Il Corano : Libro rivelato e di pace

Prof. Venturi Nazzareno - storico delle religioni e psicopedagogista

REGISTRAZIONE  PUBBLICATA- università popolare di Biella 2001 - ©

 

Questa mattina, poco prima di prendere il treno che mi avrebbe portato qui per   incontrarvi, ho visto questa scena: un gatto era entrato nel territorio di un altro attratto dall'odore di una femmina in calore. Ne seguì una violenta zuffa in cui il nuovo venuto finiva per soccombere. Nonostante quest'ultimo cercasse invano la fuga l'altro gli era addosso infuriato mordendo e graffiando. La femmina che stava in disparte ad osservare, alle urla del rivale non più di sfida ma di panico intervenne spingendo a veloci zampate il maschio dominante di modo che l'altro riuscisse a prendere una distanza di sicurezza. Poi  si mise tra i due ponendo fine alla contesa. Una dimostrazione dal vivo dei   freni inibitori degli animali per la salvaguardia della specie, ma questa volta la situazione non è simile a quella di due lupi in lotta in cui il perdente offre la gola all'avversario facendo scattare nel dominante l'inibizione ad uccidere, adesso è in scena un terzo individuo che sopperisce ai freni inibitori di un secondo. Non sono un etologo per cui non conosco la frequenza di questo comportamento, certo è che evidenzia il senso del limite che la natura programma geneticamente per la conservazione della specie. Altre volte accade che i maschi si uccidano nelle dispute od eliminino i figli non loro, ma è verificato che il comportamento omicida e schizofrenico ( dando non del tutto impropriamente una caratteristica  specificatamente umana agli animali ) aumenta in casi di sovrappopolazione. Gli uomini sono il risultato di una lunga evoluzione biologica e   portano gli stessi freni inibitori degli animali ma vuoi per una acculturazione negativa (ideologie razziste ed etnocentriche ) vuoi per un razionalismo esasperato fino alla paranoia sulle possibilità di pericolo comportato "dall'altro" finiscono per staccarsi dal meccanismo regolatore biologico . L'uomo ha distrutto le sue civiltà, annientato le sue etnie in nome di una visione particolare di civiltà.  Gli animali hanno un territorio e lo difendono. Hanno confini che segnalano in genere con segnali olfattivi e visivi (orina e graffi). Gli uomini   hanno stati che marcano con paletti e reti. Dall'uomo primitivo con la sua tribù che poi diventerà la patria, ci sono state guerre, tribù contro tribù, ideologie contro ideologie. Visto in quest'ottica l'uomo è un cattivo animale che porta con sé esasperandolo il senso del territorio, la paura dell'altro, del diverso. A mettersi in mezzo per evitare un'ecatombe c'è stata una qualità straordinaria che alcuni uomini hanno coltivato e ravvivato da sempre: l'intelligenza (da intus legere= leggere dentro, comprendere) che li ha fatti sentire cittadini del mondo oltre le differenze, oltre i confini, oltre la mera animalità.

CALLIGRAFIA DELLA BISMILLAH

Ogni popolo ha una sua religione spesso facente capo ad  un testo ritenuto sacro. Gli ebrei hanno la Torah, i cristiani il Vangelo, gli indù i Veda, i taoisti il Tao Te Ching, i buddisti i canoni pali e sanscrito,  i musulmani il Corano. Stupisce in questi  libri   la capacità di parlare all'umanità intera prima e ben oltre  lo specifico geografico e storico del popolo d'elezione, fanno godere di quella intelligenza trascendente i limiti terrestri e contingenti. Evidentemente in loro si concentra l'ispirazione poetica, le pulsioni di fede e giustizia che animano l'uomo indipendentemente dalla provenienza etnica. Tra questi libri è il Corano ad affermare in modo esplicito, chiaro, evidente  che ogni popolo ha  i suoi profeti e  sacre scritture di pari dignità . Per esso la rivelazione divina è universale:

(2,213)"Erano un tempo, gli uomini una nazione sola, e Dio mandò  i profeti, araldi ed ammonitori, e con loro rivelò il Libro pieno di Verità..."

Il Libro dunque non va inteso esclusivamente nella sua qualità materica di testo visibile ma come sapienza scritta oltre il tempo e lo spazio. Ad esso hanno attinto tutti i messaggeri della terra. Ma il Corano legittima pensare oltre. La rivelazione si estenderebbe all'infinito. Nella prima sura, l'aprente, sta scritto che "Dio è il Signore dei mondi" rendendo plausibile pensare a indefinite  forme di vita intelligenti che hanno popolato e popoleranno l'universo ( a meno di ritenere l'uomo l'unica creatura intelligente in una creazione cosmica infinita ed immensa la qualcosa limiterebbe il concetto del divino ) .

(Cor.31.27) Se tutti gli alberi della terra diventassero calami, e il mare, e sette mari ancora, fornissero l’inchiostro, le parole di Dio non sarebbero esaurite

La Rivelazione è  eterna e senza confini.   Il Corano afferma che  Dio ha inviato ad ogni popolo il suo messaggero ed il suo libro (espressioni del Libro celeste o archetipico) ( 7,52-10,47 e 74 -8,4-15,10-16,326 e 43-17,15-22,75-30,46-35,24-37,72 e 176)  e che tutti saranno giudicati in base a quanto di esso hanno conosciuto.  Insomma non viene richiesto di più di quanto si può e si sa.  L'avvertimento indica anche il tesoro di consapevolezza nascosto nel cuore  le cui lettere sono scritte non su pagine materiali ma da quelle del sentire. C'è un bene ed un male percepito forse oltre le convinzioni e convenzioni di una cultura su cui possono gravare ciarpame, orpelli e devianze. Per questo ci sono i messaggeri capaci di riflettere il Verbo  rendendo accessibile a tutti una via sicura e delle norme legittime. Questa parola rivelata (velata nuovamente) in un testo dovrebbe risvegliare la  percezione del cuore, lo svelamento intimo della stessa.  E' ribadito in tre punti   che chi prega nel  divino (ossia  in Sé) e si comporta onestamente è approvato da Dio. (2,62- 5,69- 4,124) quindi non già esclusivamente chi segue una fede particolare. Se le religioni diventano bandiere per sventolare un senso di identità hanno perso la loro funzione, quella di ricondurre all'interiorità, alla verità, a riscoprire il bene  nel cuore.

"uomini e donne, ebrei cristiani sabei e chiunque prega il divino e compie il bene quegli avrà il suo paradiso e non sarà leso da nulla."

In pratica il musulmano è tenuto ad accettare e rispettare tutte le fedi come provenienti da Dio ed a non imporre le sue regole e la sua fede .

(2,256)"nessuna costrizione in fatto di religione

E ancora:

(18.29) La verità emana dal Signore. Creda chi vuole, non creda chi non vuole.

Per il Corano si nasce musulmani (muslim), nella fede di un unico Dio, poi il luogo di acculturazione fa le differenze. In ogni caso si è nel novero dei  credenti quando si segue un profeta o un libro sacro, perfino il semplice operare bene è condizione sufficiente. Ciò feconda  un autentico ecumenismo  (termine che significa "insieme delle terre" ) , o meglio un dialogo tra le religioni non falsato dalla pretesa più o meno subdola di questa o quella di essere "più rivelata" delle altre. Le religioni sono di Dio (o meglio la pulsione di fede) , non una proprietà privata di Gesù, di Maometto, del Buddha o tanto peggio delle loro burocrazie religiose. Se Dio avesse voluto,   dice il Corano, tutti i popoli avrebbero lo stesso credo,  se così non è  va rispettata questa pluralità di forme che rispecchia quella umana. Le apparenti differenze dei messaggi sono la conseguenza delle diverse tipologie delle genti ma la sostanza non cambia.  Ogni fede autentica porta a Dio, come i fiumi portano al mare. Nel mondo tutto svanisce, ogni forma naturale e culturale perisce, ricorda il Corano, per cui solo canalizzando la propria esistenza contingente al sentimento mistico dell'Unico non ci si smarrisce.

I casi di fanatismo ed incomprensione nell'Islam e nelle altre religioni non ci devono sviare dalla loro essenza. Se il cuoco prepara male i cibi non per questo essi sono cattivi. Se distinguiamo il Vangelo dall'inquisizione come un'aberrazione fatta dagli uomini in nome di Dio così dobbiamo separare i casi di fondamentalismo islamico dal Corano. Una persona male intenzionata o male informata  interpreta negativamente anche il messaggio più innocente. Non perdiamo dunque tempo a parlare di devianze.

Torniamo al punto. Cosa significa" rivelazione " e fin dove l'uomo che la raccoglie,  come un recipiente l'acqua, ha un ruolo in essa? il Corano parla di profeti, messaggeri, testimoni, saggi, persone che hanno mediato col divino che è in noi. Dio, Verità e Luce diventano sinonimi e simboli  per indicare l'assoluto. La ricerca interiore verso l'illuminazione è armonica con la rivelazione stessa, quanto  si  svela nell'anima va di pari passo a quanto  si libera dall'identificazione con l'esistenza contingente. E' come la pulitura di uno specchio: a poco a poco le immagini prendono forma. C'è un lavoro dunque da farsi, uno sforzo (jihad) per sottrarsi all'ignavia, alla consuetudine facendo il bene e acquistando Conoscenza ed allora quell'aiuto interiore del Sé viene incontro. Questo è il significato della Jihad che alcuni  hanno confuso con la "guerra santa" termine coniato dalla cristianità per le crociate. Le guerre non sono mai sante per nessuna religione, ma per l'umana follia . Il gioco della guerra nasce solo da stati immaturi e deviati dell'io. ( salvo casi di legittima difesa dove è  giusto contrattaccare come ha fatto  Maometto contro i meccani  che cercavano di eliminare lui ed i suoi seguaci. )

Il Corano non è un libro come i Vangeli che raccontano la vita di Gesù o la Thorà le vicende del popolo di Israele, è il Verbo divino stesso che parla in prima persona per raccontare, ammonire, indicare, sostenere e legittimare quanto detto dai suoi messaggeri. E allora in che misura il profeta dell'Islam è coinvolto nella formazione del Corano? ( letteralmente significa "recitazione" ma è chiamato anche "il distinguente").  Entriamo perciò nella storia e nelle terre desertiche dell'Arabia.  Maometto (570 /632 secondo datazioni approssimative)  "il degno di lode" come dice il nome, era sposo della ricca vedova Cadigia e con lei amministrava l'attività commerciale. Nei suoi viaggi come  capo carovaniere ebbe modo di   incontrare nuove idee religiose, altre fedi e culture. Presumibilmente aveva anche  colloquiato   con gli asceti preislamici, gli hanif, che credevano in un Dio unico. Forse seguendo l'esempio di questi  asceti che si ritiravano a meditare in certi periodi alla stregua dei monaci siriani, il profeta  cominciò ad appartarsi  nella caverna di Hira. Certamente quest'uomo aveva raccolto molte idee e riflessioni portandole a maturazione in una visione  colta ed elevata. Ormai quarantenne,  tradizione vuole che durante la meditazione gli apparve l'arcangelo Gabriele per rivelargli le prime sure del Corano. Era il giorno 27 del mese di Ramadan dell'anno 611 d.c.  ( l'arcangelo   con tanto di ali è solo una rappresentazione mistica, nell'Islam sapienziale è l'equivalente del concetto di Spirito Santo ma non inteso come persona divina bensì come Attributo divino) . Il suo cuore si trova improvvisamente nell'inaudito. All'invito di scrivere egli si sente impotente a raccogliere un messaggio così vasto ma l'ordine è perentorio ed egli  riesce, grazie a Dio, a trattenere  nella sua fibra umana la prima rivelazione. Come svegliatosi da un sogno dalle fortissime immagini e contenuti, il profeta è ancora scosso da una luce insopportabile per la vista e per la mente umana. E' incredulo, al contrario di ogni esaltazione e mitomania, teme di aver perso il lume della ragione, deve trovare i pezzi di sé andati in frantumi da una esperienza troppo grande per essere sopportata. Ma tutto intorno a se finisce per confortarlo e a incoraggiarlo sulla bontà dei suoi stati interiori e li accetta. Anzi il suo equilibrio, il suo buon senso, la sua intelligenza si rafforzano. Diventa sempre più intimo e confidente all'immensità che si allarga nel suo cuore. Le rivelazioni si susseguirono nel corso della sua vita per i successivi ventitré anni,  indicandogli anche la via da seguire tra mille difficoltà, dovette infatti, tra l'altro, difendersi dagli attacchi dei meccani che volevano sopraffare lui ed i suoi segaci .  Le sure  vennero raccolte dal suo segretario Zahid ibn Thabit e custodite dai primi califfi  Abu Bakr, Omar ( poi da sua figlia Hafsa vedova del profeta) ed Uthman e sarà proprio quest'ultimo  a dare l'incarico a Zahid di guidare una commissione per la redazione finale del testo. Il materiale delle 114 sure sarà  ordinato non cronologicamente ma secondo uno schema grossomodo quantitativo, dalle più lunghe alle più brevi, eccezion fatta per la prima, l'aprente. E' importante considerare che, ancor vivo il profeta, molti conoscevano a memoria il Corano e che le versioni "diverse" differiscono soprattutto per l'ordine ed il titolo delle sure. Il Corano dunque letto oggi  non differisce da quello conosciuto dalle prime generazioni di musulmani, mentre negli altri testi sacri, come quelli dell'antico ( più volte redatto come un muro ridipinto) e del nuovo testamento (con diverse versioni poi dette apocrife, molte scomparse o fatte scomparire ) non si può pretendere una versione originale   in quanto gli eventi narrati dall'antico e nuovo testamento si diluiscono nel tempo e passano necessariamente sotto la penna di scribi con idee e sensibilità diverse. Tra le traduzioni in italiano del Corano a detta degli esperti, valida è quella di monsignor Peirone, di gusto ma non rigorosa quella del Bausani, ma è da preferire quella in francese di Si Boubakeur Hamza. Ho trovato eccellenti   i commenti del Corano di Gabriele Mandel nel "Il Corano Senza Segreti" ed.Rusconi, e di Syyed Hossein Nasr all'interno di "Ideali e Realtà dell'Islam" e "Il Sufismo" ed.Rusconi. Certo è che la bellezza anche poetica, ritmica ed evocativa del testo sfugge ad ogni traduzione. Parlare del Corano come qualcosa di inimitabile è compreso pienamente solo da chi conosce l'arabo e le sfumature che i termini e le frasi contemplano (chissà quante  perse nei secoli  dalla percezione linguistica!). Per fare un esempio sul volgare una poesia dialettale può essere splendida ma tradotta si appiattisce appunto perché perde la ricchezza evocativa della lingua originale. Comunque sia i concetti  elevatissimi del  testo rimangono, ed anche quelli  adeguati ad aspetti pratici e giuridici (si pensi a chi era rivolto subito il Corano, a gente rozza ed incolta) colpiscono per la ragionevolezza e l'equilibrio e per l'avanguardia rispetto all'epoca, ridando diritti e dignità spirituale all'uomo ed alla donna ( nel medioevo cristiano alla donna ed alle altre etnie non era riconosciuta ufficialmente un'anima ), rispettabilità   alla giurisdizione  in un invito costante al dialogo per evitare forme di gerarchica prevaricazione. Un vera e straordinaria innovazione  giuridica per l'epoca era la consapevolezza del principio    che ogni uomo è uguale davanti a Dio e alla legge. Anche il profeta si adeguerà: Il regno di quelli che furono prima di voi finì unicamente perchè, presso di loro, se un personaggio eminente rubava, lo lasciavano tranquillo; e se un poveraccio rubava, gli applicavano la pena stabilita da Dio. Giuro col giuramento più solenne: se mia figlia Fatima rubasse, io stesso le taglierei la mano. Maometto - Bukhari, LX,50 (11). L’amico e successore del profeta Abu Bekr , tenne questo discorso:

(dalla"vita di Maometto"di TabAbu bekr ) Musulmani, ho accettato di guidarvi solo per evitare discordie, lotte e spargimento di sangue. Oggi come ieri sono vostro uguale. Posso fare il bene ed il male. Se agirò bene ringraziate il Signore, se agirò male, correggetemi e avvertitemi. Finche obbedirò a Dio obbeditemi, se mi allontanerò dalla sua volontà cessate di obbedirmi e ritenetevi sciolti dal giuramento che mi avete prestato...

La dura legge del taglione è mitigata,  invitando dove è possibile ad essere comprensivi, pronti alla  riconciliazione ed al perdono:

(39-40) (sono perdonati) coloro che, colpiti da una violenza, difendono se stessi; perché un male reclama come pagamento un male eguale. ma chiunque perdona e si riconcilia verrà ricompensato da Dio. In verità egli non ama i prevaricatori )

(42,40) "Un male ha per pagamento un male eguale. Ma chiunque perdona e si riconcilia verrà  ricompensato da Dio. In Verità Egli non ama gli ingiusti "

Il profeta unificò durante la sua vita la penisola arabica. Lo troviamo compagno ed amico di chi lo seguiva, pronto al dialogo ed a dissipare ogni forma di prevaricazione. I suoi successori (i quattro califfi ben guidati: Abu Bekr, Omar, Uthman e Alì ) tennero preziosa la sua saggezza e presero consiglio dal Corano. Purtroppo come in ogni comunità umana ci furono incomprensioni e lotte tra  fazioni  fino a  determinare l'assassinio di Uthman e di Alì ( 661) e quindi la divisione tra i sunniti (la maggioranza favorevole all'elezione democratica del califfo) e gli sciiti ( favorevoli invece a mantenere il califfato all'interno della famiglia del profeta ). Nonostante questo l'Islam  si espanse non tanto per una politica offensiva  quanto perché le popolazioni lo accettavano volentieri essendo allora il più tollerante e  progredito . Quando era califfo Alì l'Islam aveva esteso il suo influsso dalla Spagna alla Cina. Il vero miracolo, sorprendente da un punto di vista storico, è vedere emergere in pochi decenni dalla grezza e semiprimitiva vita dei beduini una civiltà divenuta faro nel mondo medioevale. E questo per merito di un Libro a cui tutti si riferivano.

Per spiegare il Corano bisogna vederlo globalmente , né la sola metafisica né la sola contingenza normativa. Esso stesso si pone  nel fluire dei tempi oltre la sua cristallizzazione fisica. Non si impone dogmaticamente ma si svolge dinamicamente:" quando noi cambiamo un versetto con un versetto dicono, i miscredenti, sei un bestemmiatore! "(16,101) .Ed ancora: "Se noi abroghiamo un qualsiasi versetto o lo facciamo dimenticare, ne apportiamo uno migliore o equivalente. Non sai tu che in verità Dio è onnipotente?" (2,106). Il libro dunque rifiuta di essere preso alla lettera, ma richiede di essere meditato, percepito. Da qui una estesa letteratura sufi sui suoi veli, da quello letterale a quelli via via più nascosti e prossimi alla Realtà. Uno svelamento identico a quello di tutta la Realtà dalle forme apparenti alle essenze. Evolvere significa svelarsi alla Realtà nella Realtà. Nessun concetto, nessuna immagine naturale e simbolica è adeguata al divino ma tutto serve per indicarLo. I sufi ricordano sempre con Ibn Arabi l'essenza del Corano: "I cieli e la terra non mi contengono ma mi contiene il cuore del mio fedele"

Il Corano è il libro di Allah quando Allah significa Dio (al Lah=la divinità) per cui anche un arabo cristiano dirà di credere in Allah. Non è dunque un nome caratteristico di Dio. Ed è  il Corano non il profeta a costituire la rivelazione,  quest'ultimo è stato scelto per far da mediatore al messaggio. E' del resto un principio dall'evidenza matematica considerare che solo da Dio possa può discendere ogni grazia ed ogni bene, per quanto si incanali,  negli inviati e nei maestri .  "Nulla è simile a Lui, Egli è Inconoscibile, non generato né generante" dice il Libro nella Sura 112. Nel Corano il divino  è spogliato di ogni antropomorfismo e residuo idolatrico sebbene parli spesso per similitudini e  parabole ( affermando chiaramente che si tratta solo di simbolismo fiabesco ogni  descrizione del soprannaturale come quelle dell'inferno e del paradiso) . Questa è l'immagine offerta del divino :

(24, 35-37): Dio è la luce dei cieli e della terra. La sua luce è come una nicchia in cui si trova una lampada, lampada entro un vetro, vetro come un astro scintillante, ha luce da un Albero benedetto: un olivo né dell' oriente né dell'occidente , il cui olio illumina quasi senza che foco lo tocchi.Luce su luce. Dio guida verso la sua luce chi Egli vuole, e Dio (Dio è onnisciente) conia degli esempi per (le) genti... Luce che irradia calore (amore) in eterno. Ma anche questo è metafora, è solo un esempio.

L'inviato non è un essere sovrumano, né quindi ovviamente Verbo divino, ma un suo strumento. I profeti sono esseri umani per quanto beneamati e beneficiati della grazia divina. Dio è l'unico, Dio è il più grande :"Allah Akbar" così è la formula rituale pronunciata durante la preghiera in una immersione totale in Lui. Dio si rivela nei suoi messaggeri  ma ogni cosa nell'universo infinito porta i suoi segni. Tutto il cosmo è Suo specchio riflettente le Sue qualità ed i Suoi nomi. Avvicinandosi a stati di prossimità nel divino  si viene a splendere della Sua Luce. Parafrasando AlJili, il profeta è come un anello che ha incastonato il gioiello dell'Essenza (Dhat) . Ma i nomi di Dio non sono Dio, sono solo Sue manifestazioni ed Attributi. Tradizionalmente ne vengono elencati 99 tratti dallo stesso Corano ed il centesimo, segreto ed indicibile, è detto conferisca il potere sulla vita e sulla morte.  Nascosto in quanto va' oltre il manifestato dei nomi, stando esso alla fonte e non nel fluire delle forme, appetibile dall'essere stesso nell'estinzione (al fana) della sua forma.  La sua conoscenza è come sbarrata dall'individualità, crosta e fango sull'essenza. L'individualità corporea e psichica, pur importante sul suo piano in quanto deve essere pienamente realizzata ed in armonia con in suoi stati per comunicare con l'anima, di per sé  è solo vanità come " il mondo è un gioco ed una distrazione" ( 57,20) . Infatti sta scritto:

(XXVIII,32) "il fine ultraterreno l’abbiamo destinato a coloro che non vogliono esaltare se stessi su questa terra"

Veniamo infine alla storia coranica del Kidr la quale mette in evidenza il mistero di Dio e la sua Giustizia. Spesso sento persone affermare: "non credo più in Dio perché c'è il male nel mondo, si Dio fosse buono non lo permetterebbe", ma che ne sappiamo noi di cosa è bene e male? Noi non possiamo escludere che tanta sofferenza nasca per espiazione (di vite o meglio di  "esistenza" precedente come credono molti sufi) o per prova, o comunque secondo disegni non costringibili nella logica umana. Certamente la sofferenza è causata dal vero male dell'ignoranza, ignorando la verità, la cosa giusta ed utile da farsi  si mettono in moto situazioni dannose. Poi l'uomo è libero di cercare e scegliere il bene, ma anche di errare. Se tutto fosse stabilito e perfetto  non ci sarebbe libertà e ricerca, il bello della vita. In altro luogo Dio è oltre gli opposti mentre noi ci siamo dentro fino al collo: se ne può uscire proprio accettando l'assoluto di Dio in tutto quando manifesta e dispone. Il sufi è colui che ringrazia Dio nella buona e nella cattiva sorte. Da qui la pace (Salam) ed il vero godimento di ogni bene di cui Dio è dispensatore (quanto poco siamo riconoscenti dei beni che abbiamo e usiamo: se prestassimo attenzione! ) . Il mondo è irradiato di felicità e bellezza sebbene non sia    la felicità e la bellezza. Nella storia che sentiremo a dar prova di mancanza di adeguata conoscenza è il profeta Mosè. Egli chiede ad un enigmatico   personaggio "servo dei nostri servi" identificato dai sufi col Kidr, maestro e legislatore nascosto od angelo che sia, di istruirlo ( per certi tratti esso  ricorda quell'altrettanta misteriosa figura di Melkisedek di cui parla la Bibbia, sacerdote di Dio altissimo, senza padre né madre e a cui si inchina il profeta Abramo ) .

Trovammo là un servo fra i Nostri servi, al quale avevamo elargito misericordia, al quale avevamo insegnato Noi stessi una certa scienza. Mosè gli disse:-Posso seguirti, per imparare qualcosa di quel che conosci? E l'altro:- In verità non potrai sopportare con pazienza la mia compagnia. Come potresti sopportare con costanza ciò di cui non hai ancora afferrato il significato? - Se Dio vuole mi troverai costante,- disse-né disobbedirò ai tuoi ordini.- Ebbene-fece l'altro;- se mi segui non ti interrogherò affatto su quello di cui non ti avrò ancora parlato. Partirono tutti e due, e quando furono saliti sui una barca, l'uomo vi praticò una falla. Allora Mosè:- Vuoi forse annegare la gente dato che pratichi una falla? In verità hai commesso un atto riprovevole. E l'altro:-Non ti avevo detto che non avresti potuto sopportare con pazienza la mia compagnia?-Non prendertela con me per una cosa che avevo dimenticato; e non impormi un compito difficile. Ripartirono entrambi ; e quando incontrarono un bambino, l'uomo lo uccise.- Hai ucciso un individuo puro, o è in cambio di un altro individuo? In verità hai commesso un atto inaudito. E l'altro:- Non ti avevo detto che non avresti resistito con costanza in mia compagnia?- Se dopo questo ti interrogherò ancora su una qualsiasi cosa, allora non verrò più con te. Accetta le mie scuse. Ripartirono entrambi, e quando furono vicino ad una città, chiesero cibo agli abitanti, ma essi rifiutarono loro l'ospitalità. Poco dopo videro un muro che stava per crollare e l'uomo lo restaurò. Allora Mosè disse:- L'hai fatto senza chiedere un pagamento! Allora l'uomo disse:- Questa è la separazione fra noi due. Ma ti farò conoscere il significato di ciò che non hai potuto sopportare con pazienza. La barca appartiene a povera gente che lavora in mare: Volevo porla al riparo, perché dietro di noi veniva un re che si impadroniva di ogni barca. Quanto al bambino, suo padre e sua madre sono dei credenti; e temevamo che imponesse loro la sua ribellione, la sua miscredenza. Noi abbiamo voluto che il Signore lo sostituisca con un più puro e più degno di tenerezze.  E quanto al muro, appartiene a due ragazzi orfani di quella città, e sotto vi è un tesoro che appartiene a loro. Il loro padre era un dabben uomo. Il Signore ha dunque stabilito che entrambi raggiungano il pieno vigore e trovino il tesoro; come misericordia da parte del Signore, dato che non l'ho fatto per mia scelta. Ecco ciò che non sei riuscito a sopportare con costanza.

Per finire credo che due debbano essere  gli approcci fondamentali per studiare un testo sacro. Uno è scientifico come avendo davanti un oggetto qualsiasi   da esaminare e verificare. L'altro è all'opposto, mistico, in cui per fede e percezione se ne coglie la saggezza e l'ispirazione spirituale. In entrambi i casi v'è un grande guadagno poiché ci si libera dalla miseria dell'ovvio, della ripetizione fine a se stessa.  "Il sangue del sapiente vale ben di più di quello del martire" . E Maometto invitava alla ricerca, a non fermarsi sul già dato: "il sapere va' cercato fino in Cina" (adith), ossia nelle estreme possibilità dello scibile umano. Dal senso del limite ( accettare di essere ignoranti, i presuntuosi hanno la via preclusa) nasce quello di una vastità incommensurabile di possibilità di sapienza delle cose interiori ed esteriori (una riflesso dell'altra secondo il simbolismo della croce, verticalità dell'Essere ed orizzontalità dell'Esistenza) . L'uomo in fondo è sulla terra per cercare. E le scoperte, se la Realtà è infinita, non hanno mai fine.

CALLIGRAFIA DELLA BISMILLAH

domande e risposte

d: Lei ha dato questa visione universalistica dell'Islam  ma ci sono musulmani che dicono che i sufi non c'entrano con l'Islam...

r: Questa visione è data dal Corano stesso, i versetti parlano chiaro da soli. Il sufismo è la realtà profonda  (batin) ed universale dell'Islam. I sufi sono musulmani per quanto non fissati nella esteriorità né  appagati dall'apparenza ripetitiva e per questo spesso fraintesi e non capiti da quei musulmani che invece hanno vissuto l'islam come un guscio vuoto. Prima dell'azione di di Al-Ghazali (Tabaran 1057 - Tus 1111 ) e di Ibn Al- Arabi ( Murcia 1195- Damasco 1240 )    che hanno riconciliato il sufismo con la teologia islamica succedeva spesso ma oggi qualsiasi musulmano colto ed intelligente riconosce il valore prezioso del sufismo, o misticismo  islamico. Negare il sufismo significa negare anche i migliori scienziati, artisti, architetti, filosofi, poeti e letterati   che hanno dato magnificenza all'Islam, sarebbe negare la storia, tutte quelle confraternite che hanno pensato prima degli altri ai bisogni della gente, a soccorrere nelle disgrazie ed  ad aiutare materialmente e moralmente chiunque, proprio come i frati del cattolicesimo dove vi è una simile struttura. Pur cercando Dio oltre le forme i sufi sono sinceri nel seguire l'Islam, un Islam riscoperto nella sostanza e nella verità originaria evitando pedanterie e fanatismi. Se un musulmano medico non ha finito l'operazione chirurgica non lascia morire il paziente per andare a pregare: La migliore preghiera in quel frangente è proprio nel suo lavoro. Per lo stesso motivo Gesù nella parabola del sabato ( il giorno ebraico dedicato a Dio)diceva: chi non va a prendere la pecora smarrita solo perché è sabato? Insomma il buon senso dei sufi e il loro parlare metaforico può urtare i tipi coatti,  i fondamentalisti, coloro che applicano la loro rigidità mentale alla religione ma sono casi di studio clinico e non rappresentano l'Islam ( in esso ognuno è sacerdote  : non ci sono dunque gerarchie e rappresentanti istituzionali ). I  nemici interni dell'Islam sono gli ipocriti contro cui il Corano e Maometto hanno messo in guardia, a livello esteriore sembrano musulmani ma sono insensibili alla sostanza dell'Islam. Corrispondono agli scribi ed ai farisei contro cui si scagliava  Gesù. Parlano di ortodossia , di tradizione e di legge divina ma confondono la fede con le forme intellettuali e gli atteggiamenti formali. Esiste, è vero, un'ala all'interno del sufismo che  non si dichiara apertamente islamica,  grossomodo definibile laica e paragonabile alla massoneria ( anch'essa legittima pur non avendo  uno specifico credo religioso  ) ma la storia del sufismo nel suo complesso è indissociabile dall'Islam. Pur ritrovando nell'organizzazione sufi ( vedi : "Storia del Sufismo" di G.Mandel ed. Rusconi) l'adeguamento sia del monachesimo buddista convertito all'Islam e sia di quello cristiano sempre di musulmani si tratta. Gli influssi sul sufismo di diverse culture, da quella indiana, persiana, cristiana, greca hanno un valore di arricchimento, i sufi infatti , con lo spirito sciamanico degli albori, hanno vissuto fino in fondo il monito del Corano e del Profeta di ricercare la verità, la saggezza ovunque, giacché ovunque c'è l'orma divina.  Che poi esistano ordini deviati come nel marabutismo in cui si fa uso di droghe o di eccessi tra coloro che rifacendosi al malamitismo cercano il biasimo fine a se stesso, o ancora dove le rigidità dottrinalistiche e ritualistiche hanno fatto perdere di vista la vitalità dell'insegnamento è un'altro discorso che non tocca il sufismo esattamente come i casi di fanatismo di certi cattivi musulmani non toccano l'Islam. I sufi fanno parte di confraternite dove c'è una trasmissione ininterrotta di insegnamento e di grazia (Barakha) risalente ai maestri fondatori. La tradizione fa risalire la catena iniziatica ai profeti.  L'autenticità sta nei  frutti in opere e testimonianze di amore, di intelligenza che hanno dato splendore all'Islam e all'umanità tutta.

d: Quale è il significato di pace per il Corano?

r: La pace è solo in Dio. Riscoprendola ogni pace nel mondo fenomenico prende senso e diventa fattibile. Senza questa percezione che si ottiene nell'annullamento (fana) dell'avido attaccamento egoistico verso il mondo, o meglio degli squilibri e delle devianze, non si può parlare di pace. " Sappiate che la vita presente è gioco e distrazioni, orpello e rivalità e vanagloria per le ricchezze e i figli, null'altro. Come la pioggia: la vegetazione che essa produce piace ai coltivatori, poi si guasta, la vedi ingiallire, si secca, si sbriciola (57-20) . Ritrovando in sé il proprio principio divino ogni contrasto, ogni conflitto è riassorbito. I contrasti ed i conflitti sono derivati dall'attaccamento alle cose apparenti. Questo non significa non apprezzare la vita proprio perché in essa è specchiato il divino: essa va vissuta nella sua ricchezza di esperienze.  E' insomma il modo in cui si vive fino al momento in cui "ognuno gusterà la sua morte" che conta. Nel linguaggio popolare si dice che occorre essere in pace con Dio e col mondo. E questo insegnamento è rintracciabile in tutti i testi sacri.

 

d: Il Corano dice dunque che ci sono stati tanti messaggeri quanti sono i popoli, ma come si fa a scoprire chi sono ed a separarli da quelli falsi?

r: Innanzitutto il Corano ne cita diversi da Gesù ad Abramo. Essi hanno attinto dal Libro, Libro che come abbiamo visto non è da intendersi esclusivamente come questo che ho in mano, nella sua fisicità,  ma come Sapienza, quella stessa Sapienza di cui parla l'antico testamento , "che era con Dio prima di tutte le cose". Essa parla un linguaggio universale per cui laddove c'è superamento dei contrasti, saggezza, equilibrio, opere buone, costruttività c'è anche un uomo di Dio  implicitamente od esplicitamente  citato dal Corano. In fondo sono le stesse verità ma ogni volta riesposte in una luce sempre nuova

 

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