MISTICA ED ISTERIA

dott. prof. Nazzareno Venturi 2004

Il saggio completo è stato pubblicato sulla rivista sufismo (2007) Sulla rivista "Sufismo" ( http://www.rivistasufismo.it ) per problemi di impaginazione le note didascaliche  sono state accorpate nel testo ( pag. 22 e 23)

(ogni trascrizione completa o parziale dei saggi presenti sul caravanserraglio, spesso provenienti da pubblicazioni copyraght, può essere fatta solo tramite autorizzazione )

Due sono i pregiudizi comuni nei riguardi della mistica: il primo, erede di un atteggiamento riduzionistico di tipo positivista, inscrive tutta la fenomenologia mistica nel comportamento alienato, il secondo, di tipo popolare, la accetta indiscriminatamente come prova di santità e di presunti contatti con la vita ultraterrena. Nel 900 diversi studiosi hanno cercato considerare questa materia  in modo obiettivo distinguendo il moto alienato di competenza psichiatrica da quanto invece rientra nella normalità della dinamica sociale  e della vita psichica. L' approccio scientifico è diverso da quello religioso: quest'ultimo  cerca di distinguere la vera e la falsa apparizione, il vero e il falso "posseduto" , il vero ed il falso miracolo, dando per scontato che esiste questo tipo di realtà ( la possessione demoniaca , la apparizione di una divinità, l'intervento di un Dio...) . In altri termini la valutazione dei casi rientra in una precomprensione  del mondo dogmatica . Va da sè che come un cristiano non può accettare i criteri di accertamento delle reincarnazioni del buddismo lamaico per le investiture religiose così un buddista nei riguardi del metodo di convalida cristiano delle apparizioni mariane. Esistono dunque dei contesti culturali che circoscrivono in se stessi l'esame dei propri miracoli e dei fenomeni mistici.

L'antropologia, la psicologia, la storia delle religioni devono necessariamente oltrepassare il determinato culturale e rimanere altresì  libere dall'aspetto confessionale in quanto la specifica credenza inficierebbe una libera ed obiettiva ricerca. Nella scienza non si può fare apologetica, tutto può venir messo in discussione. Ciononostante il singolo studioso non necessariamente deve essere agnostico come Ernesto de Martino (1960) nella introduzione del buon lavoro di James H.Leuba (la psicologia del misticismo religioso pubblicato da Feltrinelli ) fa intendere. Uno psicologo può essere cristiano, musulmano, buddista senza che l'ideologia pregiudichi il suo lavoro. Per alcuni nel momento che lo scienziato è un credente, sottomettendosi ad una autorità religiosa ed ad una ideologia, non può più rimanere libero ed obiettivo. E' sicuramente un rischio ma l'intelligenza permette anche di interpretare al di là di una burocrazia religiosa e del già dato in livelli tali da non compromettere la libera ricerca.  E' quel che caratterizza anche gli autentici mistici :  l'universalità della loro ispirazione (vedi Dante e Rumi, San Francesco e Tagore )  li ha resi simili facendoli entrare  nel patrimonio spirituale di tutta l'umanità oltre i confini delle specifiche credenze. Così nella scienza: l'oggettività dell'interesse permette di superare i particolarismi ed indagare liberamente senza preconcetti.

Ma anche i moti alienati vanno aldilà di un contesto particolare: l'isteria, che già Ippocrate aveva definito malattia, non è cristiana o hindu o islamica ma si manifesta con fenomeni analoghi. Il catalogare tra le devianze certe manifestazioni che il sentimento popolare inscrive nella spiritualità non significa irriderlo. Anche la semplicità del fideismo può essere genuina . Nè  i casi associati all'isteria in certi santi vogliono sminuirne il valore, ma nella generalità siamo solo di fronte a patologie. I distinguo sono a latere. 

Il quadro sintomatologico dell'isteria è spesso legato alla simulazione ed alla teatralità come se il soggetto con certe scene di pianto e di grida, sfoghi emotivi accompagnati talora a bestemmie o a segni religiosi, pseudodemenze ed amnesie, al senso di un groppo alla gola (bolo isterico) che non permette di mangiare obbligandolo al digiuno,  barcollamenti e paralisi, volesse richiamare l'attenzione per comunicare qualcosa di sè di cui non ha consapevolezza. Spettacolari sono le somatizzazioni  nelle quali l'isterico riferisce il suo vissuto religioso.

L'ulcerazione isterica: gonfiori sanguinanti  sono stati registrati in certi soggetti durante il venerdì santo, tra spettacolari contorsioni ed urla di dolore ad imitazione delle sofferenze di Cristo. Stimmate: è da notare come si producano sul dorso e sul palmo delle mani in quanto l'iconografia cristiana rappresenta Cristo crocefisso inchiodato alla croce nelle mani. In realtà i romani inchiodavano nei polsi, la sola collocazione che permetteva di reggere il peso. Ma la somatizzazione avviene richiamando immagini famigliari anche se sono in contrasto con situazioni realistiche. Questo avviene anche nelle allucinazioni: ogni popolo ha avuto ed ha le sue apparizioni, proiezioni psichiche di immagini e contenuti caratteristici ai contesti culturali: ad un hindu appare una sua divinità, ad un buddista il Budda, ad un cristiano una Madonna. Questi fenomeni  possono manifestarsi  a livello collettivo, una partecipazione simbiotica ad una attesa condivisa in tanti: anche gli ufo sono legati a simbolismi religiosi, particolarmente al salvatore che scende dall'alto. Può succedere che la stessa isteria, causa o concausa di alcune malattie (paralisi e cecità nervosa su tutte) le risolva in un clima teatrale miracoloso, allo stesso modo di come l'ossesso (per le religioni: l'indemoniato, un poveretto che nell'infanzia è stato terrorizzato dall'ambiente familiare con racconti di demoni, peccati ed inferni) si libera dalla sua ossessione (dal demone) attraverso spettacolari riti esorcistici. Banalmente verrebbe da dire che chiodo schiaccia chiodo, ma senza consapevolezza abreativa il problema viene solo accantonato. Il chiodo và rimosso. Quando il soggetto non riesce a reintegrare significativamente e realisticamente in se stesso (nella sua vita, nella sua storia) alcune rappresentazioni che compaiono negli stati isterici esse agiscono in modo autonomo ed ipnotico con effetti patogeni.Nel mondo islamico osserviamo i casi di isterismo non nelle figure di rilievo (che poi sono tutte sufi) ma in quelle secondarie spesso legate a degradazioni del sufismo come nel malamitismo e nel marabutismo, alcune descritte da Sha'rani nelle tabaqat (  tradotte da V.Vacca in " santi musulmani" per conto dell'UTET). Questo perchè i sufi, facendo proprio il monito del Corano di cercare il sapere, sono sempre stati eclettici, amanti della scienza. La loro via mistica è andata di pari passo a quella della ricerca psicologica per arrivare ad una fede pura, non alienata. Certo le eccezioni non mancano ma sono da confinarsi nelle degenerazioni del sufismo, non nel suo spirito. Ibn Battuta, il Marco Polo dell'Islam (vedi in "studi") ha incrociato nel suo peregrinare gruppi di asceti in cui il dikhr (rito religioso con musiche e danze) si riduceva ad un fenomeno isterico. Nel cristianesimo invece troviamo personalità importanti come santa Caterina da Genova e santa Teresa d'Avila sicuramente affette dall'isteria, almeno in certi periodi della loro vita. Ciononostante queste figure posseggono valori elevati (oltre la stessa  contestualità culturale)  tali da non permettere di ridurle a semplici casi psichiatrici. Con buona perizia J.H.Leuba aveva notato che santa Teresa d'Avila confondeva i gradi della trance estatica con l'evoluzione spirituale, più lo stato è passivo ed inconscio più, secondo la santa, si è perfetti (nelle mani di Dio). Leggiamo:

 " La confusione grossolana implicata nella dottrina sistematica di santa Teresa ha annebbiato non solamente lo sguardo dei teologi, ma anche, fino a un certo punto, quello di alcuni psicologi. In compenso, essa non ha profondamente influenzato le esistenze degli stessi mistici. Il più alto periodo del loro corso spirituale- il periodo di attività esterna al servizio di Dio-in cui, secondo loro stessi, si sono sentiti più vicino a Dio, smentisce in maniera categorica la teoria della perfezione concepita nel senso della passività. Lontani dall'essere diventati strumenti passivi nelle mani di Dio, puri e semplici automi, si comportano allora, durante i periodi di attività, da individui autonomi, capaci di determinare se stessi, pur considerando i loro progetti volontariamente conformi alla volontà divina" (op. cit. pag.201).

Figure come madre Teresa di Calcutta e Gandhi rappresentano l'equilibrio tra il sentirsi parte viva di un insieme significativo , che è precipuamente un senso della fede ( ben descritto da A.lowen nel suo "la spiritualità del corpo" ed. Astrolabio)  ed il senso autonomo, decisionale, responsabile, individuato del proprio io. Jung avrebbe parlato di integrazione tra il Sè e l'io. L'accettazione di questa significatività trascendente della vita,  che si traduce nel semplice intercalare islamico "insh'Allah" ( a Dio piacendo) stimola ed integra un'azione lucida e coordinata. E' da notare come nel sufismo il maestro vigila affinché l'allievo non indugi negli stati estatici.  Questi ultimi , attivati anche  durante il dikr con tecniche precipue, servono per alimentare il conscio, per ridare energia realizzativa, senso ed armonia ai propri stati, e non sono fine a se stessi. Da questo punto di vista santa Teresa d'Avila  indugiando nel suo castello interiore manifestava quei sintomi di isteria ipnoide che solo in un secondo tempo supererà, quando si prodigò fondando ed organizzando nuovi monasteri con una lucidità esemplare. Ancora Leuba:

 "le meraviglie della trance e l'inabissarsi nell'ipnosi avevano perduto ai loro occhi buona parte della prestigiosa aureola dei primi tempi, ed erano stati confinati, proprio come gli eccessi di ascetismo, in un rango di secondaria importanza" (cit.pag.201)

E' importante quindi per i mistici lo "stazionare" in una saggezza profonda (derivata anche da quegli stati estatici rivelativi, che spostano i confini oltre l'ego)  che permette di ritrovare nell'azione l'equilibrio e l'armonia, la lucidità e l'efficacia. I mistici agiscono considerando quanto è utile in modo adulto e non rimangono narcisisticamente ad osservarsi nè trovano piacere ad essere ammirati come "santi". L'isteria quindi di santa Teresa d'Avila è da confinarsi nel suo periodo visionario quando ha elaborato l'immagine del castello interiore. Questo ha una doppia interpretazione: da un punto di vista rappresenta la ricerca della propria realtà psichica, quasi una raffigurazione mentale delle proprie attività cerebrali, dai propri stati emotivi ai ricordi, alla fantasia in una discesa nel laboratorio alchemico, dall'altro punto di vista, proprio per il fatto che è un "castello" e non una normale dimora, può sottintendere un compiacimento paranoide della propria presunta superiorità (essere santi, importanti o potenti) . Dall'osservazione psichiatrica  e dalla psicologia del profondo questo simbolo può associarsi a stati deviati. Lo stesso G.Jung durante un delirio al seguito di una malattia si sentì trasportato fuori dalla terra, la vide dall'alto fino a uscire dai confini dell'universo in un castello dove la sensazione era quella dell'eternità e della comprensione  globale di tutta la propria vita.  Jung considerò comunque questo vissuto psichico una esperienza fondamentale che lo mutò profondamente dandogli la certezza di un altro piano esistenziale trascendente. La voce del medico curante lo riportò "sulla terra" ma diverso. Non necessariamente dunque questo simbolo riferisce di uno stato paranoico, ma certamente sta sul filo di un rasoio sotto il quale c'è uno stato alterato ( come del resto ogni stato mistico) .Nel processo realizzativo la chiusura nella propria monade ( il sistema di difese a complessi irrisolti)  una volta reintegrato il sè  ( succede ciò anche quando una psicoterapia si conclude con successo) si risolve in una riappacificazione  con se stessi e col mondo ormai visto con una saggezza e tolleranza prima insospettata, forse perchè percepito in tutta la sua  effimera realtà. Il castello si scioglie (la casa in rovina, simbolo più confacente usato da altri  mistici come Rumi)  per liberare la vita dello spirito. La propria vita individuale non è più percepita separata da quella totale. Non c'è più nulla da dimostrare e da esibire(e l'isteria come abbiamo visto è imprescindibile dall'esibizionismo), se non per questioni tecniche e pratiche, ma solo da fare, dell'essere per fare.

 

appendici con immagini

 Sulla rivista "Sufismo" ( http://www.rivistasufismo.it ) per problemi di impaginazione le note didascaliche  sono state accorpate nel testo ( pag. 22 e 23)

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Nell'immagine, tratta da una miniatura persiana, lo sceicco Nasruddin taglia il ramo su cui si appoggia sotto lo sguardo stupito delle persone: è un isterico che vuole attrarre l'attenzione o un maestro che vuol dare un insegnamento, è dabbenaggine o altro ancora? 

C'è comunque una zona di confine tra follia e misticismo determinata soprattutto dall'ambiente sociale: la stessa persona in un contesto diverso, storico e culturale, può passare per folle o per santa, avrebbe insomma  opportunità e credito precipuo a quel contesto, tema che già Focault nella sua "storia della follia" ha trattato ampiamente. Nel lavoro di Catherine Clement e Sudhir Sakar, "la folle e il santo",ed. Corbaccio, vengono paragonate due figure, una il santo indiano Ramakrischna, l'altro una poveretta rinchiusa nel manicomio di Parigi e curata dal celebre  Janet il quale ebbe a scrivere  che essa, in un'altra situazione storica, sarebbe stata considerata una mistica. Viceversa diverse figure di santoni orientali, in un quadro culturale positivista, presentano sintomatologie sufficienti per essere internati. Gli autori del libro hanno anche esaminato le somiglianze tra i due a livello fisiologico e comportamentale come base presunta di un paradigma che unisce tutti mistici oltre i contesti culturali. Esiste comunque la differenza che distingue il moto alienato da quello autentico, essa sta nel principio di realtà, nell'attenzione della persona al mondo in cui vive ed in cui si adatta senza  per questo rinunciare ad essere se stessa, ai propri pensieri e sentimenti. Esiste insomma la capacità di valutare la situazione sociale, gli usi e costumi ed interagire efficacemente e costruttivamente con essi, capacità appunto di intendere e volere. Inoltre il delirio o la crisi isterica non hanno nulla che che vedere con gli stati estatici : il mistico mantiene comunque il senso critico e il dubbio. Ci si dirà che esiste una psicosi dissimulata, ma uno psicotico al contrario di un mistico non reggerebbe a una semplice intervista strutturale, ossia a un dialogo che impone di risolvere contraddizioni e obbliga ad approfondimenti.                       

Nella immagine  Avicenna cura un paziente affetto da passione amorosa ( le manifestazioni di gelosia esagerata sono simili a quelle isteriche ma a differenza di quest'ultima hanno un decorso circoscritto alla fase biochimica  dell'innamoramento.)

Secondo l'ordine sufi Chisti diffuso prevalentemente in India, le malattie di origine psicosomatica ( ossia affezioni corporee causate dalla mente) o somatopsichica (e viceversa disturbi mentali causati da fatti organici) derivano dallo squilibrio dell'essere umano, quando ormai è dominato dal maqam an-nafs, ossia dall'istintualità, dalla passionalità, dall'ambizione egoica di emergere su tutti. Questa pulsione primitiva, genetica, comune nella natura che esaspera il senso di sopravvivenza individuale, nell'uomo diventa non solo dannosa  per gli altri  a livello sociale ma si ritorce negativamente  sul se . Deve esserci insomma un equilibrio tra gli stati (istinto, ragione e spirito sociale o se si vuole biopsiche/archeopsiche, neopsiche ed esteropsiche) affinchè non si determino delle malattie. E' indubbio che una ritrovata serenità ed armonia interiore agisca positivamente sia sulle condizioni organiche che ambientali in un circuito sempre più virtuoso . In più, secondo i Chisti che credono alla reincarnazione, questi squilibri patologici che non permettono all'io di essere libero nell'anima, sono il frutto del proprio passato sovraindividuale . 

manicomio di Edirne

Negli ospedali islamici e soprattutto in quelli psichiatrici si badava a creare condizioni ambientali di bellezza ed armonia ritenute di estrema importanza per la guarigione. Spazi ingentiliti da piante e disegni geometrici , forme cromatiche adeguate ( giacchè il colore influisce fortemente sulla mente) giardini con fontane, musiche: insomma un ambiente umano e naturale che valorizzasse la bellezza e la vita. Una istanza oggi universalmente ammessa ma in gran parte disattesa. Nella foto tratta dal libro "la malattia mentale nel medioevo islamico" di D.De Maio ed. del Corriere Medico, l'ospedale psichiatrico accanto alla moschea di Beyazit II a Edirne dove i pazienti coi loro vestiti di seta venivano curati anche con musiche e aromi (non escluso il vino ai depressi).

  Giuliano Fornari : disegno di copertina del libro di Paul Chauchard "la nostra mente" fisiologia del cervello e del sistema nervoso, Sansoni 1979 (vedi recensione su questo sito)

 Il sistema limbico

 

Il concetto di isteria sembrava essere relegato  come  termine generico ottocentesco quindi sostituito con diagnosi di  disturbi somatoformi (dolori non individuabili dagli internisti) dissociativi ( scissione della personalità con incapacità di strutturare la memoria della propria vita) e di conversione ( cecità e paralisi  nervose) ma oggi attraverso la spect ( tomografia computerizzata a emissione di fotoni singoli) e la pet (tomografia a emissione di positroni)  si è potuto visualizzare le parti  del cervello  che si attivano quando il disturbo si manifesta.  Detto in soldoni si verifica un corto circuito cerebrale ogni qual volta appaiono i comportamenti isterici. Le zone del cervello che si attivano durante lo stato di profonda meditazione o di estasi sono invece altre rispetto a quelle dell'isteria e ben diverse sono  le manifestazioni. Che poi nella storia delle religioni ci siano figure a loro modo  borderline, ossia al confine di questi due stati,  invoglia ulteriori ricerche e approfondimenti, può succedere infatti che certi loci cerebrali siano coinvolti in momenti ritenuti mistici ma anche schizofrenici od epilettici. Vediamone qualcuno: gli attacchi epilettici che coinvolgono il lobo temporale determinano  stati onirici di derealizzazione e depersenolizzazione, l' alterazione del meccanismo cerebrale che controlla l'intenzionalità provoca confusione tra lo stato di sogno e di veglia tipica degli schizofrenici, l'insensibilità corporea nei momenti di trance comporta il blocco dello stato limbico e particolarmente dell'amigdala, quindi l'emozionalità ma ciò è dovuto anche a traumi capaci di provocare stati catatonici ( evolutivamente spiegabili come meccanismo di difesa della preda che si finge morta). Comunque aldilà di patologie neurologiche oggi evidenti che spiegano  fenomeni una volta considerati sintomatici di malattie mentali ( come quello dell'associazione tra colore e note musicali ben descritto dal neurologo V.S.Ramachandran in "Che cosa sappiamo della mente" ed Mondadori, ) bisognerebbe considerare che ogni manifestazione umana, sana o squilibrata che sia, potenzialmente è contenuta in ogni cervello: il santo e il mostro ed ogni archetipo pensabile sono nell'umanità di ogni individuo e non è il fato a decidere chi li incarnerà. Nonostante negli ultimi decenni sia stata sempre più deresponsabilizzata la persona dando all'ambiente o alla genetica (o comunque a fattori fisiologici) le cause del benessere o del malessere psicofisico al centro rimane l'io: le sue risposte all'ambiente e a se stesso  costituiranno la  sua storia, condizioneranno il suo corpo e l'ambiente. Quel che il buddhismo considera come karma , il dinamismo di azioni e reazioni corrispondenti (concetto presente anche nell'Islam , nell'ebraismo e nel Cristianesimo) non è una favoletta, ma è  tangibile anche sul piano clinico (Yung lo collegò anche alla sincronicità): si è responsabili della propria evoluzione ed armonia: è un compito che sta nelle nostre mani per tutta la vita, se Dio vuole.