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Chi conosce la sua anima conosce il suo Signore (adith)

L'ISLAM

del dialogo interreligioso

 

Islam (parola che significa "affidarsi in Dio") è religione intesa come normativa etica e retta via (shari'ah), civiltà nell'esprimersi storico-culturale dei musulmani (sul piano dell'arte, della scienza,  del diritto etc.) e via realizzativa (tariqah) per chi penetrando nell'essenza del Corano e dell'Uomo, superando le apparenze limitanti e le fuorvianti identificazioni meccaniche col consueto, stabilisce un rapporto intimo e vissuto col divino (Al-lha significa appunto il- Divino). 

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Per l'Islam l'uomo è il vicario di Dio in terra, da qui la responsabilità di tutti e non di qualcuno in particolare, nello spendere bene la vita . Ogni musulmano è "sacerdote" (compie personalmente i riti) senza che vi sia una gerarchia di proposti al sacro. Questo aspetto eguagliante che riguarda uomini e donne, si congiunge ad un invito costante del Corano al dialogo civile per ogni decisione ( quel che in occidente si intende per democrazia ma corretta- per evitare che si trasformi in anarchia- dai canoni della shari'ah. ) Se nella storia dei popoli islamici si sono verificate dittature, intolleranze, disuguaglianze tra i sessi in fatto di responsabilità e valore dovute a tradizioni locali ( incongruenze rintracciabili ovviamente anche fuori dall'Islam) ciò non è nello spirito di questa religione. Religione che accetta come principio coranico le altre : ( ebrei, cristiani e chiunque prega nel divino e compia il bene avrà il suo paradiso e non sarà leso da nulla...) e non impone conversioni ( nessuna costrizione in fatto di religione ) e ancora (Se Dio avesse voluto tutti avrebbero una sola religione). -Vedi oltre citazioni dei versetti-

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Il fondatore Mohammed il cui nome è venerato dai musulmani ogni volta che è pronunciato con l'espressione "su di lui il saluto e la pace " è il mediatore, attraverso il Libro, tra l'umano ed il divino, tipico della realtà profetica ( l'Islam riconosce non solo i profeti della Bibbia e quindi Gesù, a cui spetta un posto privilegiato- CLIK SU CLIK-, ma tanti quanti sono i popoli apparsi sulla terra ) non solo nella esemplarità della sua vita ma soprattutto poiché a lui è stato consegnato il Corano dallo Spirito stesso di Dio ( raffigurato dall'Arcangelo Gabriele ). Il profeta dell'Islam (570-632) costituisce il nocciolo di una civiltà che fino al XV secolo sarà culturalmente dominante in tutto il mondo e sarà alla base anche dell'occidente (per quanto questo si inaridirà su pieghe materialistiche). Del resto i musulmani, soprattutto i turchi, seppero far tesoro a loro volta della cultura greca, persiana, indiana e riplasmarla. E pensare che tale civiltà così ricca di spiritualità e fattività culturale trova inizio proprio tra tribù nomadi semiprimitive. E' il profeta dell'Islam a fare di questo infantile terreno umano grezzo, superstizioso ed idolatrico la culla di una civiltà evoluta. Da un punto di vista storico questo mutamento ha del miracoloso. Certamente entrano in gioco le armi ma usate dal profeta per legittima difesa e le sue battaglie contro coloro che vedevano in lui un pericolo per la stabilità dei loro privilegi, saranno vincenti. A tal proposito va ricordato che il termine Jihad significa sforzo e non guerra santa, giacché guerre sante non esistono, se non quella interiore per trovare una pace, un equilibrio totalmente proficuo, spiritualmente e materialmente. Lo sforzo politico per dare un assetto pluralista e dialettico alla società ma anche libero da parassitiche mafiosità e devianti prepotenze, comunque è secondario rispetto all'impegno interiore di evolvere e trovare la pace. Solo da una trasformazione degli animi reale, non ideologica, può avvenire anche un benessere sociale totale.

 

Il libro sacro è chiamato  Corano ( recitazione ) ma anche "Il Distinguente" come in un invito alla ragionevolezza, alla capacità di interpretare  più volte sollecitata dall'interno, al discernimento che è la facoltà umana data dal divino all'uomo che lo eleva dallo stato bestiale, fissato nella ripetitività comportamentale. Del resto la profondità del testo si presta a diverse letture o livelli, da quello letterale, grossolano per la semplicità popolare ad altri sempre più elevati e mistici. E Dio dà a ciascuno il suo. Il "contesto" coranico non solo permette ma esige di   differenziare situazioni specificatamente storiche, adatte al mondo arabo in cui predicò Mohammed, da valori atemporali, per cui anche la shari'ah (legge islamica) non si riduce alla riproposizione di regole: non è uno stagno ma un fiume che scorrendo si adatta al terreno. I fedeli non possono sottrarsi all'impegno di cercare, di capire in modo sempre più raffinato tutto il sapere in quanto il profeta diceva "il sangue del sapiente vale di più di quello del martire"...e "la sapienza va cercata fino in Cina" ossia fino agli estremi confini delle conquiste dello scibile. Ed i confini rimandano ad altri all'infinito. Infine :“A colui che segue la via di una scienza Dio apre più grandi le porte del Paradiso”.

 

il sufismo è scoperta del divino nell'umano

Le sure premettono tutte (esclusa la prima che la incorpora e la nona) la frase nel nome di Dio Clemente e Misericordioso in uno spirito universalista e di tolleranza per cui riesce difficile pensare ai casi di fondamentalismo ed integralismo cieco come qualcosa di islamico, come è inaudito che dal messaggio d'amore di Gesù sia nata l'inquisizione. Se però si pensa alle manipolazioni politiche ed ideologiche che fanno gli uomini allora tutto diventa chiaro. Altre volte entrano in gioco fattori di devianza psichica, comunque sia o come espressioni di alterazioni ideologiche o mentali il fanatismo non è religione.

 il sufismo conduce alla conoscenza

Il Corano è per il musulmano Il Libro per eccellenza in quanto o per fede o per penetrazione conoscitiva ne intravede l'aspetto celeste, increato. E' il Libro a rappresentare la vera mediazione tra l'Immanifesto ed il Manifestato per cui gli stessi profeti sono a loro volta mediatori tra il verbo divino dalle pagine infinite e l'umanità. Ciò significa che il Corano oltrepassa la configurazione materiale delle sure e nello stesso tempo attraverso esse si accede a questa immensità del Verbo. Ovviamente i musulmani sanno che il linguaggio umano, arabo compreso, in cui è stato per cosi' dire, tradotto il Corano Celeste, rende terrestre quanto sostanzialmente ha anche una natura libera dalle limitazioni concettuali e figurative umane. Altresì sanno che è meglio recitare il Corano nella lingua conosciuta dove almeno si capisce quel che si dice. Del resto perfino una buona conoscenza dell'arabo non garantisce la comprensione delle sfumature evocative che sono evidenti per chi lo ha appreso come lingua madre, e comunque la stessa comprensione dei termini, delle frasi e delle allegorie si trasforma col tempo, per cui quelle sottigliezze colte da un arabo di mille anni fa non sono quelle di un arabo di oggi. Rimangono i concetti base che garantiscono una continuità nel tempo. Il Corano vero, secondo esso stesso, sta nei cuori dei credenti come la divinità stessa: "il cielo e la terra non mi contengono ma il cuore di chi ha fede mi contiene" . Perché il Corano è stato fatto in arabo? Risponde il Corano stesso. "Se avessimo fatto un Corano non arabo avrebbero certo detto:<<perché i suoi versetti non sono chiari?Ecchè del non arabo per un arabo?>> (Cor.41,44) Il profeta dell'Islam doveva farsi capire dagli arabi, per questo non lo ha recitato in greco o in latino. Ciononostante ( pur essendo indubbiamente vero che una semplice invocazione detta in dialetto ma fatta col cuore vale di più del blaterare ripetitivo, inconsapevole e meccanico di elevati brani di testi sacri nella lingua originaria ) la recitazione consapevole del Corano nel suo idioma classico (come di ogni altro testo sacro ) è preferibile : vuoi perché i ritmi e le vibrazioni stesse del testo si perdono anche nella migliore traduzione, o perché le parole pur essendo convenzionali , nelle lingue antiche come l'arabo , il sanscrito , l'ebraico (fino alle matrici della lingua della civiltà della valle dell'Indo) hanno valenze criptiche dove codici numerici, fonemi mantrici e simboli sono impressi nella lingua. E' pure giovevole ricordare questa novelletta :CLIK SU CLIK

il sufismo porta all'amore sincero

Il Corano rifugge da ogni assurdità razionale. Pur concedendosi ad immagini semplici e popolari, a normative per un popolo rozzo, esprime elevatissimi concetti spirituali smussando la rigidità beduina nell' appello costante alla misericordia ed alla intelligenza interpretativa. Ma ciò che più fa riflettere è il suo disinnestare alla base possibili artifici e manipolazioni teologiche con le loro arbitrarie ingiunzioni dogmatiche. Ci si dirà che anche l'insegnamento di Gesù o del Buddha era semplice eppur profondissimo come il mistero, e che i seguaci lo hanno irrigidito o complicato rivestendolo di concetti e forme tali da oscurarne la limpidezza originaria...Ma il buon musulmano, così come il buon cristiano è sempre capace di risalire alla fonte.


 .il sufismo insegna ad avere una fede pura

 

Sappiate che la vita presente è gioco e distrazioni, orpello e rivalità e vanagloria per le ricchezze e i figli, null'altro. Come la pioggia: la vegetazione che essa produce piace ai coltivatori, poi si guasta, la vedi ingiallire, si secca, si sbriciola(57-20)

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Dio è mistero inaccessibile, Dio è trascendente; Dio è verità ignota agli uomini. A Dio il mistero dei cieli e della terra.A Lui è ricondotto l'ordine intero.(11,123)

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Se tutti gli alberi della terra diventassero calami, e il mare e sette mari ancora, fornissero l'inchiostro, le parole di Dio non sarebbero esaurite.(31,27)
 
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Nessuna costrizione in fatto di religione. La buona direzione si distingue da sola dall'errore.(2,256)

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Musulmani,ebrei,cristiani,sabei e chiunque abbia creduto nel divino e compiuto il bene avranno la loro ricompensa presso il Signore. Su di loro nessuna paura né afflizione.(2,62-5,69-4,124)

 

 

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Per una illuminante presentazione del Corano vedi "Il Corano senza segreti" di G.Mandel. Dello stesso autore, scheik khalifa sufi, è la ceramica.

 

QUEL CHE UN MUSULMANO RIGOROSAMENTE FA E NON FA

1) Guarda alla pari ogni essere umano, barbone o principe che sia, giacché solo davanti a Dio ci si prosterna. 

Anche Gesù insegnava una apertura interiore eguagliante laddove non viene fatta distinzione di rango tra il grande sacerdote, il pubblicano ed il reietto: Dio non fa figli e figliastri. Tra i tanti fa testo l'episodio della Maddalena ,la prostituta allontanata dai sacerdoti scandalizzati :"lei almeno ha amato , voi nemmeno quello!"

2) E' felice di ogni persona che compie il bene indipendentemente dalla sua fede, vedendolo solo per questo gradito a Dio. 

Anche Gesù insegnava la priorità della fede sul credo formale (Tra gli altri l'episodio del centurione romano...) della azione positiva sull'atteggiamento ipocrita degli integralisti che cercano plauso e consenso come dimostra la vicenda dell'esorcista estraneo:..."se egli fa il bene non è necessario che sia mio discepolo, l'importante è fare il bene."

3) Considera la politica come un impegno secondario e comunque nella sua terrestrità e contingenza che non deve distrarre dal compito principale dell'uomo, vicario di Dio in terra, di evolvere interiormente per cogliere la luce dell'anima divina, fonte d'ogni sapienza e giustizia. 

Anche Gesù considerava l'attaccamento farisaico alla politica religiosa del tempo( una commistione immorale di principi ideologici - psudoreligiosi con le leggi )come una esteriorizzazione che riduce l'uomo ad una bara imbiancata, effetto della morte interiore.Per cui netta deve essere la distinzione tra la politica e la fede:"date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio". E comunque ciò che importa è il regno dei cieli, ossia dell'Anima..."E lasciate che i morti seppelliscano i loro morti"

 

 

A chi va la salvezza?

C'era una volta un mullah che si domandava: chissà se chi non pratica la legge islamica potrà avere la salvezza? Nello stesso istante un bonzo si domandava: chissà se qualcuno che non segue il dharma può accedere alla salvezza? E sempre nel medesimo momento un rabbino si domandava: chissà se uno che non fa parte del nostro popolo eletto potrà raggiungere la salvezza? Ed anche un prete si chiedeva se fuori dal recinto cattolico si poteva arrivare alla salvezza. Ma c'era anche un santone indù,uno stregone sioux,un grande capo di una nazione,un cannibale del Borneo ed altri ancora. C'era anche un tale che si domandava se le galline fuori dal suo paese facessero le uova...Deve proprio essere un problema serio se così tanti illustri personaggi si domandano la stessa cosa: può esistere davanti a Dio qualcuno che non ha ricevuto le istruzioni di fede che ho ricevuto io per grazia di Dio?

( N.Nurettin )

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Il sole diurno tramonta ma il sole dei cuori non tramonta mai

anonimo citato da ABD.EL KADER


 
 

 

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