine di un percorso vittorioso portò l'unificazione in Arabia sotto il segno dell'Islam.

Il Corano dice di sé che si è adattato alla lingua, al mondo in cui si è rivelato. Per il musulmano colto non è sacra la lingua araba ma il  Libro nel suo linguaggio arabo, come se il testo avesse reso d'oro il metallo vile che toccava.  Nel Corano si assiste  insomma ad una sorta di raffinamento ed universalizzazione della cultura preislamica.  Anche il termine Al-Lah, la divinità principale della ka'ba è stato ripreso e  meglio non poteva esserci, significa infatti letteralmente: il divino. Così le credenze popolari, dai racconti  paradisiaci delle huri, ai geni, ritornano nel testo in una luce nuova. Esplicitamente il Corano parla di favole, allegorie, mostrando a chi intende una via autentica e libera da zavorre infantili per cogliere il divino mantenendo, nello stesso tempo, una comunicazione comprensibile ai più semplici.

Come leggere dunque una sura come l'alba nascente (al-falaq)? : nel nome di Dio Clemente e Misericordioso/ Dì: <Cerco rifugio presso il Signore dell'alba nascente/ contro il male di ciò ch'Egli ha creato/ contro il male dell'oscurità quando sopravviene/ contro il male di quelle che soffiano sui nodi/ contro il male dell'invidioso quando invidia.> Qui il Corano si riferisce all'uso magico diffuso in medio-oriente di legare nel bene e nel male le persone o cose tra loro ( gli incantesimi si richiamano a principi di analogia, a forme di giustapposizione tipiche del bambino nella fase pre-logica). E' una concessione a credenze popolari? Piuttosto è  l'invito a rivolgersi a Dio contro la negatività, comunque la si intenda, di chi odia, di chi vive nell'ignoranza, di chi evoca il male, di chi vuole far prevaricare la propria volontà sull'ordine naturale e legittimo delle cose. Il pensiero di Dio per chi lo ha elevato sgombra da solo ogni paura, da ogni inconscia negatività.  La fede, vista come pulsione del cuore e non come credenza in una dottrina, porta subito l'animo oltre le miserie e le cattiverie umane.

Il mondo preislamico era impregnato di visioni magiche e superstiziose. L'islam, convivrà con questo atmosfera fiabesca da mille e una notte ma i credenti più colti e riflessivi porteranno avanti le aperture più intelligenti ed evolute innegabilmente presenti nel Corano. Anche a livello individuale l'armonia si raggiunge con lo sviluppo della distinzione interna tra l'immaginazione fantastica e l'adulta valutazione delle cose. Del resto l'evoluzione della civiltà è imprescindibile dal sapere e nelle epoche e nei luoghi dove le conoscenze sono limitate ogni individuo può maturare nei limiti culturali esistenti. Come poteva un beduino del deserto spiegarsi i fenomeni di rifrazione ottica dei miraggi? Spiegarsi i rumori e i rotolii di pietre che si spaccano per via della repentina dilatazione e contrazione della materia determinata dal cambiamento della temperatura di notte e di giorno? La risposta  chiamava in causa misteriose figure di folletti e fate! Una letteratura orale basata su racconti magici e diffusa in tutta la penisola arabica non poteva essere cancellata di colpo ma sublimata. Il Corano la conserva: i geni esistono, altre creature d'altri mondi, ma chi può negare l'esistenza di esseri su altri  pianeti di costellazioni o galassie lontane? Il libro sacro dell'Islam nella Sura aprente afferma: "lode a Dio Signore dei mondi". E' legittimo immaginare altri abitanti dell'universo, e chissà, mettendoci una buona dose di fantasia senza per questo  arrivare a una totale assurdità, capaci di superare lo spazio-tempo. Il Corano parla anche di demoni e di angeli, a forme dell'anima, archetipi comunque dell'inconscio del bene e del male.

 Non si può pretendere dal testo sacro (inizi del VII secolo) un linguaggio scientifico come oggi concepito,  si darebbe prova di non aver capito nulla di scienza e di religione.  Stupisce comunque nel Corano, come accanto alla ripresa di miti, credenze e racconti antichi, siano presenti descrizioni che si adattano a concezioni e verifiche scientifiche attuali. Sull'evoluzione:  "Dio ha creato ogni animale dall'acqua; ed eccone uno che si muove col ventre e uno che cammina su due zampe, e uno che cammina su quattro. Dio crea ciò che vuole, Dio è onnipotente" (24,45) e ancora: in 71,14: "Egli vi ha creato in fasi successive " quando il termine taur "fase successiva" viene dalla stessa radice " tatauur", "evoluzione" (cfr. di G.Mandel "il Corano senza Segreti" Rusconi pag. 190). Ed infatti i primi microrganismi furono sintetizzati dalla natura, secondo le leggi divine, nell'acqua. Sultan Walad nel XIII secolo diceva: "Gli organismi viventi hanno prodotto un'anima animale. Per la sua grazia , Dio vi aggiunse la ragione" ( la parola segreta, psiche, p.226). Suo padre, il sommo Jalaluddin Rumi, parlava di una evoluzione che dalla materia ha portato al regno vegetale e da questo a quello animale fino all'umano, ma oltre ci attende  lo stato angelico di pura spiritualità. Dall'energia all'energia oltre le forme fino alla consapevolezza divina. Una trasmutazione alchemica attualizzabile nella consapevolezza che tutto è energia. Così Razi e gli altri alchimisti sufi ispirandosi al Corano.

Accanto dunque alla ingenua attrazione verso la magia dei favolosi poteri, prende piede nei ricercatori musulmani, una investigazione interiore dell'essere non astratta ma basata sull'esperienza vivente dell'inconscio. La speculazione sull'energia che già troviamo nella civiltà della valle dell'Indo poi confluita nel tantrismo (interessanti gli studi di A. Avalon)  si ritroverà quindi anche nell'alchimia con un caratteristico  tessuto simbolico dove l'oro rappresenta la realizzazione nell'unità divina,  la consapevolezza dell'infinita possibilità creatrice. Le intuizioni che si possono rintracciare in questa letteratura precedono di secoli le conoscenze attuali, ma come detto, convive con un'altra  chimerica che ha continuato a affascinare l'io bambino di tanta gente. La consapevolezza attuale che la materia è una forma dell'energia, che anche un corpo vivente sia in realtà energia atta a percepire se stessa e le altre forme in termini di "solidità" non è dunque nuova. L'oggettività della materia è relativa a un fatto percettivo legato anch'esso alla relatività spazio-temporale. Un oggetto approssimandosi alla velocità della luce perderebbe via via la sua dimensione e la sua consistenza. Noi stessi siamo fatti di atomi e se potessimo vedere le reali, enormi distanze tra le varie particelle che li compongono, elettroni, neutroni e protoni, scompariremmo alla nostra stessa vista. Stesso discorso se unissimo queste particelle del nostro corpo tra loro: scompariremmo in un punto quantico indefinito di energia. In ogni caso si ha a che fare con il mondo come ci appare per cui queste considerazioni non allevierebbero il dolore di una caduta dalla bicicletta.

Certo che tutto è energia, ma questa si percepisce anche come istinto, desiderio e passione. La nostra animalità convive con noi da quando siamo nati..: "il segreto della trasformazione è l'alchimia istantanea dell'impulso...l'energia che sta dietro l'ego è fatto così: non va uccisa, bisognerebbe consentirle di trasformarsi in forme sempre nuove e spiritualizzate" (K.Helminski: Sufi, la presenza qui ed ora" Amrita pag.113). Concetto presente anche nei  termini della psicologia del profondo e nella bioenergetica: la libido deve scorrere liberamente se si vuol avanzare nel processo di realizzazione del sè ( evitando anche le ricadute patologiche sul piano psicosomatico dovute ai suoi blocchi). Ma, secondo i sufi, l'evoluzione non è possibile senza una illuminazione  divina dell'energia stessa (Barakha o Grazia) data da un maestro che conosce la via e la meta. Comunque avvenga l'iniziazione il maestro è e sarà sempre solo un mediatore.   E' Dio insomma a dare la direzione e all'uomo  è lasciato lo sforzo di seguirla. La vita, se non guidata con saggezza, finisce per diventare solo una distrazione sia nel mondano come nello psichico, o peggio una regressione quando l'attenzione è rivolta alle fantasie sui magici poteri...

Il Corano ci presenta un universo ordinato da una simmetria che lega le fenomenologie  di cui è fatto ( oltre il dualismo convenzionale materico e psichico). Tanti fenomeni reali o supposti tali fatti rientrare nella telepatia, nella chiaroveggenza e nella telecinesi, potrebbero trovare senso proprio nell'ordine sincronico che precede gli eventi.   Jung insegna. In ogni caso non esistono formule assolute che spiegano il mondo, altre bacchette magiche dalla cui tentazione non è al riparo neppure lo scienziato più rigoroso. Se mondo non è un fatto casuale, così come l'evolversi delle sue manifestazioni, si muove secondo leggi intelligenti che danno ordine al caos. Gli esseri dalle prime cellule agli aggregati più complessi sentono, imparano, evolvono lasciando la loro memoria impressa nel DNA. Proprio quest'ultimo nella sua forma a spirale può essere preso come esempio della simmetricità che si ripresenta nell'universo nei modi più svariati. I sufi hanno sempre cercato di capacitarsi di questo ordine cosmico attraverso lo studio della simmetria, del ritmo, del suono e della luce, del numero, della parola, della scrittura e del simbolo, L'ipostasi di questa intelligente architettura universale associata al verbo nelle parole e nelle lettere, ha dato origine, non solo nell'Islam, ad applicazioni pratiche spesso di tipo magico.

L'approccio sufi al mistero divino è mistico, contemplativo ma si alimenta dalla costante ricerca. Ogni sapere lo riporta all'Essenza. L'Assoluto è solo Dio e solo attraverso Lui qualsiasi esistenza e conoscenza è possibile. Questo lo distingue da chi si fissa su qualche fenomenologia particolare, con scopi contingenti. La magia, a prescindere dai suoi risvolti illusori, rientra tra questi condizionamenti: di essa si serve chi vuole amore, ricchezze, poteri e insomma soddisfazioni per il suo ego. Per questo, a differenza dell'Arabia preislamica, il Corano mette in guardia o ripudia  la magia nelle sue molteplici forme, dagli incantesimi allo spiritismo, fideismi insomma soprattutto quando non fanno riferimento al Principio, all'Uno dal quale tutto prende senso e valore esperienziale. Anche una scienza tecnica senza riferimento a Dio diventa insidiosa in quanto gli interessi economici possono sfruttarne i risultati senza alcuna attenzione di ordine etico. Del resto abbiamo tutti assistito all'uso sconsiderato delle scoperte scientifiche come quella della fissione nucleare: le bombe atomiche e le centrali nucleari sono diventate una spada di Damocle sull'umanità. In campo biologico assistiamo a volte con sgomento alle prospettive della ingegneria genetica, esseri umani ricostruiti geneticamente e fatti crescere in provetta. Lo psichiatra W.Reich, tra gli altri, affermava di riconoscere in una persona se era nata per amore, per piacere o dalla pianificazione dei  genitori. L'amplesso non può essere ridotto solo ad un fatto biofisico e accessoriale. C'è un'energia, una  fonte psichica in ogni atto che rimane impressa sia sul soggetto come sull'oggetto. Se l'amore e la fede sono considerate inutili sovrastrutture si perde il senso stesso della natura, per questo Islam significa abbandono a Dio, ricordo di Dio. Ogni cosa a Lui deve essere ricondotta per evitare che divenga empietà. Su questi temi S.H.Nasr  ha scritto l'eccellente libro "l'uomo e la natura" pubblicato da Rusconi a cui  rimando.

Per quanto una persona sia colta ed illuminata, non può non subire l''inconscio retaggio umano primitivo e collettivo, con i suoi timori verso l'invisibile e nel contempo pieno di stupore verso il meraviglioso. Ognuno può essere sorpreso da situazioni ed eventi non spiegabili immediatamente. Ci si trova trasportati in quel mondo magico archeopsichico a cui si reagisce con un atteggiamento ambiguo, tra razionale ed irrazionale: è vero ma non ci credo o non ci credo ma è vero... Come quel tale che alla domanda se credeva all'astrologia rispose: "certo che no, infatti sono scettico come tutti i capricorno". Anzi, questa realtà inconscia non deve entrare in conflitto con quella razionale. Reprimerla e frustrarla potrebbe comportare dei contraccolpi così come sarebbe pericoloso lasciarla diventare dominante. Per questo, a mio parere, i racconti fantasy fanno bene liberando quell'immaginazione magica presente in ciascuno di noi, gratificando insomma l'io bambino ed arricchendo la vita reale.

 Comune tra i musulmani è recitare la prima sura, più di altre, come  talismano contro il male. Del resto la preghiera ha anche la funzione  di tranquillizzare lo spirito grazie al suo ritmo ripetitivo e soprattutto evocante la realtà divina ed onnipotente, oltre le contingenze del mondo (al contrario la magia è per natura mondana legata com'è al desiderio delle cose e delle passioni effimere).  Altre volte è il Corano stesso, nella sua fisicità di libro, ad essere usato a scopo apotropaico. A livello popolare si usava mettere le sue pagine accanto alle parti ferite o malate oppure portarne al collo le sue miniature. La credenza vuole che allontani gli spiriti cattivi, demoni o geni male intenzionati capaci di  causare fenomeni di possessione   e pazzie. Per allontanare il male frequente è anche l'uso di aprire il palmo della mano. Segno universale di pace ma in questo caso usato per proteggersi dalle negatività, quasi mettendo l'Islam a scudo: cinque sono gli articoli di fede dell'Islam, cinque le preghiere quotidiane canoniche, cinque gli elementi del pellegrinaggio. Chiamato in Occidente mano di Fatima senza probabilmente una ragione plausibile, esso è anche riprodotto come amuleto in ceramiche o in altri materiali orafi. E' la mano destra ad essere considerata positiva forse per via del brano coranico: "Colui che riceverà il suo scritto nella mano sinistra dirà (...) non avessi conosciuto il mio conto ( 69°5), Colui che avrà ricevuto la sua lista nella mano destra tornerà contento (84°7-9). Questa credenza si ritroverà esportata nell'Europa cristiana medioevale quando l'Islam era la civiltà dominante sotto tutti gli aspetti, soprattutto culturali. Fino a poco tempo fa anche  in Italia si parlava della sinistra come la mano del diavolo e si obbligavano i bambini tendenzialmente mancini a scrivere con la destra. Un errore psicopedagogico ormai quasi dappertutto corretto. Bene  può fare invece l'abituarsi ad usare tutte e due le mani, come fa un pianista, soprattutto per la sincronizzazione dei due emisferi del cervello. Evidentemente il testo coranico parla a livello simbolico ed è una illegittima forzatura vedere quel che non c'è.

Se c'è chi giustamente teme il male coi suoi oscuri abitanti, demoni e geni, recitando la formula "Audu billah mina schaitani ar rajim" (anche  in esagerati gesti  scaramantici con tre sputi sulla propria spalla sinistra,  richiamandosi ad una adith fasulla) c'è  chi invece cerca di mettersi in contatto con loro. Tutti si ricorderanno della lampada di Aladino e del genio dei tre desideri. I geni non tutti sono malvagi alla stregua degli esseri umani. La sorte deciderà che tipo di incontro avrà chi ha la costanza di stare 40 giorni in digiuno presso paludi selvagge. Questa pratica magica diffusa ben oltre il Panjab promette infatti, in tal modo, non solo di vederli ma di trafficare con loro. Più del rito sarà la forza della fame e la debolezza conseguente a far riuscire nell'intento.

 Sentire voci e parlare con figure inesistenti è per la psichiatria sintomo evidente di schizofrenia. L'immaginazione diventa così forte da sovrapporsi e sostituirsi alla realtà. Certe pratiche e credenze  indubbiamente possono favorirla.  Eppure di follia non si può parlare in altri contesti, come quello sciamanico primitivo  laddove, con o senza l'ausilio di sostanze stupefacenti, dopo danze dai ritmi crescenti di tamburi tali da indurre lo stato di trance, lo sciamano finisce per dialogare con gli spiriti, sfuggire dalla costrizione spazio-temporale per prevedere come andrà il raccolto o la caccia e se ci saranno calamità (le aspettative del clan in genere sono quelle). Oppure interagirà nell'immaginario collettivo, con  gli dei o i demoni caratteristici della sua cultura. Questo particolare è importante: il sognatore rappresenta sempre se stesso e tutto quanto ha esperito dall'ambiente. In breve: a nessun cristiano apparirà il Buddha e a nessun buddhista una Madonna. Si può immaginare solo quanto appartiene al proprio contesto culturale.

In un ambito sciamanico più evoluto come quello raccontato da Castaneda, anche con l'ausilio di puntuali effetti romanzati, si può dilatare moltissimo l'esperienza dell'inconscio ma vi è sempre un orizzonte culturale a definire i confini. Torniamo all'Islam  mistico laddove avvertire presenze spirituali e dialogare con loro è una esperienza piuttosto comune: succede durante il dhikr, la cerimonia dei sufi dove vengono salmodiati i nomi divini mentre i corpi si muovono con cadenze ritmiche precise. Fenomeno proiettivo consapevole (anche nel Buddhismo esistono pratiche di visualizzazione dei Buddha,  nulla aventi a che fare con fenomeni estemporanei di allucinazione, presunte apparizioni di divinità, madonne e consimili). Quasi un esercizio in stato di trance  di dialogo intrapsichico con l'inconscio, ma non solo. Secondo il Corano e la tradizione sufi durante l'invocazione a Dio gli angeli, comunque si intendano e siano rappresentati, pregano con gli uomini. In Dio non c'è limite. Il limite sta nell'uomo, e va accettato con tutti gli affanni e gli sforzi esistenziali  che comporta,  ma anche con tutti i beni, soprattutto d'ordine emotivo e spirituale di cui ci si può saziare a piene mani. Le possibilità dispensate dal divino nella natura e nell'uomo rendono l'evoluzione praticamente illimitata. Ma bisogna far sciogliere il cuore, troppo spesso indurito da una vita coinvolta da interessi materiali. Un sufi, dopo lo dhikr, si mise a piangere a calde lacrime: "...non mi sono mai accorto di quante persone mi vogliono bene, quanto variegato cammino mi si apre davanti ...quanta poca riconoscenza c'è in me..!"

Il sufismo (la corrente mistica che ha annoverato le più belle figure di scienziati, poeti ed artisti dell'Islam) si è occupato di magia per non limitare  la ricerca dello scibile  da preconcetti di qualsiasi natura. Pur considerando questa materia caratteristica degli aspetti folkloristici della superstizione popolare, i sufi hanno studiato le relazioni fenomenologiche dei numeri e delle lettere, la rilevanza psicologica dei simboli e dei segni. I sufi hanno sempre valutato che ogni ricerca può essere utile al processo di liberazione dai condizionamenti terreni per lasciar affiorare l'autenticità del sé divino nell'uomo. Est modus in rebus. Evidentemente la modalità con  cui alcuni sufi tra i più eccelsi come Ibn Arabi si sono occupati di magia è diversa da quella della  pletora dei maghi e degli indovini che si rimpinguano le tasche grazie alla credulità popolare. Anche un antropologo si interessa di magia senza per questo sognare di diventare un mago dagli straordinari poteri. C'è anche una ricerca adulta nel terreno infantile della fame del meraviglioso. Cito dal testo di G.Mandel: "Secondo alGhazali il mondo terreno è pieno di misteri, la scienza positiva non li può spiegare tutti e bisogna dunque lasciar campo libero alle interpretazioni irrazionali del nostro inconscio, che di questo d'altronde si nutre. La mancanza di una spiegazione, affermò, non è sufficiente per disconfermare fenomeni sovrannaturali e paranormali, e l'atteggiamento dello studioso autentico deve essere sempre quello d'uno che rimane in attesa di fronte all'ignoto da cui è depassato" (pag.70). V'è insomma, diremmo oggi, un principio di indeterminazione per cui determinate fenomenologie non possono essere sottoposte a controllo. E' una verità ma anche una carta da giocare dai ciarlatani o da chi semplicemente si vuole illudere che esista qualcosa di vero oltre l'inganno perpetrato con le semplici arti dell'illusionismo e della prestidigitazione. Se questo qualcosa esiste non si può comprare al mercato. Un'altro filosofo occidentale, Kant, ribadirà secoli dopo lo stesso concetto: la mente è fatta per questo mondo spazio-temporale per cui applicare le categorie logiche a quanto lo trascende è come fare buchi nell'acqua, né si può negarlo né affermarlo in questo modo.  Di fronte ai fenomeni soprannaturali bisogna mantenere una mentalità aperta anche se sono inspiegabili. Dobbiamo insomma accettare che non possiamo aspettarci prove e verifiche dell'aldilà in modo scientificamente controllabile. Già Omar Khayyam diceva: Se ne sono andati, e nessuno è tornato / A dirvi com'è l'aldilà. / Non guadagnate nulla a pregare come automi . / La preghiera è inutile Senza sincerità e vera aspirazione.

Se in Occidente la magia arrivò alle esasperazioni dell'idealismo magico ed occultistico (si pensi agli epigoni tradizionalisti del 900, col culto della potenza assoluta : deliri sistematici di onnipotenza)  nell'Islam la magia non diventò mai una moda né prese una sua dignità in quanto  emarginata come fideismo dallo stesso Corano. Rimase quindi a latere del folklore popolare. Diversamente i sufi ne colsero le istanze psicologiche proprio perché non ne furono avidamente  attratti dalle sue facili promesse. Leggo dal volume 1 pag 34  della Storia della Scienza di P.Rossi (Utet): "le molteplici serie di attività che si è soliti designare con il generico nome di magia hanno la fortissima tendenza a diventare difficilmente distinguibili da altre attività, solitamente designate con altri nomi. La magia , come ha scritto D.P.Walker, è sempre sul punto di risolversi in arte, in scienza, in psicologia applicata, in religione ... La magia (...) tende sempre a risolversi in psicologia o in religione. Ma non coincide né con la psicologia, né con la religione, né col misticismo". La magia non può coincidere con la scienza in quanto si basa su un pensiero arcaico ma proprio per questo si avvale di tutta la ricchezza immaginativa dell'inconscio.  Ne è esempio illuminate l'alchimia, se attraeva a livello infantile promettendo la ricchezza trasformando in oro il piombo, oppure  l'elisir dell'immortalità, per i sufi, invece,  era il laboratorio di ricerche chimiche e psicologiche. Il simbolismo alchemico ci parla delle trasformazioni del sé.   G.Jung scrisse a tal proposito l'ottimo trattato "psicologia e alchimia", in cui è spiegato come attraverso i sogni coi loro simboli ed archetipi collettivi, si riveli una progressiva trasformazione fino alla realizzazione del sé, l'oro filosofale. L'io non realizzato identifica il suo sé con desideri e passioni, con stati comunque condizionati dalle ripetizioni di modelli appresi senza senso critico.  Per trasformarsi ed evolvere c'è bisogno di impegno e di lavoro, la consapevolezza ha un caro prezzo ma è l'unica realtà che vale perseguire in una via comunque in cui le rinunce sono colmate abbondantemente dai benefici. La ricerca del potere, sia esso magico o nel sociale rivela una personalità infantile che vuole tutto e subito,  attratta dal superfluo, da finzioni narcisistiche ed esibizionistiche. Sentiamo H.Sanai: "Il tuo lavoro non si rivela/ ad altri che a Dio / gli uomini, in verità, non hanno alcun potere. /non dar quindi loro importanza. / Fissa il cuore su di Lui / e fuggi dal dolore e dalla schiavitù, / se puoi non dar credito all'umanità, / e non scegliere altri che Lui come amico. "  ( H.Sanai, il giardino cintato della verità, psiche p.32).  Tutti cercano qualcosa che  dia senso e felicità alla vita ma spesso si riduce a mete terrene quali il  successo, il potere, il piacere, ambizioni spesso esagerate ed illegittime, e c'è chi per ottenerle   ricorre alla magia finendo per regredire mentalmente. Per il sufi il fine del suo cuore è la Verità, solo Dio ed il resto è zavorra. Finiamo con la saggezza  che ci ha lasciato Rumi: "L'anello di re Salomone ( che secondo la leggenda dava il potere sui demoni e sui geni ) su di lui la pace, in tutte le cose lo abbiamo cercato: per noi era nascosto nella povertà. In questa amata abbiamo trovato la pace e la soddisfazione ." (l'essenza del reale, psiche, pag.157)

(ogni trascrizione completa o parziale dei saggi presenti sul caravanserraglio, essendo provenienti da pubblicazioni copyright, può essere fatta solo tramite autorizzazione )

 

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