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Tratto da "RAPPORTARSI CON GLI ALTRI E CON SE STESSI" di Nazzareno Venturi.  Saggio sulla psicologia transazionale, pubblicato e ormai esaurito su carta stampata dalle ed. Sufijerrahi nel 2010. Attualmente disponibile in formato ebook (leggibile su pc o si tablet) su Kindle Edition distribuito da Amazon.

 

LA PSICOLOGIA TRANSAZIONALE : CENNI E CONSIDERAZIONI

 

foto NVenturi

Qualcuno ha dimenticato fuori il suo bambino?


IL BAMBINO, L'ADULTO E IL GENITORE

Tutti hanno una idea di chi sia un bambino, un adulto e un genitore. Pare ovvio, ma ognuno associa qualsiasi termine al proprio vissuto e alle proprie informazioni. L’etologo vedrebbe i bambini come cuccioli d’uomo, chi li ha appena avuti (si riconoscono dalle borse sotto gli occhi) ha in mente quanto strillano di notte e quanta popò si fanno addosso, ma col tempo si susseguiranno anche i dispetti e i capricci … disagi ampiamente ricompensati dalla loro curiosità, dal loro  affetto, dalla loro simpatia che riempie la vita.  E gli adulti? A livello legale sono i maggiorenni, quelli capaci di intendere e di volere,  così dice la formula pensata dal giudice. E i genitori? Adulti che hanno dei figli, che dire di più?… A ben pensarci ci sono dei maggiorenni che si comportano come dei bambinoni, e dei bambini che sono proprio degli ometti, ci sono genitori incapaci di prendersi cura dei figli mentre dei bambini  assistono i fratelli più piccoli e anziani disabili… Stando così le cose usciamo da quanto sembra scontato, e cominciamo a individuare come queste realtà facciano parte del dinamismo psichico di ognuno e, come vedremo, dell’intera società.

Eric Berne  ha saputo portare le teorie freudiane (i tre stati: es, io e super-io già anticamente definiti dalla cultura greca e soprattutto islamica nel medioevo)  in modo pragmatico, riconducendole ai tre ruoli della vita: il g.a.b. (genitore, adulto e bambino). Pensiamo alla genitorialità (ossia le norme comportamentali, il “tu devi”) che per natura è sociale: essa lega gli individui tra loro con delle leggi e dei modi d’agire e di pensare. E’ il cosiddetto “senso del dovere” e anche del “civismo” che tutti abbiamo dentro, poiché siamo stati educati a questo.  Acquistano una personalità pubblica tutti coloro che svolgono un ruolo sociale: medici, vigili, insegnanti, impiegati, etc. figure rivestite di una dignità dovuta al loro ruolo ( e ogni ruolo è dignitoso, ha la sua autorevolezza, se è svolto con coscienziosità). Psicologicamente ogni autorità è sinonimo di genitorialità. Non capita di sentirsi come bambini davanti a un medico, a un prete, a un professore anche se siamo ben attempati? Può succedere, diciamo la verità. Succede anche di dimenticare che ogni “autorità” è un essere umano come tutti gli altri, che mangia e beve e fa la cacca come tutti gli altri anche se è un re. Quel vigile severo ed impassibile con cui qualsiasi automobilista si è prima o poi imbattuto, questa incarnazione di un intransigente papà delle strade non sempre è così, forse ha passato la serata precedente con gli amici divertendosi un mondo giocando a calcio-balilla. Una volta tolta l’uniforme (la genitorialità) è andato a divertirsi. Ecco che si manifesta l'io bambino, non solo nella giocosità, ma in tutta la vita affettiva ed istintiva: è rimasto in ognuno di noi (e per fortuna, se no sai che barba la vita!), spesso lo mascheriamo o lo lasciamo da parte quando siamo sul lavoro, ossia nel regno del "dovere" (il super-io o la "genitorialità"), ma è sempre dentro di noi.

Genitore e bambino, ossia dovere e piacere. Tra essi, a far da elemento equilibratore l’adulto, ossia l’aspetto ragionevole che tiene conto dell’utilità di ogni comportamento. Se l'io bambino col suo principio del piacere prevaricasse sui doveri sociali (G) e sulla ragione (A) la società si disgregherebbe, ognuno farebbe solo quello che gli piace, dimenticando le esigenze altrui in  manie d'onnipotenza (il "bambino onnipotente" di Freud ) : insomma follia (psicosi). Ma se la situazione fosse rovesciata per cui ogni legittimo piacere e sfondo emotivo fosse inibito e castigato saremmo nuovamente fuori dal buon senso e dentro le nevrosi ossessive. La ragione (l'adulto o neopsiche) deve far da bilancia tra le pulsioni infantili e le esigenze sociali, ogni squilibrio si paga. Platone col mito dell'auriga insegnava che l'io deve guidare l'istinto, non sopprimerlo se si vuole arrivare ad una meta sociale, ad un bene umano da condividere con gli altri e che possiamo fare come compito "nel" mondo. Non si deve, di contro, lasciarsi dominare dall'istinto (vale a dire dal corporeo, dalla genetica ): quindi il cocchiere è l'io adulto o la ragione , i cavalli sono le forze e pulsioni ( l'istinto o il piacere, ma anche l'aspetto affettivo localizzato nel sistema “limbico” cerebrale) la direzione o la strada da prendere è il dovere (sempre che l'io decida che è quella giusta).

Riassumendo, poiché termini diversi sottendono la stessa cosa, nella psicologia transazionale il bambino, l'adulto ed il genitore corrispondono a quel che per Platone e per Freud erano l'anima concupiscente (l'es ) , l'anima razionale (l'io),  e l'anima spirituale  (il super-io) o ancora, detto in un linguaggio ancor più specialistico, con  l'archeo-psiche (compresa la biopsiche), la neopsiche e l' esteropsiche . Negli scritti medioevali dei sufi o nei dialoghi e miti classici troviamo altre figure ed altri termini ma gli stessi significati. Insomma la psicoanalisi, aldilà di variabili specifiche e soluzioni personali ed epocali, non ha inventato nulla ma scoperto le cose come funzionano (procedendo anche per errori e imprecisioni).

SCHEMI ESEMPLIFICATIVI

 

Le tre sfere distinte rappresentano gli stati dell'io, il G.A.B. (Genitore, Adulto, Bambino).  Finchè i tre stati comunicano tra loro e svolgono la loro funzione senza prevaricare uno sull’altro la vita intrapsichica e relazionale procede senza conflittualità. Immaginiamo di essere in macchina diretti al lavoro ma che ci venga voglia di un bel gelato (richiesta dell’io bambino: il principio del piacere). Guardiamo l’orologio, siamo in anticipo, c’è tutto il tempo per fermarsi in gelateria ( valutazione dell’adulto: il principio di realtà). Del resto che c’è di male? Non siamo nemmeno in sovrappeso! (considerazione del genitore: principio normativo). Questo scambio intrapsichico può riprodursi in modo relazionale portando nostro figlio a scuola. Ci chiede di fermarci a prendere un gelato, noi guardiamo l’orologio, valutiamo il tempo e acconsentiamo…

 

 

... Non sarebbe stato un comportamento sensato negarci o negare un legittimo piacere. Una genitorialità deviata avrebbe potuto dire: ai miei tempi  solo a Natale e a Pasqua i bambini mangiavano i dolci, oggi sono tutti viziati… Altri tempi… è difficile trovare persone così oggigiorno, semmai al contrario troppo accondiscendenti fino alla psicolabilità. Se il tempo non ci consentiva la pausa o se i chili di troppo parlavano da soli la richiesta dell’io bambino non doveva essere accolta. La motivazione dovrebbe essere sufficiente a evitare risentimenti (illegittimi) dell’io bambino. Dallo schema seguente si possono individuare le anomalie.

Nella prima variante dello schema precedente il bambino è escluso: questi soggetti hanno perso il piacere della vita, del gioco, del sorriso, quel senso creativo che permette anche di trasformare positivamente l'ambiente, si direbbe che vivono solo perchè devono . Nella seconda è raffigurata una ipertrofia del bambino e una sua contaminazione dell'adulto, ciò significa che l'individuo è dominato dagli impulsi (psicolabile) e dalle illusioni. Nella terza la situazione è rovesciata, è il genitore, inflazionato, che contamina l'adulto per cui il soggetto crede di ragionare, ma vive di pregiudizi e di continue manipolazioni a loro difesa, incapace di verità , di auto trasformazione critica e di dialogo sereno con il prossimo (il quale o si fa di lui schiavo, o non è accettato). In una situazione ottimale nessuna delle tre funzioni  prevarica sulle altre, il dialogo intrapsichico si svolge senza tensioni e impedimenti. La bontà del dialogo interiore si riproduce similmente nel dialogo interpersonale per cui il rapporto è sempre positivo (transazioni corrette) con gli altri senza che questa ottimizzazione di disponibilità offuschi una realistica ed obiettiva valutazione. Del resto chi ha imparato a cercare la verità in se stesso, abbandonando per strada pregiudizi, illusioni, ed insomma tutte quelle stampelle per sorreggere un senso di identità  fittizio, sa valutare il prossimo, le cose del mondo con maggiore serenità ed è più difficilmente ingannabile.

L'adulto risponde al senso dell'utile, dell'efficacia, mette in atto il comportamento adeguato per arrivare ai suoi fini. Il neonato se ha fame si lamenta, piange per attirare l'attenzione su di sè, da solo è impotente a soddisfare il suo bisogno, ma se è un adulto ad aver fame usa i mezzi necessari per arrivare allo scopo anche nelle situazioni ambientali più difficili. Tiene conto della realtà e dei modi appropriati per interagire con essa. 

Adulto è anche il senso di responsabilità (etica razionale e situazionale ). Sovente quel che si definisce "morale" (l'insieme di codici di comportamento, di giudizi generici tramandati che ad una verifica razionale e di esperienza, possono rivelarsi dannosi e falsi) si rivela invece una contaminazione genitoriale dell'adulto. Quando l'io adulto è inglobato dalle altre due sfere si genera la psicosi. 

Il genitore rappresenta il senso normativo (l'impegno)   ed affettivo (cura della prole e del prossimo, es. il maestro con gli scolari).  Deviante è  l'iper protettività, la sua prevaricazione accusatoria (persecutoria) che può risultare castrante o determinare l'effetto opposto ( ribellione ). Altrettanto deviante è l'atteggiamento salvatore (quando il padre o la madre vogliono apparire eroi-martiri): ciò è contro ogni utilità per il figlio che ha solo esigenza di affetto, cibo e soddisfazione dei suoi leciti interessi.

I pregiudizi  tipizzano il negativo della genitorialità :  sono riproduzioni di quanto è stato appreso acriticamente nell'infanzia o per effetto dei condizionamenti sociali. Essi impediscono l'azione adulta ed il giudizio obiettivo, hanno lo stesso effetto nevrotico delle illusioni infantili e la stessa matrice: inadeguatezza nei confronti della realtà.

Il bambino è giocosità, spontaneità, espansività, libertà, piacere del vivere, fantasia. Il suo adattamento verso l'ambiente (che nasce dal bisogno di socializzare, stare insieme ) lo prepara alla vita civile adulta, nella quale troverà delle regole e dei freni alla sua espressione. Le norme potranno essere capite nella loro utilità per cui il bambino le accetterà  di conseguenza, oppure in caso negativo, potrà sottomettersi o ribellarsi ciecamente ad esse. Le risposte diverse dipendono da come gli adulti presentano le regole stesse, se in modo ragionevole o in modo impositivo e acritico.

La "fame di carezze" dell'io bambino continua nella vita adulta col bisogno di riconoscimenti sociali (anche solo un "ciao" rappresenta un : “tu esisti” ) e di intimità. L'esigenza   di stimoli / riconoscimenti esterni non sempre è positiva. Un bambino che ha subito continue violenze e umiliazioni  sarà portato a cercare “quel” modo deviato di riconoscimento, il rimprovero sociale (che è il negativo della carezza), provocherà gli altri per arrivare a soddisfare questo tipo di bisogno. Del resto ognuno cerca di riprodurre quelle sensazioni che fin da bambino gli hanno procurato un senso di esistenza, il riconoscimento di essere, purtroppo non sempre nei modi giusti.

La difficoltà nell'ottenere l'appagamento di intimità e di legittimi riconoscimenti si individua in  strategie comportamentali devianti in cui si ripetono giochi del tipo "la vittima ed il carnefice". C'è gente che si dichiara sfortunata ed incompresa e fa di tutto per essere tale, in questo modo trova confermato il suo errato modo di sentirsi esistere.

Nei primi cinque anni di vita il bambino registra nel suo inconscio le transazioni (relazioni verbali ma anche comportamentali ed emotive) che ha avuto coi suoi genitori e tenderà a riprodurle per tutto il resto della sua vita (“il copione”)

 

 

 

 

Nell'immagine il risultato di un test a cui si è sottoposto un insegnante. La creatività è fortemente dominante (bambino libero) e poggia su un buon livello di razionalità (l'io adulto) e di affettività (genitoriale). Il soggetto per mantenere il suo equilibrio deve sforzarsi di tenere a bada tre aspetti negativi: lo spirito ribelle (del bambino) quello persecutore ed insieme  quello salvatore (del genitore). Ad esclusione dell' iper -adattamento (qui del tutto assente) una lieve presenza degli altri componenti negativi (qui già in eccesso) non guasta, come talvolta un pizzico di pepe (ci sono anche una rabbia ed una ribellione “giuste” o “legittime”). Il formulario del test si può trovare in: Marie-Joseph Chalvin "analisi transazionale e insegnamento scolastico"ed.Paoline 86.

 

 

 

Dal tono e dal modo oltre che dal contenuto della frase  si intuisce da quale sfera dell'io parte la transazione e a quale è diretta. La risposta potrebbe tuttavia non corrispondere alle attese ed "incrociarsi" negativamente. Un semplice esempio   evidenzia un dialogo corretto adulto-adulto tra moglie e marito:

-"Che ora è ?"-"  Sono le 5 !"- " Grazie ! -..."Poiché la macchina si è guastata dovremo prendere l'autobus"-"Ma arriveremo in tempo?-"Penso proprio di sì in quanto non è un'ora di traffico"...-"E la macchina?" -"Non parte perchè è entrata acqua mandando in tilt l'impianto elettrico"-"Forse non è stato un affare acquistarla"-"Temo proprio di sì"...

.. Ma le risposte possono implicare a sproposito elementi infantili o genitoriali che trasformano il dialogo in lite o lo interrompono.

"Che ora è ?" -" Uffa!  Devi ricordarti di portare l'orologio!"- " Hai sempre qualcosa da ridire, sono stufo! "... – “  La macchina si è guastata e dovremo prendere l'autobus"- "Per colpa tua potremmo arrivare in ritardo!- "E che colpa ne ho? E’ tutta sfortuna se l'acqua ha bagnato i contatti elettrici !"- “E' perchè come al solito ti sei fatto bidonare prendendo quel macinino!"

Un dialogo corretto è vantaggioso ad entrambe le parti, gratifica sia il lato utilitaristico, sia quello dell'affettività e del bisogno normativo (sentirsi legittimati). E' anche una questione di sincronizzazione dei tre stati: il genitore dà i “giusti” permessi, assicura la “giusta” protezione; l'adulto spiega le norme ed il loro senso (e l'inconvenienza di non rispettarle), si informa, pianifica il comportamento adeguato per raggiungere il fine lasciando il bambino, al momento opportuno, libero di divertirsi. Quanto accade a livello   intrapsichico,  si ripropone in quello  interpersonale.

 

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Nei primi anni di vita si forma nel bambino l'idea che  ha di se stesso e degli altri, tale idea costituirà l'impronta del suo destino a meno che non ne prenda consapevolezza e riesca almeno in parte a rettificarla. In tal caso aumenterà lo spazio di autonomia dai condizionamenti interni. La sua costruzione è derivata dai messaggi consci ed inconsci dei genitori (quanto forma il carattere) e dal modo in cui il bambino ha reagito ad essi (da cui la personalità).

Il bambino ha bisogno di esprimere tutti i suoi sentimenti e trovare appagamento. Il suo sentirsi non amato, non compreso, non capace...comporta    frustrazioni che incideranno su di lui per tutta la   vita.  Sarà poi compito dell'adulto del genitore  spiegare al bambino (più precisamente: all'adulto del bambino), con linguaggio accessibile e chiaro la convenienza o meno, di certi comportamenti 
 
 

è permesso essere felici

è permesso essere tristi

è permesso amare

è permesso lasciarsi amare

è permesso arrabbiarsi

è permesso scegliere

è permesso divertirsi

è permesso impegnarsi

è permesso essere in disaccordo

è permesso essere d'accordo

è permesso il coraggio

è permesso fermarsi

è permesso avere dei dubbi

è permesso perdere

è permesso vincere

è permesso sentirsi soddisfatti

è permesso lo sconforto

è permesso sperare

è permesso piangere

è permesso ridere

è permesso sapere

è permesso valere

è permesso non compiacere

è permesso riuscire

è permesso non riuscire

è permesso rinunciare

è permesso non darsi per vinti

... fumetto nventuri
 
 

all'adulto la responsabilità...

 

Sto guidando, e ho messo in atto tutte le precauzioni per non fare incidenti, sbagliare sarebbe pericoloso per me e per gli altri...

C'è stato un incidente per una mia distrazione. Evidentemente non mi ero premunito a sufficienza come credevo. Farò in modo che questo non si verifichi più aumentando l'attenzione, controllando meglio la condizione della macchina, evitando di guidare quando non sto bene...

Mi sono innamorato di quella donna. E' legittimo il mio amore? La situazione di lei è questa:  è sposata e ha un figlio, il marito le vuole bene; conoscendola ho capito che è capricciosa...mi conviene dar sfogo al mio sentimento e trovare il suo amore? Quali danni potrebbe provocare a me e agli altri  una relazione illegittima  ? E  andando fino in fondo, anche se divorziasse, io con una donna come lei quanto e come potrei andare avanti?...

 

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dott. prof. Nazzareno Venturi (2002)

© (ogni trascrizione completa o parziale dei saggi presenti sul caravanserraglio, essendo provenienti da pubblicazioni copyright, può essere fatta solo tramite autorizzazione )

 

 

 

IL CARAVANSERRAGLIO