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MEDICINA SUFI

dott. Maurizio Cusani - Milano 2004

 

I sufi sono i mistici dell’islam.

Nel mondo cristiano siamo abituati a pensare ai mistici come a uomini che si separano dal mondo, entrando in confraternite religiose o praticando l’ascetismo eremitico. Questo non esiste, invece, nell’islam. Il mistico islamico, il sufi, infatti, pratica il mondo, ha un lavoro normale con cui deve saper mantenere se stesso e la propria famiglia e se ha figli, meglio!

E con tutto ciò il sufi dice "Nel mondo ma non del mondo", indicando, cioè, che pur non rinunciando ai suoi doveri familiari, civici, politici e religiosi, tuttavia, nel suo animo, lui rimane completamente distaccato dalla realtà, cercando di non dimenticare mai di appartenere solo a Dio.

Anche il percorso mistico dei sufi, tuttavia, non è solitario, ma avviene in confraternite, rette da una gerarchia al capo della quale c’è un maestro. Ogni confraternita ha le proprie regole e le proprie tecniche proprio come nel mondo cristiano i benedettini, i francescani e i gesuiti hanno tradizioni e modi di operare diversi fra loro, rami diversi dello stesso albero.

Inoltre i sufi dicono di se stessi: "Noi bevemmo questo vino prima che la  vigna fosse piantata". Significa che il sufismo è una talea gnostica inserita  nell’albero islamico da cui sugge nutrimento e a cui dà frutto. Ma  il sufismo altro non è che l’erede di tutta una serie di tradizioni antiche che derivano dallo sciamanesimo neolitico. In qualche modo si può dire che il sufismo nasce con l’uomo.

Il sufismo è la Tradizione. Per tradizione intendiamo un insegnamento il cui cuore non cambia mai e non è mai cambiato, ma la cui forma continua ad essere in movimento, perché le etiche e le civiltà umane sono sempre in cambiamento. Altrettanto il sufismo continua a cambiare nelle sue apparenti manifestazioni, nelle diverse epoche, per poter mantenere intatta l’antica originalità, la Tradizione.

La medicina sufi coincide con la medicina islamica perché quasi tutti i medici come i filosofi e gli intellettuali islamici dell’età d’oro erano, in realtà, sufi. I medici sufi trassero le loro conoscenze dal mondo greco-romano, egizio ed ebraico, persiano,indiano e, persino, cinese. Basti pensare che la parola âl Kîmiyâ (da cui derivarono i termini europei alchimia  e chimica) probabilmente deriva dal cinese Kim-Ia (o Gin-ii): cioè liquido per produrre oro.

I Sufi hanno sempre considerato l’uomo non diviso in mente e corpo, ma in una prospettiva olistica, come un’unità inscindibile. Se Galeno affermava che il temperamento dell’anima seguiva l’andamento del corpo dando voce alla malattie somatopsichiche, fu Ishaq ibn Imran il primo ad asserire che poteva succedere inequivocabilmente anche l’opposto.

Bakhtyshu anticipò di quasi un millennio il concetto della differenza fra medicina  psicosomatica e somatopsichica. E indicò come il trattamento terapeutico dovesse essere condotto sia sul corpo che sulla mente del proprio paziente.

Fin dal secolo nono DC, in ambito islamico, il matto non viene curato come in occidente  con la metodica Celsiana (fame, vinculis, et plagis), ma in ospedali appositi ovvero in specifici luoghi come oggi, tramite metodiche come la balneoterapia,  la cromoterapia, la musicoterapica (di cui avete avuto un esempio un anno fa  a Varese), l’olfattoterapia, forse addirittura la terapia psichica familiare, la dieta e farmaci. La psicoterapia è già presente con Razi e Ibn Sina mille anni prima di Freud e Jung.

Nel mondo greco-romano c’erano giganti come Aristotele, Ippocrate, Platone, Galeno,  ma nel mondo islamico non c’è solo traduzione ma anche una ricca elaborazione culturale con Razi (persiano), il turco uzbeko Avicenna (Ibn Sina), Averroè (Andaluso), Maimonide ( ebreo spagnolo). Razi (854-925) conosceva l’effetto placebo. Uno dei suoi aforismi diceva: "Fai presto a utilizzare un farmaco nuovo, finché è ancora efficace". Un altro suo aforisma intrigante: "Chi interrogherà molti medici, commetterà molti errori". Esistono molti aneddoti dei procedimenti psicologici di Razi. Uno di questi è la storia di Razi e dell’emiro di Bukhara:

C’era un emiro che non si muoveva più dalla sedia bloccato per  una misteriosa malattia articolare che nessun medico riusciva a guarire. All’inizio anche Razi fallì. Allora Razi lo condusse in un luogo per  lui sicuro, dopo aver apprestato un cavallo e un mulo fuori, pronti per fuggire, e minaccia con un coltello l’emiro insultandolo sempre più pesantemente, finché l’emiro non cerca di aggredirlo, accecato dall’ira, e si alza dalla sedia. Razi fugge e si allontana dal suo regno. Mentre a Bukhara si grida al miracolo, l’emiro riceva una lettera da  Razi che gli spiega il suo metodo. Aveva infatti capito che non sussistevano malattie organiche che gli impedivano il moto. L’emiro fu molto riconoscente.

Ibn Sina (Avicenna) anticipò di otto secoli i principi della farmacologia clinica, dall’effetto placebo alla monoterapia, dai concetti di latenza terapeutica  agli elementi di cronobiologia, all’importanza della pratica terapeutica. Avicenna, nell’anno 1000 circa, non solo sa che esistono la malattia psichica e il disturbo psicosomatico, ma sa anche come disattivarlo.

Di fronte al ragazzo che non vuole mangiare il cibo normale, perché si crede un bue. Ibn Sina, che capisce come la denutrizione peggiori il suo stato psichico, prima  accoglie la richiesta di farlo mangiare vegetali come un bue , poi lo invoglia a mangiare cibo che assomiglia a quello del bue, ma contiene carne, e poi accetta di ucciderlo facendo  finta di essere un macellaio. Ma, trovandolo troppo magro, insiste nel farlo mangiare finché il ragazzo, che intanto assume altre terapie, non accetta più di farsi macellare e rinsavisce. Oppure di fronte alla ragazza che sta morendo di inedia e non può confessare a nessuno la sua passione d’amore, perché disonorerebbe se stessa e la sua famiglia, Ibn Sina, che sospetta qualcosa, la fa sedere su un lettino, la fa parlare della sua vita fino a che nota un aumento delle pulsazioni cardiache quando ella parla di  una certa città e poi di un certo quartiere, poi di una certa casa, finché non scopre  il ragazzo causa della sua passione e si può avviare il caso alla soluzione.

E’ lo stesso metodo di Freud di quasi mille anni dopo:distendere un paziente  sul divano, soli, in una camera tranquilla, e farlo parlare, manovrando la discussione e facendo lavorare il proprio intuito. Questi non sono casi isolati, ma è una solida strategia raccolta non solo in una aneddotica   popolare (le favolette dei sufi) ma in trattati scientifici, quando l’occidente era in preda alla barbarie.

Il Canone di Avicenna fu studiato nelle Università mediche europee fino a oltre il 1500-1600.

Nel 705 viene documentato un asilo per pazzi ad Aleppo. Nel 707 a Damasco. In questi anni inizia una politica sanitaria sociale con case per ciechi, lebbrosari e ospedali pubblici gratuiti anche per gli stranieri finanziati dalle casse statali. Nel nono secolo Razi dirige un vero ospedale a Bagdad: Il Bimaristan (Ospedale) fondato nel 750 dal califfo abbasside Al Mansur  Al Ghazzali (1058-1111) scrisse : " La malattia è una delle forme di esperienza tramite le quali gli uomini arrivano alla conoscenza di Dio, Egli, infatti, aggiunge: Le malattie sono i miei assistenti che Io dispenso ai miei amici prescelti".

La malattia non è un nemico ma un evento il cui recondito scopo è quello di purificarci, sul piano fisico, psichico, emozionale e spirituale. Sembra di sentire un qualsiasi medico psicosomatico di oggi che rileva come il soma sia costretto a subire le istanze dell’inconscio con il linguaggio più duro ma efficace e congeniale: la malattia, appunto. E come la malattia possa essere un mezzo di salvazione, esperienza e redenzione.

Valid di Konya (1300 dc), per curare le malattie psichiche, consiglia già sedute  bisettimanali di colloquio per 2 anni, più terre rare (litio e rubidio) applicando psicanalisi a chemioterapia naturale. Il litio viene utilizzato ancor oggi in psichiatria.

Come mai l’occidente nello stesso periodo vive una delle sue crisi più cupe? Dopo il concilio di Efeso (431), i cristiani nestoriani fuggono nella mezzaluna fertile e i cristiani giacobiti, invece, in Persia, scacciati da Bisanzio come eretici. Essi diffusero il sapere dell’Occidente nelle aree che sarebbero state conquistate dall’islam. Cosroe tramite le conoscenze dei nestoriani fece fondare l’ospedale di Gundishapur, prima della fondazione degli ospedali siriaci.

Nel 562 Giustiniano fece bruciare tutti i libri pagani, fece chiudere l’Accademia di Atene e vengono perseguitati tutti gli scienziati, giuristi e grammatici che fuggono in Oriente. Maometto, invece, amava la ricerca scientifica.

Un hadith di Maometto dice: "Un’ora passata da un sapiente allungato sul suo letto a ripassare il suo sapere, è migliore della preghiera di un devoto per 60 anni" Oppure: "Seguite la via di una scienza, doveste per questo andare fino in Cina." Ancora: "A chi segue la via di una scienza Dio apre più grandi le porte del Paradiso."  E ancora: "Il sangue di coloro che hanno studiato è superiore al sangue dei martiri."

E inoltre nel Corano (2ª255): Dio sa ciò che è prima e ciò che è dopo di loro, e della Sua scienza essi ne colgono solo quanto Egli concede. E ancora: (6ª148) Non seguite le congetture, non la menzogna, ma esibite una scienza; (12ª76) Di sopra da ogni uomo che possiede una scienza ve ne è uno più sapiente ancora; (53ª28) Contro la falsità non servono le congetture: occorre la scienza. Ecco perché lo studio scientifico viene vissuto dal sufismo come un dovere religioso. Per i sufi, quanto più si sa tanto più si vale, anche per quanto riguarda il proprio cammino  spirituale, che non è disgiunto dalla scienza e dalla filosofia.

Nell'ambito delle scienze islamiche tradizionali, la figura centrale non è il ricercatore  ma il saggio (hakîm), che può essere e, di solito, è medico, scrittore, poeta, calligrafo, astronomo, matematico, psicologo, e soprattutto maestro sufi.  Si tende, quindi, non alla specializzazione ma alla conoscenza globale. Da cui deriva, non a caso, il concetto dell’uomo rinascimentale alla Leonardo da Vinci. E quindi, fino all’invasione mongola del 1300, la medicina sufi costituisce  il faro della civiltà scientifica in tutti i campi.

Nella medicina anticipa enormi conoscenze nell’ottica e nell’oculistica, nell’ostetricia e nella ginecologia, nell’endocrinologia, nelle terapie mediche e chirurgiche generali, nella farmacologia e nell’anestesiologia, nell’epidemiologia, nell’organizzazione   sanitaria, nell’astronomia, nella chimica, nel campo delle vaccinazioni dove si anticipa  Jenner, già ampiamente applicato nell’Impero Ottomano, ma soprattutto in campo psicologico e psicoterapeutico dove molte conoscenze sono ancora del tutto ignote in occidente. Bisognerà attendere i primi del novecento perché si affacci in Europa una tecnica come l’enneagramma atta a lavorare sul problema del carattere, della personalità , dell’influenza ambientale e quindi della conoscenzadi sé e degli altri.

A tal proposito basti pensare a Hibatullâh bn Jâmî (1112-1198) e al suo âlÎrshad li-Masilih âlÂnfas wa âlÂjsad (Disposizioni che interessano le anime e i corpi). Egli vi afferma che il carattere si forma in base alle istanze ricevute dal mondo esterno, in particolare a causa dei ricatti morali (âlÂntaqâm âlÂdabî), alle ingiunzioni negative e alle disconferme; mentre la personalità si forma in base alle interpretazioni personali delle istanze del mondo esterno, interpretazioni nostre a volte del tutto errate. Interpretazioni personali che danno origine a quelle che nel XII° secolo Îbn Tufayl (?-1185) definì nel suo Lessico dei termini medici: "i nove credo base".

Mille anni or sono il maestro sufi Âbd âl`Adhîm Karrâni, direttore del Manicomio di Divrigi, in Turchia, scriveva: "Pensate a una tavola di legno, lunga sì, ma larga non più di venti centimetri. Poggiata per terra, io stesso ci cammino sopra con noncuranza, e così, penso, tutti. Se con dei mattoni la sollevo a venti centimetri da terra, ci camminerei sopra ancora, ma qualcuno lo farebbe con una certa titubanza. Sulla stessa asse, posta a venti metri da terra, io non camminerei affatto, e ben pochi lo farebbero, a meno che non siano funamboli provetti. Ecco: la collocazione dell’asse è essenziale: è sempre la stessa asse, ma se la sua posizione varia, varia del tutto il nostro atteggiamento. La posizione dell’asse è ciò che noi possiamo chiamare "ambiente".

Le componenti simbologiche legate agli apparati umani con cui il corpo parla nel suo linguaggio sono sempre state le stesse e la medicina sufi non fa eccezione. Basti questo hadith: "Vi è un pezzo di carne nel corpo dell’uomo che, se è in buono stato,tutto l’essere migliora, ma, quando è in cattivo stato, tutto l’essere va in rovina. Fate attenzione! Quel pezzo di carne è il cuore". Come la vita materiale dipende dal cuore fisico e se il cuore è danneggiato, l’individuo  si ammala fino a morire, così, se il cuore spirituale è afflitto dai nafs (i vizi, gli io padroni) l’individuo può diventare maligno e ne può conseguire la morte spirituale.

La lotta contro i nafs è la jihad, la guerra santa, la grande guerra. Educare i nafs significa resistere alle richieste dei vizi anche se hanno la forma di virtù. Per esempio non praticare l’ascetismo se il naf vuole compiere imprese straordinarie, non studiate i testi religiosi  se il naf vuole farsi ammirare dagli altri, non respingere un piatto saporito se il naf lo fa perché ne desidera uno migliore ecc.

L’occidente ha concentrato i suoi sforzi sullo studio degli aspetti quantitativi delle cose, giungendo ad una scienza tecnologica e immediatamente produttiva in senso materialistico. Il sufismo, al contrario, tende a conseguire una conoscenza in grado di contribuire al perfezionamento e alla spiritualità di chi la studia. I suoi frutti sono quindi prettamente interiori. Il suo scopo è quello di stabilire una relazione tra mondo materiale e mondo spirituale,  attraverso la conoscenza dei vari ordini di realtà.

LA PRATICA : BRAIN FITNESS: IL PERFEZIONAMENTO DI SE’

Spesso il sufismo viene accusato di praticare cose nascoste e di nascondere accuratamente misteri che non è dato concedere a tutti. In realtà il sufismo è come una chiave. Chi ha una chiave non la va mostrando a tutti. La tiene in tasca e se ne serve solo quando occorre aprire a chiudere una porta. Il sufismo è un modo di vivere, una prassi.

Tra i sufi le esperienze o i concetti personali vanno comunicati ma non discussi. Ciò che conta è il rispetto, l'essenza, la varietà, il vissuto individuale, la meditazione. Non filosofia né teologia, ma, appunto, sufismo. La pratica sufi è una maieutica socratica (platonica), che definisce e tratta  tutti i problemi per mezzo dell’analisi approfondita dello spirito e della realtà umana con sistemi riscoperti solo recentemente dalla psicanalisi e dalla psicoterapia.

Problemi da sempre affrontati nel sufismo sono la lotta contro il transfert, il combattere contro la rigidità e gli schemi mentali dell’individuo, allievo o paziente,  la conoscenza dei tanti "io" presenti in ognuno di noi, l’interpretazione dei sogni  di cui i maestri sufi sono veri cultori (i sogni sono divisi in veridici e mendaci da almeno mille anni e quelli veridici sono divisi in nove categorie diverse fra loro), il complesso dei problemi che oggi viene chiamato parapsicologia, i metodi per affrontare la morte (un protocollo per la morte fu codificato circa mille anni fa) ecc.

Ma, soprattutto, l’educazione e la formazione di una persona normale verso il suo destino. Nel sufismo c’è la concezione che la libertà di pensiero non è un dono naturale, ma va conquistato con una liberazione progressiva dagli orpelli e dai condizionamenti che fin dal ventre materno costruiscono una personalità. Molte persone non solo non si liberano mai da questi automatismi, ma nemmeno si rendono conto di esserne completamente schiavi. E la via mistica è la normale "via regia" verso questa liberazione.

Il sufismo da sempre è stata una protesta chiara e netta contro la fede formalistica,  gretta e scolastica e contro il fanatismo religioso. Per i sufi, la religione deve essere amore e non un’obbedienza cieca accompagnata  a ostilità verso le altre religioni. La lingua del cuore, infatti, è comune a persone di religioni e culture diverse ma è la lingua unica.

Inoltre, l’induzione della speranza e il contatto con il divino indotto  dall’esperienza diretta della persona sono importanti per l’evoluzione del singolo o per la pratica terapeutica. Bisogna credere in ciò che si avverte per esperienza e non per un dogmatismo freddo appreso e senza anima.

E il dhikr (la recitazione dei nomi di Dio seguendo i ritmi di un tamburo e un maestro di musica ) è uno dei sistemi privilegiati per questo sistema esperienziale.

Il metodo psicologico dei sufi per la conoscenza di sé è un’autonalisi  guidata all'interno di una psicologia trascendentale . L’ uomo deve combattere i propri nafs , cioè i propri vizi carnali, tramite una vera guerra santa, uno sforzo, jihad, verso se stesso, sino all' Insan alKamil ( l' uomo completamente realizzato). E' necessario pulire lo specchio incrostato al fine di poter vedere veramente se stessi e quindi Dio. La lotta contro i propri vizi (nafs) è la lotta più difficile che un uomo possa compiere. Il nemico interiore è il più difficile da sconfiggere.

Conoscere se stessi è quindi imprescindibile per lottare contro i propri nafs e disattivarli. Lo spirito divino è infatti incatenato da questi nafs come da nodi che vanno sciolti. Questo sforzo è alla base del procedimento alchemico della trasformazione  della propria anima. Non è un caso che Geber, l’uomo da cui derivano tutte le esperienze alchemiche occidentali, era un sufi.

Infatti l’anima carnale, ricca di vizi (nafs) altro non è che il piombo che deve trasformarsi in oro. Questa lotta permanente è, quindi, rivolta a quelle forze interiori che vogliono tenerci schiave. Queste forze interiori sono Iblis, Satana. Il cuore dell’uomo è diviso fra le influenze superiori divine e quelle sataniche dei propri nafs.

Un giorno molto freddo un discepolo notò nel cammino  che il suo maestro soffriva molto da un piede. Allora gli cedette le sue calze di lana a costo di gelare lui stesso, chiedendosi chi glielo aveva fatto fare. La sera, al caldo, i discepoli parlavano con il maestro e l’allievo che gli aveva prestato le calze gli chiese come si faceva a distinguere le ispirazioni divine da quelle diaboliche e il maestro gli rispose che quando gli aveva prestato le calze, quelle   erano divine, quando aveva pensato chi glielo aveva fatto fare, quelle erano diaboliche.

L’ispirazione divina è raffigurata dalla figura del Khidr, il sempre verde. Una notte un re pregava Dio nel suo palazzo lussuoso e venne disturbato da una  voce che chiamava da sopra il tetto. Il re si precipita e vede un vecchio che chiama a gran voce il suo cammello. Ma sei pazzo a cercare un cammello di notte sul tetto del mio palazzo? Non meno di te che preghi Dio all’interno del tuo lussuoso palazzo. Il giorno dopo lo stesso vecchio si presenta a palazzo e afferma di trovarsi  e si comporta come se fosse in un hotel. Preoccupati della sua pazzia, i soldati  cercano di fermarlo ma lui si presenta davanti al re proclamando di essere in un hotel. Il re afferma trattarsi del suo palazzo ma il vecchio gli chiede di chi fosse il palazzo prima di lui. Di mio padre. e prima di tuo padre? Mio nonno.E allora non vedi che questo è un hotel dove il proprietario e i residenti continuano a cambiare? Svegliati!

I sufi indicavano l’Inconscio, l’Io e il super-Io coi termini l’anima che comanda (nafs âlÂmmâra), l’anima razionale (nafs âlNâtiqa) e l’anima che biasima (Nafs âlLawwâma). A loro volta questi tre stati erano divisi ciascuno in tre stati, suddivisi ancora in azione positiva e azione negativa.  In tutto diciotto stati della psiche, ognuno dei quali con un nome specifico. La suddivisione in inconscio, Io e super-Io tracciata da Sigmund Freud, quindi, era vecchia  dunque già di mille anni e non troppo raffinata.

Per i sufi, l’uomo è divisibile anche in un conscio e in un inconscio. E l’inconscio è a sua volta diviso in un sovraconscio e in un subconscio. Il conscio è il nostro io, il me, il sé, la parte apparente della nostra esistenza. E’ l’attitudine a prendere coscienza di ciò che sentiamo, percepiamo e manteniamo nella nostra memoria. Il sopraconscio è lo spirito, la parte divina dell’uomo, la parte resa schiava dai nafs e dalle illusioni del mondo.

Il subconscio è la parte viziosa, l’anima carnale, ciò che ci lega al mondo  dei sensi, il mondo dei desideri. Tutte le malattie psicosomatiche derivano dalla forza brutale e aggressiva  dei nostri bisogni carnali del subconscio. Quando dormiamo la realtà di ciò che vive nella nostra anima si trasforma in sogni, ma quando siamo svegli, invece, la nostra forza cosciente impone  all’anima di manifestarsi esattamente come è.

Ma la mente ci obbliga a pensare a seconda delle regole introiettate personali, culturali, ambientali, religiose e questi desideri vengono ricacciati in fondo al nostro subconscio da cui possono essere scovati, conosciuti e interpretati solo con l’analisi dei sogni.

In genere l’insegnamento dei sufi è molto pratico, pochi libri, ma molti simboli e atti. Inoltre non si insegna ciò che una persona può credere di aver bisogno, ma quello di cui una persona ha bisogno senza saperlo.

C’era uno straniero che cercava una bottega per le lampade perché ne voleva comprare una in quanto (giustamente) gli avevano detto che tali strani oggetti servivano per poter leggere al buio. Peccato che lo stesso straniero non sapeva che prima bisognava SAPER LEGGERE! E il primo atto che un ricercatore deve fare, infatti, è trovare il proprio maestro spirituale.

E un maestro che va bene per una persona può non essere adatta a un’altra e viceversa. Un maestro può essere negativo per me oggi ma benefico domani o viceversa. Maestro e allievo si scelgono. L’allievo deve fare il primo (misterioso) passo ma il maestro deve accettarlo. Un maestro sufi deve cercare di essere un mediatore fra l’allievo e il mondo spirituale. E questo rapporto può svilupparsi in modo curioso.  Come quel maestro sufi che  ottiene  improvvisamente poteri di guarigione, ma siccome la sua vita sembra misteriosa  pur nella banalità, gli viene costruita dagli sciocchi una vita agiografica.

Come la medicina del corpo anche la medicina dell’anima ha due aspetti: la prevenzione e la terapia. Prevenzione significa igiene e alimentazione per fortificare le proprie difese. Nella medicina sufi si distinguono quattro step progressivi: alimentazione, omeopatia, allopatia, chirurgia, a seconda della situazione contingente.

 L’etica nutre l’organismo spirituale. Devono sussistere principi etici autentici e vivi e praticati nel rispetto di condizioni precise cioè pratica equilibrata contestuale, variata, integrale e perseverante. Autentica cioè legata a una vera tradizione che si poggia sugli inviati di Dio, cioè i profeti. I principi devono essere vivi e non denaturati.Variata cioè praticare simultaneamente diversi principi etici.

Contestuale cioè adatti al contesto reale. Non bisogna mentire ma talvolta può essere necessario. Equilibrata: è giusto per esempio il principio di non aggressione ma se si tratta di salvare una donna indifesa…

Ma etica anche come terapeutica: per esempio la gelosia deriva da un istinto di possesso nel gruppo delle invidie. L’istinto di possesso è un carattere naturale perché ci rende attivi e quindi di per sé  va bene. Ma se questo istinto non è controllato si trasforma in gelosia con la sofferenza che essa genera attorno a sé. La terapeutica è impegnarsi con perseveranza con atti contrari al vizio come con piccoli atti ripetuti di generosità contro l’avarizia. Per la terapeutica ci vuole un medico dell’anima, la volontà di guarire e energia in quantità ottimale (metacausale o divina).

Nell’apparato digerente noi abbiamo ingestione, digestione tramite l’attività enzimatica, assorbimento tramite il tubo intestinale e assimilazione. A livello cerebrale la prima fase corrisponde all’attenzione, poi la riflessione tramite le basi di istruzione, poi la memorizzazione, poi l’assimilazione (cioè mettere in pratica un principio etico).

L’intenzione ha un ruolo insostituibile nell’assimilazione dei nutrimenti etici e conta di più degli effetti. L’intenzione è necessaria nell’assimilazione e determina il valore spirituale dell’atto e può valere più dell’atto stesso. L’intenzione può essere metacausale, causale o causometacausale. La prima capta la luce divina come chi aiuta gli altri senza voler nulla in cambio, il secondo è un do ut des, il terzo quando si richiede una ricompensa spirituale o una gratificazione dell’ego. Gli effetti a livello personale, sono ben diversi.

Il flusso del pensiero è il sistema circolatorio dell’organismo spirituale. Il cuore sta al sangue come l’anima al flusso del pensiero.  Il sangue non cessa mai di scorrere e così il pensiero. Il cuore non cessa mai di battere e così l’anima. Come chi si ammala deve mettere un farmaco nel sangue così il farmaco spirituale deve agire sul pensiero. Un pensiero sano sarà il segno di un organismo spirituale sano e viceversa.

Come l’ossigeno è necessario per l’organismo per mantenere attivo il suo meccanismo metabolico, altrettanto un pensiero educato da principi spirituali preserva l’individuo dalle influenze antispirituali ( come nella funzione immunitaria) così che ci vuole un’atmosfera spirituale non inquinata per mantenere un corretto metabolismo spirituale. L’arte e la bellezza nutrono il cervello quanto cibi sani, non geneticamente modificati, e non adulterati, sanno nutrire convenientemente il nostro apparato gastroenterico.

Gli influssi negativi soprasensoriali (da azioni cattive, vendette ecc.), alterano il corpo spirituale come la Co2 o i veleni dell’aria alterano i nostri bronchi e i nostri polmoni il flusso dinamico del pensiero deve essere vivo come il flusso circolatorio.

Il pensiero è il mezzo con cui l’essenza esercita la sua volontà e può svilupparsi. Il buono o cattivo funzionamento dell’organismo spirituale dipende essenzialmente da come il pensiero è stato educato e si istruirà in futuro.

I testi sacri non letti in modo letterale ma profondo costituiscono ulteriori influssi positivi. L’aiuto divino viene attirato da due azioni: l’intenzione e l’attenzione.Un sufi deve badare a tre cose nella sua vita: Attenzione, attenzione, attenzione.

La libertà di pensiero è un mito. Un genitore deve dare basi etiche : la libertà sta nell’accettarle o nel rifiutarle. Ma se non lo fanno i genitori, i ragazzi cercheranno le loro basi etiche altrove, all’esterno presso amici, i media, insegnanti, la cultura della strada e dei bar. Anche un’anima ( come un corpo) può essere cieca o sorda o paralizzata. E quindi può non essere in grado di comprendere.

E la psicanalisi è impotente di fronte a una cecità dell’anima, mentre può guarire una nevrosi. Per iniziare un cammino spirituale bisogna far piazza pulita dei nostri pregiudizi (imparare a imparare). Oggi una spiritualità deviata onnipresente ha preso il posto della autentica spiritualità. In questi casi gli uomini tendono a non interessarsi oppure farlo in modo superficiale.

Cambiando una cosa con un’altra, saltabeccando di qua e là, prendendo in prestito di tutto si fa solo molta confusione. Bisogna essere attenti, fare una scelta, dotarsi di un pensiero razionale, innescare la quinta marcia del cuore e perseverare.

Un tempo molti uomini si facevano allievi di maestri spirituali, vivevano presso di loro erano sempre sotto gli occhi del maestro che poteva consigliarli direttamente e poteva inviarli al bisogno anche ad altri maestri, ma oggi la tecnologia, la scienza e il benessere sono molto diffusi e pochi sono gli autentici maestri spirituali mentre il desiderio spirituale cade spesso in mano ad opportunisti spirituali che ne fanno scempio e commercio. Un maestro spirituale è un medico spirituale. Ed è gratuito.

Lo sviluppo individuale, come lo stimolo alla formazione di nuove sinapsi, può condurre alla comprensione delle verità spirituali. Il nostro abituale intelletto tramite la riflessione e la messa in pratica dei principi divini, può condurci a sentire con il cuore la verità divina.

L’analogia può essere un buon mezzo per intuire la verità. L’analogia è una somiglianza reale fra due funzioni pur appartenenti a dimensioni diverse. Per esempio l’analogia fra un albero e un uomo. Fra microcosmo e macrocosmo. L’analogia è un esercizio utile sia da un punto di vista scientifico che pedagogico. L’analogia ci permette di accedere alla conoscenza delle realtà fondamentali dei differenti piani della creazione.

Studiando la drosophila melanogaster noi possiamo arguire anche le funzioni di esseri superiori, ovvero studiando un’ameba, noi possiamo arguire le funzioni di base di esseri pluricellulari assai più complessi fino all’essere umano. Studiando i simboli o l’assetto quadripartito del cuore mosso da un centro immobile, come il mozzo della ruota, possiamo arguire molto sui moti che governano l’universo.

La spiritualità non è un argomento facoltativo, una distrazione benevola, qualcosa di emozionale e di astratto che coinvolge pochi credenti un po’ bigotti. No, è una funzione irrinunciabile per l’equilibrio e il benessere dell’uomo. Se l’occidente può insegnare la tolleranza, l’oriente può insegnare la necessità di Dio nella vita umana. Tra i sufi la guarigione del malato è considerato il servigio più prezioso che si può offrire all’umanità.

Le pratiche riguardanti la salute si dividono in : quelle per il corpo quelle per la mente quelle per l’anima. Per i Sufi l'essere umano è composto da quattro elementi: uno spirituale, l'anima; e tre materiali: corpo, psiche, ambiente.  L'anima è la goccia dell'oceano infinito che è Dio, mentre le altre tre componenti materiali sono la transitorietà fenomenica di cui la scienza si occupa per giungere alla conoscenza del fine ultimo, autentico, dell'essere umano, per giungere cioè, per quanto possibile, a una comprensione di Dio. Che non può non essere oltre ogni nostra definizione e comprensione globale.

Basti pensare alla storia dei tre ciechi che tastano l’elefante ognuno da parti diverse (chi la zanna, chi la zampa, chi il codino), ottenendo informazioni differenti e quindi elucubrazioni in antitesi.

Scienza e filosofia servono per giungere alla percezione soggettiva della conoscenza oggettiva, nel mutamento da piombo ad oro grazie a questa pietra filosofale, secondo il motto del Sufi:  "Chi conosce se stesso conosce Dio, chi conosce Dio conosce se stesso". Da sempre l’analisi dei sogni è stato un metodo fondamentale per la jihad.

In conclusione.

Lo sceicco sufi è il maestro spirituale, è uno psicologo, un pedagogo, uno psicanalista, un padre. Non è un caso che in occidente quasi tutti i capi nazionali dei gruppi sufi siano medici o psicanalisti.

L’insegnamento libresco ha un piccolissimo ruolo nel sufismo. Il sufismo è molto pratico, duttile nelle sue forme, variegato, in mutamento perché l’etica, la cultura e gli uomini continuano a cambiare. Ma l’insegnamento di fondo è sempre lo stesso, come un uomo che rimane sempre se stesso, ma continua a cambiare d’abito a seconda delle circostanze e del lavoro che deve compiere o un cioccolatino che viene confezionato con carte di colore e consistenza diverse pur restando sempre lo stesso.

Il lavoro pratico consiste nel favorire in ciascun allievo, a seconda delle  sue capacità e opportunità , l’apertura dell’occhio del cuore e favorire un’elevazione che sarà e potrà essere solo personale, con qualche consiglio e senza ordini (quasi sempre!)

 

Grazie a tutti.

Pace.

 

Bibliografia:

Gabriel Mandel " la saggezza dei sufi" Rusconi 1999

" Corano senza segreti" Rusconi 1994

" Storia del sufismo Bompiani 2001"

Numerose parti di questo breve lavoro sono state acquisite da conversazioni personali o di gruppo con il Prof. Gabriel Mandel Khan capo e rappresentante ufficiale della Confraternita dei Sufi Jerrahi Halveti in Italia.

Inoltre:

Moinuddin Chishti Il libro della guarigione sufi Ed. Il punto di incontro 1995

Domenico De Maio La malattia mentale nel medioevo islamico Ed Corriere Medico 1993

Mortazavi Djamchid Soufisme et psychologie Ed. Du Rocher 1989

Bahram Elahi " Medicine de l’ame ou l’ethique originelle " Ed. Dervy 2000 

Muhammad Salim Khan "Medicina islamica" Red ed. 1992

Omar Ali Shah "Sufismo e terapia" Psiche Ed. 2003

 

 


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