Se, nel corso dei secoli, non pochi dissensi e inimicizie sono sorti tra cristiani e musulmani, il Sacrosanto Concilio esorta tutti a dimenticare il passato e a esercitare sinceramente la mutua comprensione, nonchè a difendere e promuovere insieme, per tutti gli uomini, la giustizia sociale, i valori morali, la pace e la libertà"

Concilio Vaticano II (NOSTRA AETATE)  9Bpalma.gif (2680 byte)

 

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IL DIALOGO TRA ISLAM E CRISTIANITÀ'

premessa alle domande inviateci

E' un conto un dialogo culturale, basato su elementi concreti per una comune convivenza, ed è un'altro un dialogo teologico. Poiché la storia dimostra che i teologi di tutte le religioni spesso sono stati manipolatori capaci di veicolare fanatismo, ignoranza, terrorismo laddove ci sarebbe solo pace e amore, c'è da augurarsi  un laico e civile confronto piuttosto che dispute ideologiche. I   litigi e le intolleranze stanno già all'interno di un credo (vedi Rahner, Kung, Bof etc. e dall'altra i dissidi nelle scuole coraniche) figuriamoci fuori. Non importa siano talebani questi teologi, o ieri (ma anche oggi) coloro che hanno ideologizzato la santa inquisizione, le guerre sante contro i perfidi mori o i perfidi giudei. Gli artifici di queste  manipolazioni teologiche ricordano le tecniche sofistiche il cui fine esclusivo era di rendere convincente una tesi indipendentemente dalla ricerca della verità. Negli assunti dogmatici e scalette precomprensive nessuno sa di non sapere, almeno il buon sofista era consapevole del gioco. Tutti hanno la loro verità in tasca sotto forma di uno schema mentale recintato. Diversamente la mistica che ha unito cristiani, musulmani ed ebrei, poiché una si fonda su congetture razionalistiche, l'altra sull'impulso della fede.

Alcuni teologi cristiani affermano che non ci può essere dialogo teologico con l'Islam poiché i musulmani, dicono, considerano un libro, il Corano, Dio incarnato.  Ci sono anche teologi musulmani per i quali il dialogo è impossibile in quanto i cristiani considerano un uomo, Gesù, Dio incarnato. Par dunque ovvio a tutte e due che di fronte a simile paradosso ogni parola di incontro sia inutile.

Può capitare di trovarsi davanti ai teleschermi   un teologo cristiano ed uno musulmano che se ne dicono di tutti i colori. Ognuno chiede vendetta dalla storia e dall'attualità per i crimini a non finire dell'altro. Dice uno: possibile che non si denunci il fatto che tanti   cristiani siano perseguitati  in alcuni paesi musulmani, (segue un elenco) e che non si rispettino i più elementari diritti umani ? Possibile, dice l'altro, che non susciti orrore l'embargo contro la popolazione dell'Iraq attuato dai paesi cristiani quando  provoca centinaia di migliaia di vittime  innocenti ? orrore per le sommosse pilotate in Africa gli uni contro gli altri a colpi di macete, orrore della insensibilità contro il massacro dei musulmani ceceni e palestinesi ? Ma i cristiani cosa c'entrano? Protesta il primo. E i musulmani cosa c'entrano? Protesta il secondo. La diatriba incalza: - Eppoi la Scharia finisce per ridurre la religione alla politica ! -  Eh si perché la Chiesa non ha sempre vissuto come istituzione di potere e diplomazia politica? - ... E  l'invadenza dei  musulmani che non si adeguano ai costumi ed alle norme è un pericolo per l'occidente cristiano ! - Non è invadenza occidentale forse l'aver disseminato di coca cola , alcool , scorie pericolose tutta l'Africa e l'Asia? Missionari ovunque ?- Ma dietro c'è l'insegnamento alla libertà che ridà anche dignità alla donne ! - Ah si, a cominciare dai divieti all'uso degli anticoncezionali ed all'aborto!  proprio voi che inneggiate alla libertà considerate reato in tre stati USA  il solo parlare di evoluzione nelle scuole!  Ed ad ognuno par ovvio l'assurdità del punto di vista dell'altro. Poi si passa alla storia. Ognuno piange i suoi impalati ed arrostiti e cita le violenze perpetrate dall'altro. Alla fine si può concludere che religione sia l'equivalente dell' odio e del disprezzo. Basterebbe poco per convincersi che non è così, ma ci vorrebbero altri interlocutori, obiettivi, colti, senza pregiudizi. I mali ci sono, eccome, causati dall'ignoranza e dalle prevaricazioni, ma anche tante positività che permettono di guardare le cose dal punto di vista dell'altro, di far crescere la tolleranza ed un dialogo senza la pretesa di convertire ( che già, giorno dopo giorno, bisogna convertirsi a nuovi equilibri ed alla saggezza ). Ma qual è il teologo che non rinuncia al dogma di avere la verità, se non tutta, dalla sua parte ?

"Conosco il tuo punto di vista e capisco che la tua meta è identica alla mia,  cambia solo la via che conduce ad essa. Tu credi come me al Dio infinito, eterno, misericordioso. Che si incarni ( logos o verbo che dir si voglia) nel simbolo e nell'insegnamento di Gesù o del Corano è una prospettiva diversa che non ci separa poiché il materiale che costituisce la via è identico. So che dalla mia parte, prima che dalla tua, ci sono fondamentalisti incapaci di interpretare e distinguere,  manipolatori e proselitisti, ma essi non mi confondono. Il comandamento di Gesù era di coltivare l'amore ed il rispetto reciproco poiché Dio è amore verso tutti, indipendentemente dal loro credo (l'esorcista estraneo) e dalla  estrazione sociale (il centurione romano, il pubblicano, il samaritano...). Nel Corano ogni sura inizia "nel nome di Dio misericordiosissimo" ed è per ben tre volte ricordato che ebrei, cristiani, musulmani e chiunque creda nel divino e compia il bene avrà diritto al suo paradiso. Gesù non costringeva nessuno a seguirlo e nel Corano sta scritto a chiare lettere "nessuna costrizione in fatto di religione". So che dalla mia parte, prima ancora che dalla tua, ci si è infischiati di questo monito alla libertà. Per Gesù erano gli ipocriti, scribi e farisei che utilizzavano la religione per fini di prestigio e potere, i nemici della fede, coloro che confondono l'impulso autentico con una burocrazia legalistica e dogmatica, esattamente come per il Corano. I nemici del profeta erano appunto gli ipocriti soprattutto tra i musulmani stessi ed in una occasione anche un gruppo di ebrei. Io cristiano, non prendo alla lettera certi brani del tipo "solo gli eunuchi goderanno del regno nei cieli". Io musulmano so circostanziare i versetti al tempo ed al luogo in cui venivano rivelati ed estrarre quelli universali da quelli contingenti alle situazioni. Siamo persone capaci di autocritica e serena valutazione dei fatti, nulla abbiamo da temere l'uno dall'altro. Evitiamo l'ignoranza, le discussioni. Bastano poche parole per intenderci. Il buon operare per un bene comune e pluralistico è quanto ci importa. All'interno del mio credo ho scoperto il tuo, la  fede del cuore ci unisce non le chiacchiere"

 

D) Premesso che nonostante un pò di nostalgia dell'infanzia non aderisco alle credenze cristiane per cui anche il presepe per me è solo un pò di folklore, ho seguito la vicenda di Genova in cui in un presepe è stata messa una moschea insieme al muro che divide Gerusalemme. Sono rimasto sbigottito dallo scandalo che ha suscitato negli interventi di partiti politici (...) dai giornali e anche sulla rai. So anche di quel tale che sta facendo una crociata con fiaccolate e rosari contro l'Islam e ha bacchettato il cardinale per essere stato tollerante. Come dicevo, pur non essendo cristiano ho apprezzato il messaggio di pace  e in un certo senso sono rimasto offeso dalla sua rimozione. Cosa si può pensare da ciò? Sono più pericolosi i fanatici cristiani o quelli musulmani? E se anche i primi fossero pilotati o agenti dirottatori del pensare comune?

R) Al di là della cronaca ogni persona di giudizio deve pensare con la propria testa. Gli stessi fatti sono simboli e da come sono interpretati si svela la maturità e sensatezza di una persona. Ma un uomo di Dio in cuor suo trascende tutta questa miseria umana di beghe e devianze psichiche..

D) Ho ascoltato di recente una conferenza di un teologo che dimostrava la superiorità del Cristianesimo sull'islam dall'atteggiamento della preghiera. I cristiani hanno il privilegio di pregare a tu per tu Dio perche suo figlio Gesù si è incarnato nell'uomo nobilitandolo e i musulmani no. La storia prima o poi darà ragione al Cristianesimo. Cosa ne pensate?

R) La religione è una cosa seria, non può essere vissuta con lo spirito delle tifoserie sportive o della propaganda politica. In effetti ci sono teologi in tutte le sette religiose ufficializzate o meno dagli stati, che pur di difendere la loro ideologia e dimostrarne la superiorità inventerebbero qualsiasi cosa. Almeno il teologo islamico è vincolato ai passi del Corano, ripetuti per ben tre volte esplicitamente e decine di volte implicitamente, che ogni religione conduce a Dio: l'importante è fare il bene. Ovviamente la posizione della preghiera non dimostra niente bensì ha valore solo quello che c'è nel cuore. Esistono religioni in cui durante la preghiera si inchina tutto il corpo come nell'Islam e nell Buddhismo e altre come nell'Ebraismo e nel Cristianesimo in cui si sta eretti o in ginocchio, piegando in genere il capo per rispetto. Nel caso dell'Islam il movimento riassume l'attività creatrice divina che dal Sè (verticalità) si manifesta nell'orizzonte fenomenico, Islam significa appunto abbandono fiducioso in Dio.

D) Sono di fede cristiana, ma ho avuto un insegnamento spirituale da un grande Maestro hindu, che ha lasciato questa vita terrena da alcuni anni. Ammiro molto il vicario ( generale per l'Italia della confraternita sufi Jerrahi  -n.d.r.) Gabriele Mandel per la sua forte personalità , profonda cultura e spiritualità!  E mi piace molto il suo modo di parlare,perchè riesce ad essere semplice e quindi molto comunicativo, in modo che chiunque possa capire il suo messaggio!!!! Fatta questa doverosa e sincera premessa,arrivo alla mia domanda. Essendo cristiana , conosco il significato di "dolore e sofferenza" nel cristianesimo, ma non capisco perchè per i sufi è sinonimo di "ignoranza"! Vuol dire che ai sufi non è riservata nessuna sofferenza? (poichè elevati spiritualmente, quindi non-ignoranti)-Oppure significa che il dolore a loro scivola addosso e non accusano il colpo? 

R) (...) Che il male sia ignoranza è un motivo classico nella storia delle religioni ed è il caposaldo del Buddhismo. Poichè lei è stata allieva di "un grande maestro hindu" questi non poteva non averle insegnato che l'uomo è sotto il dominio di Maya/illusione/ignoranza e che il suo dolore nasce da esso. Finchè non si libera dall'ignoranza l'uomo continua a sbagliare e a vivere nel dolore, reincarnazione dopo reincarnazione.  Lei dice di conoscere il significato di dolore e di sofferenza nel cristianesimo in quanto cristiana, allora conoscerà anche una scuola di pensiero da Sant'Agostino in poi che considera il male mancanza di bene, ossia ignoranza. Perchè si stupisce allora se ha sentito dire da un sufi che il male è ignoranza? Mai sentito la frase "perdona loro perchè non sanno quello che fanno? ( e Gusù per i sufi è un Qutb, un polo di riferimento elevato) ". Mi istruisca e mi informi , se crede e per gentilezza, del perchè aldilà del sufismo si insiste così tanto su questo concetto.

D) Sì. Il  mio Maestro mi ha insegnato che l'uomo ,vita dopo vita, è nella maya-illusione-ignoranza, ma io personalmente non considero il dolore  come ignoranza, bensì come prove di questa esistenza terrena che ,ognuno di noi deve varcare e oltrepassare senza coinvolgersi troppo: cioè ,superare l'ostacolo, senza avvilirsi e andare avanti!   Io,riguardo ai sufi (che ammiro moltissimo) so ancora molto poco,ed è per questo che faccio domande simili:semplici e ingenue,forse!!! In più, sto imparando solo ora, che l'induismo ha molto a che vedere con i sufi! E,visto la mia ignoranza(non è ironia ,ma è la verità),posso sorprendermi ????

R) Lo credo anche io ( passare dentro l'ostacolo conoscendolo) . Splendido è  il poemetto di Giobbe nell'A.T. in cui tutto verte sulla prova. L'oro si forma nel crogiolo. La lama viene battuta e ribattuta prima di prender forma. Poi è terribile non sorprendersi più di non sapere ( lo diceva Socrate) poichè solo il bicchiere vuoto può essere riempito. Se un medico è ignorante quanto dolore può provocare! Se un politico è ignorante fa leggi sbagliate, crea disordini e sofferenza sociale e avanti. Ma non si danneggia solo gli altri ma se stessi, poichè tutto ritorna a chi lo causa ( chi di spada ferisce...) e tanti sono i detti a tal proposito dell'antico e del nuovo testamento.  Ma se scopro la mia ignoranza comincio a capire gli errori e a danneggiare meno gli  altri e me stesso, comincio a liberare la mente da forme devianti che mi fanno soffrire e fanno soffrire, ma è un lavoro che dura tutta la vita, e se Dio vuole, con tanti spazi di pace, serenità e amore.

D) Avendo letto l'ultimo intervento non sono d'accordo in quanto Cristo è una figura storica gli altri no, anche sull'approfondimento del telegiornale di giovedì 18 maggio lo hanno detto parlando del Codice da Vinci che se lo è inventato Brawn (...) che è un dato di fatto che Egli è il Figlio di Dio Risorto dai morti  e quindi non poteva avere rapporti sessuali pur essendo vero uomo e vero Dio, seconda persona della santissima Trinità (...)

R) Se  questo è stato detto alla televisione allora merita davvero attenzione e credibilità (!!!). Ma, mi permetta, lei è senz'altro particolarmente dotato di senso critico e quindi può cogliere, a differenza di altri, la possibilità che esista una lettura simbolica valida di per sè (tema così ben approfondito da  Yung o da Coomaraswamy, autori che certamente lei conoscerà)  e che comunque il credere alla resurrezione, come alla verginità della Madonna o al dogma della sua assunzione corporale nel cielo, non sia la stessa cosa dell'accettazione di dati storici ampiamente documentati. C'è insomma la possibilità che intervenga anche la speranza che le cose siano andate in quel modo, insomma un credere sulla parola tacitando i dubbi. E in ciò non c'è nulla di male, basta che il proprio credere non sia imposto ad altri non essendo verificabile al 100%. Per quanto riguarda il Codice da Vinci già se ne è parlato in questa rubrica, un lavoro su ipotesi con pochi dati certi, nulla più.

D) Ho trovato anche in questo sito la figura di Gilgamesch come prefigurazione archetipica di Cristo ma sinceramente non riesco a capire dove si trovano le analogie.

R) Il poema di Gilgamesch sembra tanto diverso dalla struttura del Vangelo solo ad una prima occhiata. Eppure l'eroe sumerico, figlio divino ma anche con una natura umana vive in quest'ultima la sua tragedia:  per riprendere l'immortalità divina patisce fino in fondo i limiti terreni  in estenuanti prove fino alla discesa agli inferi. Gli dei stessi contrastano la sua ricerca e lo fanno fallire: non riesce a risorgere col sole, vince di lui la gravità terrena. E' abbandonato dal cielo. Ma le vittorie sul male (rappresentato da giganti e esseri taurini (la forza bruta) riscattano l'umanità e ridanno speranza. La saggezza, l'umiltà conquistata sotterrano l'infantile senso di onnipotenza di Gilgamesh. Ormai è nel cuore degli uomini che della sua storia si cibano. Insomma si tratta di variazioni sul tema dello stesso splendido mito che la fede rende reale.

D) Vorrei segnalare quel che credo sia un gravissimo errore nella pagina 3dis.htm : << Dio, concedimi la Serenità per accettare le cose che non posso cambiare, il Coraggio di cambiare le cose che posso e la Saggezza per riconoscere la differenza. preghiera attribuita a Francesco d'Assisi .>>  Il buon S. Francesco d'Assisi non c'entra con questa preghiera che sebbene  attuale ed interreligiosa è molto più antica di lui. Trattasi infatti della traduzione di una preghiera Cherokee.  Credo sia rispettoso correggere l'errore.

R) Grazie per averci segnalato un eventuale errore. Questa è una frase  che talvolta è citata nelle antologie di saggezza o come prefazione ad un paragrafo. Non si dice "di san Francesco" ma "attribuita" a san Francesco. Potrebbe essere senza dubbio un'attribuzione fasulla. Del resto diversi testi  sugli indiani d'america (soprattutto quello su Alce Nero) sono stati criticati in quanto, vero o falso che sia, verrebbero plagiati detti di santi cristiani. Ma questo non è il problema. Una frase come quella in questione data la sua universalità, il suo buon senso quasi ovvio, potrebbe avere diversi autori, molti sconosciuti, senza che uno abbia imitato l'altro. In modi diversi si ritrova perfino nella saggezza confuciana. Insomma..."va da sè". Comunque sia all'occasione verificheremo se essa è presente già prima del 1600/1500 (ossia prima dei contatti culturali con gli amerindi)    nell'ambito cristano con l'attribuzione a Francesco d'Assisi.  in tal caso non è da escludere che anche san Francesco abbia realmente detto questa frase (ma siamo sempre nell'ipotetico: l'attribuzione si riduce spesso ad un vago "si dice che" senza una fonte sicura) . Sarebbe una ricerca scientifica interessante che può cominciare lei.

D) La sentenza che vieta il crocefisso in aula va contro una consuetudine consolidata come può essere il Corano nelle regioni islamiche. Non è forse sbagliato che la maggioranza debba negarsi qualcosa per le convinzioni contrarie di uno ? Non è più sensato che quell'uno si adegui? Questo ovviamente dovrebbe valere per tutte le leggi di uno stato democratico in cui gli interessi e pregiudizi di uno non devono prevaricare su quelli della maggioranza.

R) Certo. Lei ha ragione anche dal punto di vista islamico. Molti musulmani in Italia si sono dichiarati contrari a tale sentenza. (clik qui) . Del resto la figura profetica di Gesù è amata nell'Islam per cui solo una devianza di un singolo musulmano può portalo all'intolleranza verso un suo simbolo. Il simbolismo della croce come già ricordato sul caravanserraglio (clik qui) è anche dell'Islam, e se pure il musulmano creda che Gesù sia asceso al cielo ed un altro sia stato crocefisso al suo posto, egli è ben consapevole del valore di un simbolo che non è di sofferenza in se stessa ma di riscatto, di una risurrezione spirituale. In altri termini il Corano ricorda che bisogna morire prima di morire anche per poter apprezzare i valori ed i beni  che si riflettono nel mondo. In occidente dove l'unica direzione sembra essere quella dei soldi nel gioco consumistico (Mammona li chiamava Gesù: non potete seguire Dio e Mammona insieme) il simbolo del crocefisso è un ricordo di valori indispensabile. Poi, con una certa flessibilità (dato che l'aula è degli allievi e dovrebbero gestirsela, entro certi limiti, come credono) va pur bene  una Madonna od un San Francesco (altre due splendide ed amate figure nell'Islam), ma il simbolo religioso ha un'importanza sociale, psicologica e spirituale tale che non si può escludere con leggerezza.

D) Come imposta l'Islam il problema della razza? Il cristianesimo cattolico già ai tempi del fascismo si era detto contrario nonostante la mancanza di una condanna diretta alle leggi razziali fasciste tanto è vero che lo stesso razzismo fascista da biologico si è trasformato in spirituale (...) per accondiscendere alla Chiesa (...)

R) Questo è un argomento che oggi non riguarda nè l'Islam nè le altre religioni ma la scienza. Non è pure più un problema in quanto gli sviluppi delle conoscenze genetiche permettono di inquadrare in modo chiaro la situazione. Se col termine razza si intende una differenza genetica costante in un gruppo tale da differenziarlo da altri gruppi, non esistono razze umane ma solo l'enia umana in quanto questa differenza genetica costante tra i gruppi umani non esiste. Dal tronco umano iniziale africano le migrazioni ( a partire da 100/ 70.000 anni fa )   portarono l'uomo a colonizzare tutto il pianeta e per ultimo il continente americano (c.a  30.000 anni fa ) . Durante le migrazioni e gli stanziamenti in altre terre si verificarono i vari adattamenti all'ambiente con conseguente differenziazioni genetiche  sullo stesso patrimonio comune ereditato dagli antenati africani.  Tra la varie modifiche era necessario che si selezionassero tipi chiari al nord e tipi scuri al sud, gli uni per assimilare meglio i raggi del sole e permettere il processo di sintesi della vitamina d (altrimenti sarebbero morti di rachitismo), gli altri per difendersi dall'eccesso: il tutto utilizzando la stessa melanina. Ma anche in zone vicine le varietà ambientali finirono per provocare differenze  strutturali : in Africa la gente delle praterie si sviluppava in altezza (vatussi) mentre nelle foreste venivano selezionati dall'ambiente i più piccoli (pigmei). L'adattamento all'ambiente finiva così per determinare due tipologie partendo dagli stessi ormoni della crescita. Tuttavia le differenziazioni che si determinavano non hanno mai avuto il tempo per stabilizzarsi: le continue migrazioni, le invasioni,  gli scambi tra i gruppi   rimescolavano come un puzzle la situazione genetica per cui nei sottogruppi si finisce per ritrovare tutto di tutti. Detto in soldoni si può trovare un uomo di pelle nera con caratteristiche generiche asiatiche o europoidi ed un uomo di pelle bianca con caratteristiche africane. Anche le classificazioni generiche di europoide o asiatico diventano improprie considerando che i sottogruppi di un primo gruppo possono riportare le caratteristiche di un secondo gruppo e viceversa. La diversità umana sta a dimostrare da un punto di vista biologico il suo pregio, quell'adattabilità all'ambiente che le ha permesso di sopravvivere alle situazioni più difficili (tra cui le glaciazioni). L'ambiente infine ha permesso plurime evoluzioni di tipo culturale, tecnologico, artistico e religioso. I nomadi ed i sedentari svilupparono forme d'arte diverse, nei primi prevaleva il simbolo negli altri la rappresentazione concreta. L'idea di un Dio unico sovrastante il cielo e la terra emerge nell'immensità del deserto non nel variopinto e dalle molteplici forme del paesaggio mediterraneo. Nell'Islam, in modo particolare, fu evidente che l'universalità divina unisse anche tutti coloro che la pregavano, indipendentemente dalla loro terra e dalla loro religione. Non esiste nel Corano nè nella letteratura islamica il più piccolo accenno a quel che invece divenne problema (pur senza esserlo) altrove. Del resto i problemi ci sono laddove non c'è ancora la spiegazione .

D) Mi interessa la vostra opinione sul "codice da vinci" che riprende la storia del santo graal in particolare sulla possibilità che Gesù abbia procreato.

R) Più che studi storici sono romanzi che riprendono in modo divulgativo antiche tradizioni su cui se ne innestano altre inventate. Accanto a basi vere che danno un senso di credibilità al contesto troviamo ipotesi del tutto fantasiose su cui si monta tutto il resto. E' curioso  come molti siano  attratti dalla rottura di un tabù, ossia che Gesù possa avere procreato. Ma è un tabù cristiano non islamico in quanto è naturale che qualsiasi profeta e maestro abbia conosciuto l'amore. Ma alla fine questa fantastica genealogia cristica e qualcuno che pretende di diventare re come erede di Cristo  ci fa un pò sorridere.

D) Nel mondo cristiano è pieno di eventi miracolosi, per esempio la liquefazione del sangue di San Gennaro, la sindone oltre le apparizioni mariane, e il fondatore del Cristianesimo ha compiuto tanti miracoli a dimostrazione del potere di Dio. E nell'Islam c'è qualcosa di simile?

R) Nell'Islam la superstizione non è incoraggiata  neppure a livello popolare. E' comunque un dato di fatto che l'uomo sia condizionato da un io bambino affamato di "meraviglioso" quindi pari a quella cristiana la letteratura islamica è ricca di descrizioni di eventi miracolosi, anche il profeta Maometto, secondo Bukhari, ha mostrato ai meccani che chiedevano un miracolo, la divisione della luna. Di certo, millantatori di ogni genere, hanno sfruttato questa fame di meraviglie che c'è nell'uomo . Tra essi c'erano anche alchimisti che a furia di sperimentare ottenevano effetti chimici importanti. Era possibile, per esempio, preparare un gel mescolabile anche al sangue in grado di liquefarsi con un brusco movimento. Diverse chiese nel napoletano vantavano di possedere il sangue "miracoloso" e vedevano così aumentati i loro profitti.

D) Non è per polemica che dico quanto segue. Ma come è possibile un dialogo interreligioso tra Islam e Cristianesimo quando Cristo viene considerato unica via di salvezza da parte dei cristiani? I musulmani devono per forza accettare le altre religioni perchè il Corano le considera  salvifiche (cristianesimo ed ebraismo su tutte), quindi è un dialogo unilaterale, vale a dire non c'è dialogo. Tra l'altro io ( scrivete pure il mio nome)  mi sono scoperto musulmano proprio perchè i panni cattolici mi stavano stretti.

R) In questa rubrica non riportiamo il nome di nessuno. Ma, scusi, lei dove è rimasto? E' vero che ci sono ancora molti fanatici ed integralisti nel cattolicesimo ma ancor di più sono le persone di buona volontà ed intelligenti che non accetteranno mai la sentenza "fuori dal cristianesimo non c'è salvezza", soprattutto dopo il concilio vaticano 2°. Non abbia dunque una visione così cupa dei fratelli cristiani, il buon senso o la mancanza di senso si trova dappertutto, cerchi lei, se permette, di essere dalla parte di chi è salvo dal fanatismo, che il semplice fatto di essere musulmani non garantisce.

D) A livello di senso della giustizia il cristiano ha l'esempio di Cristo, che pur non andando direttamente contro le leggi del suo tempo e delle autorità religiose agiva indipendentemente da esse. Pedagogicamente   consigliava di essere "innocenti come colombe e astuti come serpenti" e di "dare a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio", ma secondo me, mi sembra evidente, intendeva che bisogna dare quel che è giusto e non quello che viene imposto tanto è vero che molto del Vangelo è occupato dalle invettive di Gesù contro scribi e farisei ipocriti e su tutto l'episodio della cacciata dei mercanti dal tempio. Il musulmano si trova invece in una posizione di partenza non critica come il cristiano in quanto ha già delle regole da rispettare.

R) Quanto lei dice su Gesù è condivisibile, infatti egli non era passivo nei confronti delle norme, dei costumi religiosi e civili dell'epoca, ma in un atteggiamento critico (che non significa "polemico" ma "valutativo")costante. Certe situazioni venivano da lui risolte effettivamente con astuzia: l'episodio dell'adultera, per esempio, con una tecnica che in psicoterapia viene definita di spiazzamento. Quindi se il cristiano segue l'esempio di Gesù è evidente che non considera le leggi, i costumi, le abitudini che si trova intorno  giusti di per sè, solo per il fatto che ci sono. Il senso di giustizia impone di non adeguarsi a leggi e a costumi ingiusti. Per quanto riguarda l'islam tenga presente che anche la vita di Maometto è stata condotta criticamente nei confronti di quanto era presente nella sua cultura, ed il suo agire e pensare era davvero fattore destabilizzante di interessi consolidati. Da lì guerre per eliminare lui e i suoi compagni. Maometto vinse ed operò la trasformazione mentre Gesù lo fece in altro modo, per via del solo  insegnamento (secondo i cristiani anche attraverso la sua morte, voluta e accettata come esempio della ingiustizia di "questo mondo" che bisogna superare). Poi, sia nel cristianesimo con l'avvento di varie Chiese, sia nell'Islam con i dettami interpretativi dei giuristi e degli imam e delle loro scuole, la religione si burocratizzò, per cui il cristiano ed il musulmano si ritrovano a livello individuale nella stessa situazione di partenza. Il senso del giusto e del vero ricominciano daccapo in ogni individuo ad investigare nel mondo esterno tramandato e ricevuto e da sempre ciò sarà contrastato dagli integralisti, dai fanatici, dagli opportunisti che "vivono" su questo tramandato.

D)"(...)Mi interessava la vostra opinione sul costruire scuole islamiche dove le donne vanno col sciador e moschee sul suolo cattolico italiano" (...)quando nell'Islam non si può fare niente che questa è la verità.

R) Stralcio solo una domanda dalla sua lunga lettera. Come succedeva già  in Andalusia, terra governata per otto secoli dall'Islam, dove non c'erano ghetti ma luoghi di studio in cui era garantito il pluralismo (in quanto il sapere  va oltre le differenze ideologiche : così era espressamente scritto perfino sulle porte delle università) così io mi auguro avvenga anche oggi:  anzichè ghetti religiosi concorrenziali, una scuola pubblica efficiente, pluralista, che prepari e qualifichi realmente non solo con le chiacchiere, dove non ci sia differenza di trattamento tra ricchi e poveri, chi può comprarsi la promozione e chi no, dove si impari il rispetto per le diversità avendo come fine il bene comune ed il sapere. Ma è solo una opinione che val poco davanti a chi ha già tutte le verità come lei.

D) (...) il rispetto della vita, della natura, non nasce dalla sua realtà spirituale? (...) come cristiano sento particolarmente il problema.

R) Meglio rispettare anche il senso dei termini. La vita non è spirituale (lo diceva anche san Tommaso d'Aquino). E' materia biologica come la psiche e le sue funzioni. Per spirituale si può intendere l'anima cosmica, l'atman indiano, ma anche il senso della "animazione" della natura, le leggi che permettono il coordinarsi della materia, quindi della vita e della psiche: l'azione di Dio, se vuole, il verbo. E allora il rispetto della vita e della natura ( ma anche di un testo sacro)  non si traduce in una idolatria dell'oggetto ma in quanto forma, opera di una realtà spirituale da sentire prima che da capire.  Molto istruttivi ho trovato gli scritti di san Bonventura e particolarmente l'itinerario della mente a Dio.

 

Pubblichiamo interamente questo scambio non per le gentili parole rivolte nei nostri confronti ma per evidenziare delle storie vissute di ricerca, con i dubbi e i sentimenti che le caratterizzano.

 

Domanda) Cari amici (vi chiamo “amici” perché penso a voi in questi termini, purtroppo non sono all’altezza di chiamarvi “fratelli”, anche se lo desidererei con tutto il cuore), vi scrivo per ringraziarvi.

Vi ringrazio di avere messo in rete il vostro sito, nel quale sto trovato le risposte a moltissime delle innumerevoli domande che mi stavo ponendo da anni (ne ho 59, e rifletto su questi temi più o meno da quando ne avevo 18), o comunque gli stimoli più efficaci per continuare a “cercare”.

Sono stata educata nella religione cattolica, che ho studiato per molto tempo con reale entusiasmo approfondendone numerosi aspetti; ma nel contempo studiavo anche Storia della Filosofia, e il conoscere tanti punti di vista diversi mi aveva condotto a pormi alcune domande fondamentali sul Cattolicesimo che dal Cattolicesimo stesso ricevevano risposte sempre più deludenti.

Poi ho conosciuto mio marito, di origine xxxxx, quindi di educazione xxxxxxxxxxx anche se non praticante. In lui un’analoga delusione era stata generata dall’Islam dei suoi genitori, persone ottime sul piano umano ma dedite ad una religione di formule vuote e di riti praticati unicamente per abitudine e dovere sociale senza comprenderne i significati.

Insieme abbiamo cominciato a cercare “qualcosa di più profondo”. Mio marito ovviamente conosceva l’esistenza del Sufismo, ma non ne aveva molte informazioni, quindi, come dire, lo “rispettava da lontano”, o forse, data la sua grande sensibilità, “sentiva” che questa sarebbe potuta essere la direzione migliore.

Per tanti anni abbiamo cercato chi ci potesse aiutare, ma per svariate ragioni non siamo riusciti a trovarlo. Poi mio marito ha contratto una malattia molto grave; per fortuna questa è andata in remissione, ma nel frattempo si erano presentate altre pesanti patologie… insomma, da più di dieci anni sta lottando per vivere, ed io lotto con lui, anche perché abbiamo un rapporto splendido e in pratica siamo una persona sola.

Dovendo trascorrere quasi ogni giornata dentro casa per assisterlo (ho infatti dovuto lasciare il mio precedente lavoro per questo), ho avuto il tempo di “esplorare” Internet, e alla fine, grazie a Dio, ho trovato il vostro sito.

Ormai sono mesi che studio ogni riga, ogni pagina da voi pubblicata - e naturalmente poi racconto tutto a mio marito, la cui vista si è indebolita a tal punto da non permettergli più di leggere.

Ebbene: è come se ci fossimo procurati una scorta di bombole d’ossigeno. Ogni volta che entro nel vostro sito è come se mi affacciassi dalla finestra su una vallata alpina, con la sua luce, i suoi profumi, il suo vento fresco e puro, la sua serenità. Il mio unico rimpianto è di non aver potuto conoscere il maestro Mandel, ma per fortuna di lui sono rimasti gli scritti. A me personalmente è di grande aiuto anche la vostra attenzione ai problemi della psiche: il professor Venturi ha fornito più di una risposta a domande che “prima” non sapevo nemmeno di nutrire dentro di me.

Quindi, insieme con mio marito, vi ringrazio. Ma vorrei approfittare per sottoporvi una domanda, se posso. Entrambi noi nutriamo un amore profondo di tipo filiale per la figura di Padre Pio da Petralcina. Mio marito, pur sapendo bene che il Sufismo è islamico, sostiene che sia stato una sorta di “sufi cristiano”. Durante le fasi più dure della malattia io personalmente ho tratto molto conforto dal pensare a lui, anche se non sono ancora in grado di distinguere se si sia trattato del semplice sfogo di un mio bisogno psicologico o se davvero lui mi stesse aiutando dall’aldilà. Potreste per favore dirmi che cosa pensate di lui? E che cosa pensate dell’ipotesi che le anime dei defunti mantengano la propria identità personale e possano qualche volta aiutare i viventi?

Vi ringrazio ancora, anche per la pazienza e l’attenzione che mi avete concesso, oltre che per il grandissimo conforto che offrite. Un saluto pieno di stima, e se me lo permettete vorrei dire anche di affetto.

 

R) Grazie a lei per le gentili parole. Gesù e Maometto rappresentano per i sufi dei poli di riferimento o qutb. Questo significa che c'è tra i sufi chi ha preso come esempio Gesù (come saprà il finale della croce e della resurrezione non è però contemplato dall'Islam, rimane comunque la pregnanza del suo valore simbolico). Tecnicamente il sufi ha come terreno religioso l'Islam ma i sufi hanno sempre detto di aver un piede in ogni religione a causa della loro comprensione universalistica del fenomeno umano. Padre Pio era un frate e il fondatore del suo ordine era Francesco, colui che ha portato il sufismo nel cristianesimo (ne ha parlato esaurientemente I.Shah nel testo "i sufi", G.Mandel e N.Venturi-vedi sezione studi/ conferenze). Inoltre l'aspetto sciamanico è evidente in questo frate, e la derivazione  sciamanica del sufismo è altrettanto evidente. Vede quante cose in comune si possono trovare. L'importante è, per il sufi, aver chiaro il centro da cui derivano i raggi, e allora, se è un buon sufi (o un buon ricercatore) saprà  discernere quanto di valido e sano incontrerà nella sua via. Auguri nel saper sempre trarre senso da ogni vicenda, lieta o negativa che sia. Cordialità, e rimanga in contatto con noi.

D) Da molto seguo con  interesse il vostro sito e apprezzo che visioni cristiane, islamiche e di altre religioni convivono in pace. Io sono cristiano ma più per tradizione che per scelta, credo anche io che il misticismo come esperienza del cuore permetta di superare le formalità religiose e di certe credenze. Ma sul piano pratico è importante la moralità della gente, pur essendo cattolico talvolta mi viene da pensare che la crisi morale che imperversa in Italia sia dovuta anche ad un modo troppo politico di concepire la religione da parte della chiesa, dove il laissez faire, il non scagliare la prima pietra, il porgere l'altra guancia sono pretesti per i compromessi e per non prendersi responsabilità. Nell'Islam forse c'è più impegno morale e coraggio nell'affrontare la delinquenza politica e degli affari, la corruzione insomma, per la decisionalità dello stesso Corano (...)

R) Grazie. Ridurre tutti gli uomini di chiesa, sacerdoti e laici a semplici spettatori delle miserie umane senza cercare di modificarle secondo intelligenza e giustizia è uno stereotipo. Lei sa benissimo che ci sono figure di alta statura etica ed umana tra i cristiani e che quell'aspetto che lei indica, per quanto diffuso, non rappresenta la cristianità, ma la sua ombra. Non è obbligatorio andarci sotto anche se per molti è la soluzione più comoda. L'Islam ha altri problemi e la propria ombra anche se tutto è riconducibile ad una scelta esistenziale... "molti sono chiamati ma pochi gli eletti", e certo definirsi cristiani o musulmani anche a voce alta non significa niente, sono le opere che contano.

D) Volevo sapere cosa ne pensate sulle dichiarazioni di Benedetto XVI sull'uso del preservativo da consentire in certi casi e sul burka che non è giusto vietarne sempre l'uso.

R) L'Islam ha sempre considerato l'amore anche fisico come un bene indipendentemente dalla procreazione ed inoltre ha favorito il controllo delle nascite per evitare guerre, fame e malattie, da qui non solo la liceità ma talvolta la raccomandazione nell'uso dei mezzi anticoncezionali compreso l'aborto. Il burka invece da un punto di vista islamico deve essere vietato in quanto è un costume non solo locale ma favorito da visioni settarie integraliste, esso lede la dignità della donna, la sua libertà di movimento ed ogni cosa che provoca lesioni fisiche e morali è vietata dal Corano. Cosa diversa il velo che pur non essendo obbligatorio (se non in moschea) il suo uso è lecito (forma simbolica di appartenenza).

Domanda) Recentemente ho letto un libro di Hans Kung il quale ritiene che negli animali superiori esistono già quelle caratteristiche tipicamente umane, non solo ovviamente l'intelligenza e gli stati affettivi che non ci sarebbe neppure bisogno di documentazione, ma anche il senso della fede e del libero arbitrio. Che ne pensa l'Islam?

Risposta ) Le ricordo che nell'Islam quando per bisogno si uccide un animale o perfino si taglia un albero bisogna pronunciare la frase "nel nome di Dio misercordioso misercorde" per rendere l'atto puro (halal). Questo significa rispetto per tutti gli esseri viventi, creature di Dio. Come dice lei "ovviamente" nessuno mette in dubbio le caratteristiche intellettive ed affettive degli animali aldilà di un credo. Diventa una riflessione personale quel che segue, ossia se esiste anche in loro un certo grado delle caratteristiche umane: arte, fede, civismo e libero arbitrio. Probabilmente c'è una continuità anche nelle pulsioni terziarie. Giorni fa avevo visto un documentario della national geographic sulle migrazioni, ( libero da ritocchi disneyani ), che documentava la morte di una femmina di zebra ed il suo piccolo che cercava di farla rialzare e rianimare. Il padre dapprima mostrava l'indecisione di rimanere col figlio o di continuare a seguire l'harem (che sarebbe stata la scelta ovvia, ormai il piccolo era spacciato in quanto le femmine di zebra non adattano i piccoli non propri) , guardando da una parte e dall'altra, per decidersi infine di aspettare il figlio. Ogni volta che il figlio lo osservava lui gli passava davanti per fargli memorizzare le sue striscie (così funziona per loro) segno di identificazione per i piccoli, poi l'intervento degli avvoltoi hanno fatto il resto costringendo il piccolo a scappare ed a seguire il padre. Alla sera hanno raggiunto il branco e non si sà come è andata a finire, di certo egli mostrava di saper quel che faceva. Insomma, ci troviamo davanti un animale che deve scegliere tra due soluzioni, che a modo suo valuta ed infine decide quella che gli pare più giusta. La cosiddetta "coscienza" nasce da qui. Ma questo a mio modo di vedere.

Domanda) (...) guardavo l'ennesimo video di Raimon Panikkar, mistico spagnolo cristiano, ho letto diverse cose scritte da lui, è una delle tante persone che stimo tantissimo come molti altri mistici , Gabriele Mandel,molti monaci tibetani, krishnamurti (filosofo come lui e mistico è lo stesso) ecc... e ho sempre cercato con volonta di verità  e  cercando sempre di non  cadere nell 'arroganza di cio che non possiamo conoscere,di seguire...c è una frase bellissima...che mi ha  emozionato davvero molto e cioè questa: AMARE IL NEMICO COME TE STESSO'.... ho capito che è una cosa importante.  potreste cortesemente scrivere qualcosa al riguardo? Sono davvero grato per le risposte che date grazie.

Risposta) Vede, la frase che lei cita può essere letta da diversi punti di vista, non necessariamente in conflitto tra loro. Se una persona la sta per ammazzare la reazione corretta è la legittima difesa, non una dichiarazione d'amore. Questo atteggiameno di amare chi ci fa del male  potrebbe anche non essere mistico ma patologico, componenti sadomasochiste non sono rare in certi comportamenti. Insomma, se è vero il detto di Gandhi: "occhio per occhio e dente per dente e il mondo diverrà tutto di ciechi e di sdentati" è anche vero che la vocazione al martirio per qualsiasi psichiatra non è sintomo di salute mentale. Andiamo nella pratica: gli ebrei avrebbero dovuto amare Hitler? E tutti quelli finiti nel gulag per le paranoia di Stalin avrebbero dovuto amarlo? L'amore non è più tale se diventa dabbenaggine o un modo subdolo di qualunquismo per evitare un'azione sociale di giustizia (gli schiavi dei romani avrebbero dovuto amare chi li frustava? O ribellarsi come ha fatto Spartaco ? Evidentemente c'è una ribellione giusta sul principio della legittima difesa. Se il mondo viene dato ai prepotenti, ai megalomani, agli stupratori, agli assassini, ai delinquenti, agli imbroglioni poichè non si deve fare giustizia ma amare è solo amare, bè, prepariamoci a dare l'addio al pianeta. Vale il concetto, a mio modo di vedere, delle due colonne portanti: la giustizia e la misericordia, l'architettura della casa si regge se le due colonne sono perfettamente equilibrate. Anche Gesù, a leggere tutte quelle invettive nel Vangelo contro gli scribi e i farisei (gli ipocriti, munafik in arabo, più che una categoria precisa) non era poi tanto sdolcinato ed incapace (come una certa iconografia lo rappresenta) di sdegno e di una legittima aggressività contro i sui nemici. Se poi vogliamo intendere che il mistico, colui che ha saggezza, prega che il suo nemico, vittima dell'ignoranza, recuperi il buon senso questo è possibile. In ogni caso, come diceva il prof. Mandel da bravo psicoterapeuta, nessuno è obbligato ad amare perchè questo è un sentimento irrazionale, ma rispettare si può e chiunque, se invece non reagiamo con la legittima difesa a chi ci vuole ammazzare siamo doppiamente colpevoli: abbiamo incoraggiato qualcuno ad ammazzare noi stessi ed è come se ci fossimo suicidati. Aggiungo ancora una cosa: ogni uomo ha la sua ombra, quel lato negativo che in alcuni diventa dominante. C'è in tutti ma non tutti lo accettano: facile infatti trasferire quel che si vede di negativo in sè negli altri: però è' un conto accettare la propria ombra, capirla, guidarla per renderla inoffensiva, modificarla un'altro conto amarla. Se io amo faccio mio l'oggetto del mio amore, mi identifico con la sua azione, quindi in questo caso libero i miei impulsi negativi  diventando dannoso per me e per gli altri. Si può evitare l'odio, questo si, e sarebbe di gran valore, e mai, come vuole il Corano, una persona deve essere torturata (fisicamente e psicologicamente) o uccisa deliberatamente.
 
( postilla - Yahya) Ci sono forse due ulteriori punti da non trascurare. Chi è il nemico? Il nemico è una prova della vita, una situazione in cui puoi alchemicamente temprarti. Quindi devi amare il nemico perchè ti fornisce l'occasione per la tua stessa tempratura. E' chiaro che questa visione delle cose non è semplice da acquisire, ci vuole un coraggio spirituale non comune e quasi disumano, tuttavia questo è il vero significato della frase "ama il tuo nemico" o "porgi l'altra guancia" .Un secondo punto è dato dalla consapevolezza e dalla grande pietà di chi sa. Un autentico saggio, vera rarità, non può odiare un nemico perchè un nemico compie atti riprovevoli di cui pagherà le conseguenze un giorno e nella sua stoltezza non si sta rendendo conto di quello che sta compiendo e quindi prova piuttosto pietà per quello sciocco. L'amore deriva come conseguenza della capacità di capire l'assoluta somiglianza fra il sè e il nemico perchè il saggio vede nell'altro quello che fu anch'egli in altre dimensioni e in altre vite. E questo non toglie, come evidenziato in certe pagine dei veda, che comunque agisca in difesa o offesa. Come sempre, però, stiamo parlando di altissimi piani spirituali che non possono competere a noi persone normali. Molti sapienti dell'antichità parlano a discepoli di altrettanta altissima spiritualità, trasposte in linguaggio comune per persone comuni le stesse parole sono ridicole e fuorvianti, purtroppo non rare nelle pagine di teologi e teosofi contemporanei.

Domanda) Seguivo proprio poco fa una nota trasmissione su rai uno in cui si interpretava la nota vicenda evangelica del figliol prodigo. Ecco allora che mi è sorta una questione: leggendo il Corano, sinceramente devo riconoscere che ben poche volte si pone l'accento sul concetto di amore di Dio verso gli uomini. Piuttosto, almeno nella sua lettura letterale, si insiste incessantemente sul concetto premio/punizione. Insomma, senza peli sulla lingua, il credente è portato ad operare in vista di un premio-paradiso godereccio e d'altra parte, al fine di evitare un terrificante castigo-inferno di fiamme e catene.
E' pur vero che nella Sunna i toni cambiano e vengono molto edulcorati: in molti ahadith il Dio giudice quasi spietato che calcola con tanto di bilancia le azioni degli uomini si trasforma nel Dio pietoso che, nonostante tutto, accoglie in virtù dei suoi nomi, il Clemente il Misericordioso. Ed è altrettanto vero che una ricchissima letteratura sufi pone l'amore al di sopra di tutto. Eppure, per chi volesse avvicinarsi all'Islam partendo dal suo cuore, il Corano stesso, credo che lo shock sarebbe fortissimo: troppo distante è, a mio avviso almeno in molti casi, dalla sensibilità comune dei giorni nostri. Quell'insistenza sul tema del castigo, sull'annientamento di quei popoli che rifiutarono il messaggio divino (pur sempre un loro diritto il farlo, anche se non quello di maltrattare i messaggeri), non vi pare faccia a pugni col nostro sentire?
Che ne pensate?

Risposta) Il Corano si rivolge a un certo popolo in una certa epoca. Un popolo che seppelliva vive le femmine appena nate ed in cui gli schiavi erano considerati animali. Il suo linguaggio non poteva che essere fortemente ammonitivo per gente dura di comprendonio. Nello stesso tempo lascia "per gente che intende" piani estremamente elevati ricordando che inferni e paradisi sono simboli e parabole, favole da cui bisogna trarre la verità. Il ritornello che il Signore è misericordioso (abbraccia tutti come la Compassione Divina dei buddhisti) è all'inizio di tutte le sure. Come al solito devo ricordare il "Corano senza segreti" di Mandel. Lì c'è tutto spiegato, compresi quei suoi dubbi. Poi se si vuole invece una letteratura spirituale diversa,  il Signore, dice il Corano, ha parlato in mille modi diversi, in ogni popolo e in ogni lingua. Se crede non faccia per lei non c'è problema, le vie sono infinite, l'importante è ricercare ed avere un cuore sincero. Poi un domani chissà, quel che sembrava indigeribile diventa un alimento squisito.

Domanda) Sono una cristiana cattolica e ho letto sul vostro sito quanto nell'Islam e nel Corano viene detto su Gesù.Sto facendo questa ricerca perchè non trovo timore di DIO, fedeltà e purezza nel mondo del cattolicesimo verso DIO, il Vangelo e Gesù sia tra i cosiddetti fedeli e sia tra i religiosi (chierici,alti prelati, suore e Papa).Tranne in alcuni e pochissimi uomini e donne giusti e fedeli a DIO e al Vangelo come certi missionari ed il Papa Giovanni Paolo II, per il resto vedo nella chiesa cattolica solo manifestazioni di ipocrisia,strumentalizzazione della parola di DIO (e pertanto bestemmia!)ai fini politici e di denaro, assenza del timore di DIO, vendita del potere salvifico di DIO come ad un discount, dottrine false come il magistero della chiesa e del Papa che con le loro interpretazioni sottomettono la parola di DIO alle loro logiche umane e di potere ed ogni altra sorta di abominio (vedi la pedofilia!!)quindi il tutto in una vera e propria apostasia figlia di Satana! Tutto questo mi fa soffrire moltissimo anche perchè oltre a quanto ho appena detto anche nella morale è tutto un disastro! Basti vedere i cosidetti cattolici osservanti come si adeguano con facilità sia nella morale che nei costumi alle logiche adultere dell'occidente!! E qui mi fermo, perchè avrei tanto ed altro ancora da dire come ad esempio per me come giovane donna, non riuscire a trovare più una cristiana umile e sottomessa a DIO sia nel ruolo di madre che di moglie ma anche come testimone femminile nella società per morigeratezza, pudore e castità abbigliamento compreso. Non è possibile avere solo le suore come esempio di donne votate a DIO. Io invidio come le donne mussulmane si velano sopratutto di questi tempi, non solo per loro libera scelta ma perchè si sentono spiritualmente in una condizione particolare e di dono della propria castità a DIO. In questa mia condizione spirituale e di fede e di mancanza di sintonia ed unione alla mia chiesa, sento di cercare il rapporto diretto con Gesù e con chi dopo Gesù ha dimostrato la stessa sua fedeltà a DIO. Ecco perchè sto in questo dualismo tra Cristianesimo evangelico ma anche Islam. Che cosa potete dirmi a riguardo? E' normale una situazione del genere? Si può conciliare? Dell'Islam mi attrae principalmente la sottomissione all'Onnipotenza di DIO, al timore verso di LUI,ad essere fedele sopra ogni cosa e a sperare nella sua Bontà, Compassione, Misericordia per la salvezza del corpo e dell'anima che solo LUI può sapere e dare aldilà delle opere visto che per quanto ci possiamo dare da fare restiamo impuri e nel peccato! Insomma datemi per cortesia un consiglio in tal senso! Come posso coindividere tutto questo e con chi?

Risposta)  Perchè allora non si fa suora? Ci sono bellissimi esempi come madre Teresa di Calcutta che era anche apertissima a tutte le religioni. Nell'attività religiosa di aiuto al prossimo (non è questo il rigore che cerca?) potrebbe conoscere meglio se stessa e valutare il senso della esagerazione di cui parla, poi si ricorda la frase di Gesù del vangelo "lascia che i morti seppelliscano i loro morti"? Una sorta del dantesco "non ti curar di loro ma guarda e passa"? Se siamo troppo occupati delle miserie di questo mondo come si può agire con letizia?

D) sono molto attratto dall'Islam e vorrei convertirmi. Il problema è verso i miei genitori.
Se io divento musulmano e loro rimangono cristiani vuol dire che bruceranno all'inferno perchè "Kafir" miscredenti?

R) Ciò che è importante non è convertirsi  ma maturare, cogliere la fede in modo adulto. E' preferibile la compagnia di un  cristiano equilibrato  a quella di un sedicente musulmano fanatico. Il Corano  più volte afferma che uomini e donne, indipendentemente dalla loro religione, se credono in Dio e compiono atti buoni avranno il loro paradiso. In altri termini il miscredente non è in rapporto ad una religione ma all'ignoranza che lo caratterizza.

D) Vorrei una vostra delucidazione a proposito del concetto di perdono (laicamente, al di là del cristianesimo e dell'Islam). Non vi sembra che in occidente sia usato a sproposito? I giornalisti  poco dopo viene commesso un delitto intervistano che so, la moglie, il padre, il figlio chiedendogli se perdona l'assassino prima ancora che venga catturato. Non c'è un atteggiamento facilone che interpreta male anche una eredità che tende a chiudere un occhio davanti alle prevaricazioni? Non porta questo a un "lo faccio intanto fa lo stesso"? Un mio amico insegnante mi raccontava che in certe classi hanno promosso ragazzi con file di quattro e che inoltre avevano fatto disperare i docenti. Promuovendoli non si incoraggia loro a peggiorare?

R) Certamente. E' una questione di riflessi condizionati. Se un errore viene premiato si rinforza l'atteggiamento negativo. Quel che è da premiare è il comportamento corretto. In termini giuridici è  la "certezza della pena" che viene a mancare. Una società che vive questa confusione viaggia verso la propria autodistruzione in quanto è una necessità della sopravvivenza della psiche umana il senso della giustizia (al di là di ogni becero legalismo buracratico) . La cosa più grave che costituisce  devianza sociale è il non porsi la domanda se c'è pentimento reale ( comprensione dell'errore, volontà e bisogno interiore di correggersi) in chi ha commesso un crimine. Il Corano e il Vangelo parlano di perdono in presenza di un reale pentimento. Se quest'ultimo diventa una barzelletta tipica : "lo faccio...intanto poi vado a confessarmi" evidentemente non ha valore, il perdonare 77 volte 7 del Vangelo è ovviamente il solito paradosso dei testi sacri da non prendere alla lettera (come il "beati gli eunuchi" che c'è chi si è evirato davvero). Vero: ogni crimine e ogni criminale va capito (compreso un Hitler o un moderno cannibale) ma capire non significa giustificare e simpatizzare col male. Il rischio è proprio questo che il comportamento deviante (chi frega gli altri per esempio) non solo si perdoni immediatamente o si giustifichi in modo qualunquista (lo fanno tutti) ma che venga preso in simpatia e allora l'organismo sociale si disgrega a danno di tutti. Il giusto e l'utile non coincidono più. Cosa si perdona e cosa c'è da perdonarsi quando non c'è consapevolezza degli errori che danneggiano in egual misura se stessi e gli altri ?

Domanda) Ho letto l'intervento sul perdono in senso cristiano. Vorrei aggiungere che ci sono altri passi del Vangelo in cui si usa una visione paradossale da non prendere alla lettera. Per esempio la parabola del pastore che abbandona le altre per salvare quell'unica che è scappata non finisce per privilegiare l'attenzione verso il male a scapito del bene comune? Parlo da persona pratica. Se in una classe ci sono uno o più elementi che disturbano, gli insegnanti sono costretti a dedicare le loro energie a questi anzichè al resto della classe positiva, per salvare uno, e poche volte avviene, ne va di mezzo tutta la classe (...) come insegnante (...) ritengo si debba dare priorità all'insieme e non al caso particolare (...)

Risposta) Anche se non diceva di essere un insegnante si sarebbe capito lo stesso. Per intanto la parabola evangelica dà per scontato che le altre pecore siano al sicuro nell'ovile, se non fosse così il pastore sarebbe uno stolto. Il Vangelo, con questi paradossi, vuole portare l'attenzione verso qualcosa, in questo caso di "non abbandonare nessuno". Una classe come ogni gruppo umano è fatta di specifiche individualità  e tra esse può esserci chi sfida e prevarica sul gruppo  o chi deve tenere una ragionevole disciplina (gli insegnanti nella scuola). Nella misura del possibile l'insegnante dovrebbe cercare di recuperare al decoro civico chiunque evitando di stare al gioco del ragazzo della provocazione e della sfida. Non è facile ma si può.  Mantenendo serenità e compostezza d'animo, evitando di fare sermoni e di arrabbiarsi, si può evitare di essere complici involontari di questi squilibri nell'ambiente umano. Partendo dal principio che non si può modificare nulla se non noi stessi ci si avvia a rinforzare le proprie capacità e la propria serenità (estendendola intorno) la qualcosa funziona certamente di più di qualsiasi tentativo di "salvare" chichessia.

D) Sono un cristiano che già da alcuni anni ,prima per curiosità intellettuale, poi per la ricerca di un cammino spirituale si è avvicinato all'islam. Fino ad un anno fa ero in contatto con alcuni amici musulmani (la maggior parte provenienti dal Marocco) e frequentavo saltuariamente una moschea...Avevo iniziato a praticare la salat (seppur non assiduamente...), con questi amici per due anni di seguito ho vissuto il ramadan come digiuno e come ricerca di Dio...poi per motivi di lavoro mi sono allontanato dal luogo in cui incontravo questi amici e perdendo questo contatto, ho abbandonato il cammino di quella ricerca...Ho una grande nostalgia nel cuore e il desiderio di essere guidato...Inoltre vivo in ambiente e in una famiglia cristiana dove ho difficoltà a palesare quella che ormai è più di una curiosità intellettuale...Mi chiedo: cosa fare? Mi chiedo: si può entrare nell'islam, essere musulmano, fare shahada, senza mostrarlo pubblicamente in famiglia e a coloro che mi sono accanto? Inoltre per il tipo di lavoro che attualmente svolgo mi sarebbe assai difficile presentarmi (qualora la mia ricerca approdasse verso quel porto...) come musulmano...Insomma "nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura" come dice il poeta...Cosa fare? (...)

 R) C'è una storia raccontata nelle sue varianti anche da Saa'di, eccellente mistico sufi, nella quale i mori conquistano un reame cristiano guidato da un re saggio, aperto e tollerante. Il re non si mostrò per nulla sconfortato dalla sconfitta ammettendo invece di essere fedele all'Islam. Allo stupore dei presenti spiegò che se si fosse palesato come musulmano non avrebbe potuto fare quel che ha fatto in un regno di cristiani...e così continuò a governare. Ora, lei mi dirà che l'ammissione di essere musulmano poteva essere una mera mossa politica ma questo non è importante. Importante è che amministrasse con saggezza e tolleranza, cristiano o musulmano che fosse.  Se poi  per diplomazia  portava simboli a cui non credeva ciecamente il bene del suo operato giustifica tale comportamento. Non le pare? Se poi ancora fosse stato un sufi, bè, avrebbe fatto dipingere o scolpire nella sua cappella  (come c'è di fatto in alcune moschee)  i simboli di tutte le religioni come raggi che conducono ad un unico centro.

Domanda . (...)Studio il Corano da circa due anni e c'è una cosa che non mi è chiara. Da quello che ho capito, sia i Caldei, di cui anche Abramo in origine faceva parte, che i Magi che i Sabei erano astrolatri. Il Corano però equipara i Caldei ai miscredenti e mette invece i Magi e i Sabei fra la gente del Libro. Che cosa differenzia i Caldei dai Magi e dai Sabei ? Potete aiutarmi per favore a chiarire questo aspetto ?

Risposta.Le allego una nota sui sabei del prof. Gabriele Mandel, recentemente scomparso (schaikh naqschbandy di rito antico e khalyfa Jerrahi) della sua traduzione del Corano (UTET) . Anche se non risponde alla sua domanda chiarisce  come i sabei fossero astrolati ma anche il forte influsso dello zoroastrismo sulla loro religione, cosa che ha potuto accomunarli, mentre i caldei erano conosciuti come indovini e per gli idoli antropomorfi che ricordavano quelli adorati nella Kaaba (oltre ad aver la fama presso gli ebrei di essere stati gli "eversori di Gerusalemme").

Personalmente ritengo che in un qualsiasi testo considerato sacro e rivelato si debba distinguere l'aspetto ispirato, percettivo spirituale, che di si voglia, da quello materiale che riguarda le informazioni dell'epoca di chi lo scrive. Questo per evitare situazioni da Galileo, per intenderci. Il profeta dell'Islam conosceva storie ed era informato secondo la cultura dell'epoca, nonostante questo  il Corano ha sorpreso molti, come J.Coustau che è rientrato nell'Islam (per l'Islam ognuno nasce musulmano, ossia credente in Dio, poi le varie culture differenziano il suo credo), per alcune rivelazioni scientifiche sorprendenti per l'epoca. Cionostante il Corano non è un testo scientifico nè un testo storico per cui non va letto in quell'ottica. In numerosi passi il Corano insiste sul fatto che uomini e donne, e chiunque prega nel divino e compia opera buona indipendentemente dalla sua religione, quegli è nel giusto. Questo è l'essenziale, che poi il testo si serva di antichi esempi come Noè, Mosè e Abramo per ricordare come "ogni nazione e ogni tempo ha avuto il suo apostolo" e di altri esempi negativi per evidenziare il traviamento, tutto questo era già nei racconti dell'epoca, troppo facile  pensare che tra questi i Caldei venissero additati come idolatri  e distruttori del tempio del Dio unico (.2-Cronache 36,17) ?
 

D) Premetto che mi interesso di religioni ma non sono praticante di nessuna di esse (...) A prescindere dalla situazione del prete pedofilo di Genova, il problema di queste perversioni non sta nella concezione sessuofoba che c'è nel cristianesimo al contrario delle altre religioni? lo stesso Gesù della chiesa non è forse presentato come sessuofobo? Non vorrei toccare la sensibilità di qualcuno ma ho letto nel vostro sito diverse analisi psicologiche disinibite per cui mi sono permesso di essere esplicito.

R) C'è chi vede nel cristianesimo problemi sulla sessualità che sarebbero inesistenti nelle altre religioni. Certamente per il principe Siddharta (il Buddha) per Abramo o per Mosè, per Maometto o per Confucio, l'amore sessuale era una ovvietà, mentre in Gesù è taciuto come un fatto che non lo riguardava.  Questo perchè teologicamente è stato sviluppata una idea su di lui come figlio di Dio, figura che evidentemente lo astrae da quei bisogni istintivi di tutti gli altri esseri umani e animali. Da qui anche teorie monofisiste che lo dipingevano quasi uno spirito che fingeva di avere un corpo. Nella versione teologica finale della chiesa cattolica si disse che era vero dio e vero uomo, situazione però che crea problemi logici. Se era vero uomo doveva anche avere tutti gli istinti degli uomini, compresa la pulsione sessuale. Quest'ultima è stata invece estromessa per cui il pensiero che   lo attraessero le donne e facesse l'amore con esse finì per apparire blasfemo. Deduttivamente molti hanno concluso quindi che se Gesù non aveva pulsioni sessuali la naturale attrazione tra i sessi è un male anche se non era nell'intenzione della elaborazione teologica di cui si parla. Insomma in alcuni cristiani, pochi o tanti non importa, si è creato il problema del sesso proprio riferendosi al loro modello. Quel che conta in fondo è  l'insegnamento magistrale e universale del maestro ebreo oltre il dipinto letterario, ed è un vero peccato dimenticarsene pensando a queste complicazioni frutto delle rielaborazioni figurative di Gesù nel linguaggio della filosofia greca.

Domanda) (...) Ho trovato scritto su Famiglia Cristiana un commento sulla masturbazione. E' affidabile questa opinione della Chiesa Cattolica, cosa ne pensa l'Islam e il Sufismo? Qui sotto il testo: "La masturbazione è uno dei frutti perversi che nascono dall’albero della lussuria, cioè da quella inclinazione permanente e radicata che spinge la persona a comportamenti contro la castità. Si pecca contro la castità con la masturbazione, ma anche con pensieri, sguardi, atti, da soli o con altri, con uomini o con donne, con donne sposate o nubili, da ragazzi, da adulti... Il vizio della lussuria apre un orizzonte di male estesissimo che immerge la persona in piaceri che offendono la dignità dell’essere umano e ottundono lo spirito. La masturbazione può essere legata a tempi o a situazioni particolari di vita, e può scomparire con il cambiamento di queste situazioni. È un peccato oggettivamente grave, ma può avere delle attenuanti in forza delle circostanze in cui si verifica, fino al punto di ridurne al minimo la colpevolezza morale (cfr. Catechismo della Chiesa cattolica, n. 2352)."

Risposta) Famiglia Cristiana è una rivista cristiana interessante e con articoli in genere equilibrati. Col suo mensile Jesus si apre anche a notevoli spunti di riflessione spirituale. E' evidente che le domande morali a cui rispondono i loro collaboratori devono tener conto delle impostazioni catechistiche della Chiesa. La domanda che lei ci fa , tagliamo corto, esige una risposta psicologica. La masturbazione fa parte dell'istinto sessuale e come tale, in sè,  relazionata alla fase adolescenziale e a situazioni particolari, è naturale. Diventa devianza quando il soggetto rinchiudendosi nel piacere soggettivo si sottrae alla ricerca di condividere i propri affetti, sentimenti e pulsioni sessuali con un compagno dell'altro sesso. Osservando  la vita degli altri primati, soprattutto dei bonobo, la masturbazione è una pratica comune, e con essa l'espressione della sessualità anche promiscua con partner del proprio sesso. I gruppi in questo modo riescono a sfogare l'aggressività mantenendo i rapporti tra loro pacifici. Ovviamente l'uomo è un animale culturale ( o animale mistico come diceva il cardinale Lustiger) più complesso ma le strutture istintuali nel suo encefalo subcorticale sono identiche per cui non si può parlare dell'uomo in astratto come se il corpo e i suoi istinti fossero un'appendice esterna. Insomma la sessualità va vista all'interno della libido in generale, della ricerca del piacere, e nel modo in cui è vissuta si può tracciare quel confine che delimita il legittimo dall'illegittimo. E' illegittima la sessualità quando è violenza, quando non vi è consenso reciproco,  nelle perversioni, quando si traduce in sofferenza e angoscia. E' spendida quando è legata all'amore e al rispetto del prossimo. Nessuno vuole demonizzare un ragazzino per il naturale interesse per il proprio corpo, anche i redattori dei catechismi, a meno di essere vittime di ossessioni e fobie personali di tipo ideologico. Nelle parole di Freud la masturbazione coincide con la fase fallico-narcisista a cui seguirà quella genitale. La castità, secondo Freud, permette di mobilitare l'energia (la libido) sul piano sociale, ed in parte questo è vero: una società edonista e narcisista come la nostra è priva di slancio ed impegno,  pronta al crollare come quella dell'antica Roma che viveva sui suoi allori, vero anche che l'odio per i legittimi piaceri comporta forme nevrotiche e di rigidità assai pericolose per il singolo e per la collettività. Ci vuole insomma buon senso evitando posizioni estremistiche. A questi criteri di equilibrio crediamo si debba ispirare un buon musulmano e altrettanto un buon cristiano.

D) Ho visto ieri su LA7 una discussione in cui c'era il filosofo Giorello e monsignor  Fisichella, insomma un confronto tra clericali e laici. Alla domanda della moderatrice su che cosa poteva opporsi alla causa di beatificazione di papa Giovanni Paolo 2° mons. Fisichella rispondeva che il fatto che il papa avesse baciato il Corano come, e sottolineo il come, fosse un libro sacro, aveva dato adito a critiche e opposizioni. Questo insistere su posizioni del tipo "noi abbiamo la verità rivelata gli altri sono dei poveretti da convertire" mi ha portato a distaccarmi dalla chiesa ma non dal cristianesimo che considero sempre la mia fonte primaria di religiosità pur depurata dai dogmi costruiti nei secoli, non con questo non  trovo ispirazione in tutte le altre forme di religiosità, se c'è un Dio si è rivelato necessariamente a tutti fuori da scalette temporali e spaziali.

R) Lei dice bene, se c'è un Dio esso si è rivelato oltre le scalette temporali e spaziali, ossia da quando l'uomo è arrivato ad una certa soglia di percezione o qualsiasi creatura ipotetica nell'universo necessariamente è nata un'acquisizione di tipo spirituale. Il Corano cerca di allontanare il pericolo di queste posizioni fondamentalistiche, (io ho la vera religione, sono un eletto perchè ho delle credenze diverse dalle tue) con molti versetti riportati più volte in questo sito, in cui si ribadisce che i testi sacri, le religioni i saggi di tutti i popoli sono da rispettare e da seguire. Anche il cristianesimo si apre all'universalità mettendo in evidenza la priorità della fede e delle buone opere sulla appartenenza specifica a un credo, su tutti l'episodio dell'esorcista estraneo, ma il bisogno psicologico infantile di un senso di identità reclama una superiorità di un gruppo fisico ed ideologico sugli altri. E' storia purtroppo di sempre, ma c'è sempre stato chi supera questi confini, spesso trappole che bloccano una vera evoluzione interiore.

D) Ogni religione dice di essere quella vera e relega come sottoprodotti le altre, per questo volente o nolente non conducono tutte al fanatismo ?

R) Non sono le religioni a dichiararsi "la Verità" relegando le altre a "sottoprodotti" ma i burocrati delle religioni, chi vive materialmente su di esse. Ogni religione afferma un principio universale, insegna la pace,la fratellanza, l'amore, per cui chi coglie questa essenza la troverà anche fuori dalla forma specifica della sua, coi sui dogmi e folklore .Se per alcuni la religione è fanatismo e paranoia, un modo per sentirsi superiori, per altri è una strada sicura che conduce al rispetto, alla stima di chi cerca Dio in modo diverso. Eppoi, in fondo, c'è solo un modo che è quello del cuore che illumina anche l'intelligenza, chi lo coglie ha scoperto non solo l'essenza della sua ma di tutte.

D) Che differenza c'è tra  il fondamentalismo islamico e quello cristiano ? Tra il terrorismo di stato o imperialistico e quello di risposta alle prevaricazioni? Si può giustificarne uno a scapito dell'altro? Evidentemente no.  Già lo svalorizzare  con garbo o con cattiveria le altre religioni enfatizzando la propria  è fondamentalismo. Al di là che di mezzo ci sia il controllo ideologico e gli interessi del potere economico   oppure una ristrettezza mentale, la sceneggiatura del nemico invadente dal quale bisogna difendersi per poterlo emarginare eppoi annullare  è una finzione ben congegnata, le prove per dimostrarlo  sono tutte fatte e utilizzate ad arte, roba politica insomma !  Il discorso è complesso : che il fondamentalismo islamico sia anche un effetto del colonialismo occidentale che tuttora persiste in un'altra forma per il controllo delle aree petrolifere, che il  il terrorismo  si chiami anche "embargo" il risultato è che violenza genera violenza come tra israeliani e palestinesi ed allora si esasperano anche i contenuti religiosi (...)La cosa più strana è che gli occidentali hanno armato ed appoggiato i gruppi fondamentalisti, i dittatori fino a quando sono stati dalla loro parte poi gli hanno fatto la guerra con enfasi da crociata: la democrazia contro i barbari!

R) A cosa serve fare domande quando ci si dà una risposta da soli?

D) Se ci sono personaggi di poco più di due secoli or sono come Cagliostro in cui non si sà dove inizi la storia e finisca la leggenda,a maggior ragione su figure di venti secoli fa come Gesù e Maometto di 14 secoli fa. La fede dunque è per forza cieca.

R) Per quanto riguarda il profeta dell'Islam la convergenza dei documenti su di lui pervenutici è una garanzia sufficiente per la sua storicità e questo vale per il Corano. Poi sta alla persona farsi una idea su di lui da tutto il materiale che lo riguarda. Molti, che non sono nati nell'Islam, hanno riconosciuto in lui una figura dal valore etico e spirituale autentico e si sono accordati alla tradizione che lo annovera come profeta. Su Gesù il tema è più complesso (veda Gesù nell'islam). Su di lui ci è pervenuto un materiale eterogeneo e molto di questo è stato fatto sparire durante i secoli, rimane comunque, pur senza un documento storico contemporaneo della sua storicità, un valore simbolico assoluto. Ci sono personaggi e situazioni dell'antichità più documentate con sicurezza di altre recentissime per cui non si può giudicare in base alla locazione temporanea. Di Cagliostro, in effetti, dai dati storici sicuri si trae ben poco, il resto è interpretazione fantastica. Per ultimo la fede è un impulso verso il divino e non va confusa con credenze specifiche. 

D) Quale attendibilità hanno le conventucole , istituti, associazioni di musulmani italiani? Si criticano le une con le altre, pontificano e si proclamano portavoci del maomettanesimo. Sembrano Chiese fondamentaliste. Per me è solo un casino. Che devo pensare?

R) Evviva la sincerità!    Nessun musulmano può arrogarsi il diritto di rappresentare l'Islam (il termine maomettanesimo non è corretto) . O se si vuole ogni musulmano lo rappresenta, ed è proprio dal pluralismo, dalla diversità che nasce il valore dell'insieme, la umma. Altrimenti si verificherebbe un'appiattimento da gregge, l'accettazione passiva al comportamento e alle idee del gruppo, ad una autorità anche quando sono deleterie. Abu Bekr, primo califfo e successore del profeta, assumendo il mandato, disse che avrebbe cercato di fare cose giuste ma se avesse sbagliato invitava a correggerlo. Quale lezione per sempre ha dato ai musulmani! E' opinione di chi risponde che dietro l'atteggiamento del pontificare si nascondano facilmente politica e  interessi. L'Islam non è una Chiesa ( una docente e l'altra discente) con le sue gerarchie ma una comunità fatta da individui responsabili. Ma in mezzo gli ipocriti che vogliono comandare, legiferare per usare gli altri non mancano, come dappertutto. Da questo casino, come dice lei, ci si può sottrarre solo attraverso la fede , l'intelligenza, la cultura. Insomma la "maturità umana": quando non si chiede più a qualcuno cosa si deve pensare e cosa si deve credere in un mondo dove non manca mai chi  vuole manipolare gli altri, decidere per gli altri. Sii te stesso...

D). Mi sento libero con voi di aprirmi. Alcuni mesi fa mi sono convertito ufficialmente all'Islam (...). E' stata una scelta difficile in quanto ho trovato sulla mia strada musulmani che anziché invogliarmi a entrare nella grande comunità mi distoglievano per via o del loro fondamentalismo (con la solita lettura mitologica della creazione ), o del loro seguire questo o quell'autore tradizionalista quasi come se l'islam e la sua mistica dovessero per forza essere passati secondo quell'ottica, o  ancora dall'enfasi formale e morbosa. Eppoi fanatici integralisti in lotta contro tutti per far vincere i loro pregiudizi. Ma sono andato avanti. Ho incontrato anche buoni musulmani (...). Studiando il Corano e l'Islam ho capito che quanto veniva presentato come islamico dagli occidentali e dai fanatici musulmani non corrispondeva al senso di questa religione. Mi ha mosso soprattutto il senso del Dio infinito, inconoscibile che c'è dentro di me e che ho ritrovato nel Corano e nei mistici musulmani. E la stima verso il Profeta, su di lui la benedizione, come uomo autenticamente ispirato. Quindi ho accettato la convenzione dell'inviato di Dio valida per lui e che conferma altri, quelli che in altre religioni e filosofie sono chiamati profeti e saggi. Ho scoperto l'Islam nella sua apertura che stimola il libero pensiero e la ricerca del sapere , il suo senso democratico laddove non ci sono gerarchie di addetti al sacro. Non ho trovato dogmi e mitologie da credere per forza, tutto è ragionevole ed umano, se non il mistero di Dio che pur è misericordia e vicinanza maggiore di quella che si ha nei confronti di se stessi. L'Islam riscoperto è forse oggi davvero, così credo, l'alternativa ad un occidente che sta rovinando il pianeta, che sfrutta l'uomo e la natura poiché non rispetta la creazione dove ogni forma ed evoluzione riporta al Suo Creatore. L'Occidente non ha alternative, è chiuso, capitalismo e comunismo e suoi derivati fascisti sono il rovescio di un'unica medaglia, non ci credo nè ci ho mai creduto, ideologie che finiscono solo con la sopraffazione. Quello che di positivo c'è in esso è dato da uomini liberi ed amanti del sapere nelle arti, nelle scienze e nel sapere, quelle che l'Islam ha fecondato in Europa fino all'illuminismo, senza fare, comunque, per carità, della storia dell'Islam tutto rosa e fiori poiché gli ipocriti e i pazzi sono dappertutto .. Adesso sono musulmano,  ma forse come tanti altri vivo l'Islam senza dirlo , troppi pregiudizi (...). Ma sono in pace. (...)

R) Grazie. E' una esperienza la sua che merita attenzione.