Tratto da "RAPPORTARSI CON GLI ALTRI E CON SE STESSI" di Nazzareno Venturi.  Saggio sulla psicologia transazionale, pubblicato e ormai esaurito su carta stampata dalle ed. Sufijerrahi nel 2010. Attualmente disponibile in formato ebook (leggibile su pc o si tablet) su Kindle Edition distribuito da Amazon.

 

IL MODELLO E LE PULSIONI

 

Il cervello umano ha una caratteristica fondamentale che lo distingue da quello degli altri mammiferi: è l'attività di astrazione, la capacità di rappresentare il mondo a cui accede mediante i sensi. La capacità degli altri primati di prevedere, pianificare strategie,  organizzare informazioni e trasmetterle, è assai limitata e a breve termine. Questa è a livello evolutivo una risorsa in più, in quanto permette al sistema nervoso di elaborare i dati sensoriali fino ad andare al di là di essi ed addirittura negare la loro veridicità se, in un orizzonte più vasto di verifica, non corrispondono alla realtà. Per esempio, un miraggio: i sensi, portano ad una percezione della realtà   incompleta e di fatto illusoria, che  la mente corregge  scoprendone il perché , insomma essa guida i sensi e non è determinata da essi. Attraverso apparecchiature sempre più sofisticate e a calcoli fisico-matematici diretti a spiegare i processi della realtà che percepiamo come oggettiva e materica, siamo arrivati a verifiche contrarie alla stessa evidenza sensoriale: il mondo è energia con tutti i suoi corpi fisici; quel che chiamiamo materia è fatto di atomi, a loro volta composti di particelle .  Tra un elettrone e l'altro, o tra gli elettroni e i protoni il vuoto è enormemente superiore al pieno, quando per pieno non si intende una densità spaziale, ma  “quanti” di energia. Il cervello conosce questa realtà profonda pur essendo condotto dai sensi ad una percezione spazio-temporale di corpi di varia densità e non per quanto essi sono realmente: forme dell'energia. Quel che chiamiamo uomo è in fondo energia consapevole che rappresenta la fenomenologia stessa dell'energia, ma l'informazione di base dell'esperienza sensoriale ignora questa realtà, ad essa l'uomo arriva tramite l'astrazione.

In virtù della capacità del cervello di rappresentare il mondo esso è ricomposto in un modello sempre più astratto, ma capace di interagire con le leggi fenomeniche. Tale interazione  sarebbe impossibile attraverso il modello primitivo della esperienza sensoriale ereditato inconsciamente dalla specie. La fisica e la matematica hanno permesso all'uomo di avvalersi di  tecnologie ( che sono le loro ricadute applicative) come internet, i cellulari, i radiotelescopi, una sorta di prolungamento dei cinque sensi.

L'etologo affermerà che anche un gatto, ed ancor più una scimmia antropomorfa, hanno una loro capacità di astrazione a cominciare dalla capacità di sognare . Il sogno infatti è già un'elaborazione, per quanto inconscia, dei dati esperenziali.

 

Domanda) Come si fa a saperlo?

 

Risposta) Sperimentalmente si possono seguire le fasi in cui un corpo  animale è a riposo attraverso l'esame delle onde, alfa, beta e gamma . Parallelamente al cambiamento dell'onda ci sono i segnali corporei. E' sogno quando le pupille sembrano inseguire una scena , ciò può essere accompagnato da movimenti più o meno accennati del corpo e del muso  o da rantoli.

 

Proseguiamo. In tutti i mammiferi l'esperienza ( i dati raccolti nella vita attiva ) rimangono nel sistema limbico del cervello con una carica emotiva (di piacere o di paura/dolore)   e ritornano come ricordi validi per ulteriori esperienze o nell'attività onirica. E' la capacità di astrazione che distingue qualitativamente gli animali. Uno scimpanzé guardandosi allo specchio si riconosce, si indica e si tocca, mentre un babbuino lo assale dimostrando di non avere sufficiente capacità  per elaborare la rappresentazione immediata, ma nessun animale ha in modo sufficientemente articolato la capacità di creare modelli astratti per trasformarsi e trasformare la realtà che lo circonda, soprattutto per la mancanza di un adeguato sviluppo dell'area di Broca, ossia quella pertinente al linguaggio. Attraverso l’attività pensante, l'uomo crea una mappa di tutto quel che è percepito dai suoi sensi e lo sistema in modo logico, comunicabile e interattivo con il mondo stesso: la spiegazione delle cose gli permette di non essere passivo di fronte ad esse, può modificarle e trasmettere ad altri (o ricevere da altri) l'acquisizione di nuove esperienze. Ogni uomo attraverso un linguaggio articolato scambia con gli altri il suo modello del mondo, lo arricchisce e soprattutto lo tramanda. La sensatezza del modello è intuitiva e oltrepassa un particolare idioma, la sua struttura è un “metamodello” universale ben chiaro a chi si è occupato di neurolinguistica.

Il linguaggio è la rappresentazione della rappresentazione della realtà.  Nel cervello esistono già le raffigurazioni delle cose, in ricordi di immagini, odori, suoni… e lo stesso cervello dà loro un nome, li rappresenta con dei segni convenzionali, parole e segni grafici, inoltre ha un sistema intuitivo di come sistemare le parole e le frasi affinché siano considerate vere ed adeguate alla realtà, da se stesso ed dagli altri suoi simili. Gli scienziati neurolinguisti hanno individuato che dagli "errori" (mancanze o deformazioni) della struttura, derivano le più disparate patologie psichiche. Il cervello umano continua consapevolmente ad elaborare le sue rappresentazioni della realtà, astraendosi dall'immediatezza sensoriale mentre un animale non ha questa mediazione così articolata, esso vive in diretto contatto con il suo istinto e le percezioni corporee. In ogni essere umano  la base   pulsionale è costretta “a fare i conti" con la sua visione del mondo, con la sua capacità di astrazione e giudizio. Il processo di inibizione o freno degli impulsi secondari (sessualità e aggressività) ed in parte di quelli primari (la fame e la sete) può essere controllato dalla volontà consapevolmente ( procrastinare il piacere per un utile) . Questa capacità a cui si arriva solo mediante un modello astratto   ha permesso  la civilizzazione, ma dietro essa rimane la base istintuale o biopsiche: è quel che Freud chiamava “es” , la parte primitiva, inconscia della personalità determinata dall'istinto e dalle pulsioni.

Tra i problemi psicologici che si incontrano più spesso c'è quello del rapporto tra l'io ed i propri istinti, ovvero di come si relaziona la "propria" visione del mondo con le "proprie"   pulsioni, talvolta in modo conflittuale. L'obiettivo di ogni aiuto pedagogico e psicologico è quello di far vivere all'individuo armonicamente e pienamente  la sua vita,  sentita, pensata e vissuta nell'espressione completa e libera dell'energia corporea .

Sia le pulsioni inconsce (con le diverse modalità di esprimersi)  sia il modello psichico che l'individuo ha del mondo, sono il miglior adattamento possibile trovato nell'interazione con l'ambiente ( il primo dalla specie ed il secondo dall'individuo stesso); non per questo è il più soddisfacente in senso assoluto, ma relativamente all'individuo il quale lo ha realizzato facendo uso più o meno appropriato delle sue esperienze. Per questo un comportamento (e quindi anche la struttura linguistica ) a tutti gli effetti fallimentare , all'interno dell'individuo ha comunque la sua logica,  la quale, una volta corretta in base alla realtà, gli aprirà un ventaglio di risorse e scelte realizzabili  prima sconosciute.

 

PULSIONI PRIMARIE SECONDARIE E TERZIARIE

 

L'energia posseduta da un corpo si manifesta in pulsioni. In certi casi il suo potenziale può essere concentrato in un impulso: una gatta madre assale un cane lupo per difendere il suo cucciolo, e la tensione aggressiva è tale da far soccombere un nemico normalmente ben più forte. Le pulsioni servono alla sopravvivenza dell'individuo e della specie: per l'uomo si tratta non solo di esprimerle ma di conoscerle e di valutare il loro impiego per fini più complessi di quelli che qualsiasi altro animale può richiedere dal suo ambiente.

Le pulsioni primarie sono quelle che permettono la sopravvivenza dell'individuo. Il respirare, il mangiare, il bere, il dormire, il defecare, l'orinare sono attività naturali predisposte geneticamente che comportano sofferenza quando sono impedite e piacere appena vengono soddisfatte. Per quanto alcune di esse tendano ad un oggetto ( il cibo, l'acqua ) fanno tutte parte del processo metabolico ( anabolico e catabolico) per assimilare ed eliminare le sostanze di cui necessita il corpo: esso si eccita per soddisfare la sua esigenza (di ossigeno, di cibo...) e si placa quando ha raggiunto lo scopo. Dalla cellula all'organismo tutto, questo processo regola inconsciamente le necessità del corpo.

 

 

Domanda) C’è una relazione tra processi metabolici e comportamenti psicologici? Mi spiego. Se uno ha tanta rabbia folle da voler distruggere quanto gli capita, c’è una base biologica in tutto questo?

 

Risposta) Certe rabbie, come dice lei, folli sono derivate anche da scompensi chimici dovuti anche alla mancanza di certe sostanze. C’è sempre una base biologica nei comportamenti, pensi alla funzione dell’adrenalina nella reazioni di attacco e di fuga. Per quanto se ne sa le pulsioni distruttive  sono prolungamenti esterni del processo catabolico, ossia di eliminazione delle sostanze di scarto o dannose. Per rendersi conto dell'importanza  del processo, basti pensare che se una cellula, finito il suo compito,  non recepisce il messaggio chimico di autodistruzione diventa tumorale. Quindi il “disfacimento” fa parte dell'equilibrio. Il bisogno di fare pulizia ed ordine in casa (ovviamente non maniacale) eliminando il superfluo o il semplice portare nel bidone dell'immondizia il sacchetto della spazzatura è un meccanismo catabolico espresso esteriormente nell'ambiente. Freud analizzando gli impulsi di morte aveva in mente le devianze sadomasochistiche, ma in sé questo impulso, è già impiegato positivamente dall'inconscio e può essere pilotato in modo armonico anche all'esterno. A livello metaforico non si dice che bisognerebbe levare il marcio dalla società intendendo quel complesso di imbrogli, malaffare, parassitismo, prepotenze e privilegi? Come saprà esistono anche antiche teorie che relazionano ogni attività fisica biologica e sociale ad un organismo unico, sicuramente, a parer mio, non prive di qualche verità importante.

 

Abbiamo prima parlato di pulsioni primarie, esse permettono la conservazione dell’individuo, quelle secondarie, invece, riguardano la sopravvivenza della specie: l'impulso sessuale è il più evidente ma con esso una vasta costellazione di impulsi comuni a tutti gli animali,  dall'istinto di  fuga e di attacco (aggressività) legato spesso a quello del  territorio, al posto gerarchico nel branco, alla difesa della prole… A livello umano queste pulsioni secondarie trovano una continuità evoluta con quelle terziarie (arte, civismo e fede) solo accennate negli animali. La cura del territorio e l'ornamento della tana (o del nido) non sono poi così rari in natura ed  in certe specie acquistano caratteri evidenti; ci sono uccelli che decorano il nido con gusto, utilizzando qualsiasi cosa  brilli come corazze di scarabei dorati, in australia ce né uno che utilizza solo decorazioni di colore blu, è un’ attività non fine a se stessa ma serve ad attrarre le femmine, comunque anche le danze rituali prima dell’accoppiamento e l'esibizione delle piume fanno trapelare un abbozzo di quanto  si intende per senso estetico, del bello o dell'arte. L'aspetto sociale con le sue gerarchie presente in molti mammiferi superiori, segue regole basate sulla forza e sulla saggezza (maggiore esperienza), ci sono regole precise che non devono essere infrante, nessun lupo, per esempio, azzannerebbe l’avversario alla gola se questo glielo mostrasse in segno di sottomissione.  Negli uomini il senso civico (l'interesse comune del branco) si articola in modo assai complesso fino al sacrifico dell'individuo per il gruppo (patria od ideologia), ma anche tra i mammiferi superiori il sacrificio per il branco o per la prole non è infrequente. Nei gruppi di insetti organizzati come le termiti o le formiche il sacrificio del singolo per il gruppo è vita quotidiana. La differenza con l’uomo c’è, eccome, ed  è qualitativa poiché solo l'uomo ha un modello del mondo consapevole: non a caso l'uomo è "sapiens sapiens" ( sà di sapere). Nonostante ciò giova cercare quella continuità che permette di capire il fondo "biologico" del comportamento umano. Non si indaga in questa direzione anche perché l’uomo è la specie dominante sul pianeta che si ciba e si serve degli altri animali, accettare di condividere con essi istinti e paure, emozioni e sentimenti, oltre in varia misura anche certe qualità intellettive, non fa parte della logica produttiva del mercato. Per questo mondo consumistico meglio essere famigliari con le bestie solo a tavola discutendo sul gusto delle carni.

Tra gli animali I cambiamenti, gli adattamenti e le trasmissioni culturali procedono con lentezza tanto da passare spesso inosservati quando avvengono. Eppure in caso di necessità gli animali adottano schemi nuovi di comportamento: l'ingegno di uno sarà ripreso dagli altri, per pura imitazione. E' il caso del cambiamento dell'apertura del nido con uscita inferiore adattata dai pappagalli esotici dell'isola madre a Stresa per rimediare alle piogge insistenti, oppure del lavaggio delle patate con l'acqua marina dalle comunità di macachi giapponesi. Ma oltre a soluzioni nuove è fondamentale il legame di gruppo, dallo spulciarsi vicendevole dei primati all’accudirsi reciproco degli elefanti. L'istinto di sopravvivenza sta dunque alla base di strategie più raffinate per gestire il gruppo, a emozioni di legame che nell’uomo si sublimano nel senso di giustizia e del benessere per la vita sociale di tutti, il senso civico appunto.

Consideriamo ora la pulsione terziaria della fede ma non si intende con essa una religione, bensì la percezione di un valore, di una realtà che da senso e unione alla vita, capace di oltrepassare le contingenze e la morte stessa. E’ un bisogno esistenziale prima di ogni credenza. Spesso, in modo errato si confonde la fede con emozioni comuni ai mammiferi. E ‘animale la fiducia data al capobranco (nell’uomo un leader politico e religioso), alla forza dell’insieme nel territorio ( una comune, un fascio, una lega), o del cucciolo verso la madre (nell’uomo si proietta in divinità antropomorfiche femminili e maschili). Capi carismatici,  gerarchie e patrie territoriali stanno ancora nel comune sentire animale. Dove comincia la fede verso l'invisibile, verso ciò che va oltre la morte può difficilmente essere documentato in natura. Si sa che gli elefanti quando trovano i resti di un compagno morto o di un qualsiasi altro elefante fermano il loro cammino, annusano le spoglie e sembrano silenziosamente interrogarsi tra loro. Famoso è il racconto filmato di un etologo che descrive  la madre di un elefantino morto mentre raccoglieva e ben disponeva le sue ossa presso un cespuglio ogni volta che passava in quel luogo durante le migrazioni. Il senso della morte, quasi l’aver capito che la mancanza di valori più grandi come l’amore, non rende la pena di vivere, può ancora essere individuato nello stato di inedia, fino al suicidio di delfini ed orche in cattività, dopo il decesso del compagno; comunque sia, la consapevolezza della morte è anche presa di coscienza della caducità delle cose e della vita. Il passo successivo è il senso simmetricamente opposto dell'eternità, ossia la fede in quanto sta oltre il divenire, la vita e la morte. Il bisogno di affidarsi in qualcosa che vada aldilà del proprio essere singolo è fondamentale nell'uomo. Non necessariamente questa esigenza diventa fede nella trascendenza o in Dio limitandosi ad assolutizzare il valore della scienza, del progresso, dell'umanità stessa, comunque sempre meglio che fermarsi alla fede  primitiva nel capo, nel partito, nella squadra,  nel gruppo sportivo bocciofilo sottocasa.

Un'ultima considerazione va fatta ricollegandoci a quanto già detto   sul linguaggio.  La  capacità del cervello di astrazione comporta la simbolizzazione dei dati percepiti. Non solo ogni fenomeno ( un oggetto, ma anche un sentito interiore quale può essere un istinto) è contrassegnato da una parola, ma è rivestito di significati.  Nella storia umana gli impulsi non sono stati vissuti con l'immediatezza di  tutti gli altri animali. Per il processo di deformazione ben conosciuto dai neurolinguisti, gli impulsi sessuali o dell'aggressività in talune ideologie sono stati investiti di valore negativo e simbolizzati perfino come realtà diaboliche.

 

Domanda) Può precisare?

 

 Risposta) Il modello linguistico e quello esistenziale sono strettamente connessi. Pur essendoci un mondo empirico ed un linguaggio comune a tutti (non solo un idioma nativo ma la struttura stessa del linguaggio ) ogni individuo ha un modello personalizzato linguistico esistenziale frutto delle sue interazioni con l'ambiente. Rapporti  sempre variabili per via del "modo" in cui il soggetto   reagisce all'esperienza, dalla significatività che essa assume per lui sia per l'associazione con le esperienze passate, sia  per il suo  temperamento  dato dalla individuazione genetica.  Un esempio aiuterà a familiarizzarsi con quel che sto dicendo: Tutti sanno qual è il significato della parola "mela" e   hanno ben presente le caratteristiche del frutto. Eppure una parola così comune può  evocare nei soggetti associazioni estremamente  diverse, dal disgusto per essa dopo una indigestione a ricordi idilliaci dell'infanzia nella casetta di campagna: mi ricordo di Gino (il nome è inventato ovviamente), uno studente universitario con la fobia delle mele, sentendo la  parola "mela" mostrava segni di evidente angoscia. Egli sa benissimo cosa è una mela, ma il suo cervello la associa ad esperienze emotive traumatiche rimosse..." Se una parola   apparentemente insignificante come mela può essere così importante per tutto un modello esistenziale a maggior ragione gli altri termini che si riferiscono   alle pulsioni ( sessuali e aggressive soprattutto) essendo  fortemente   caricati  di associazioni morali ed esperenziali , insomma a  fattori di condizionamento, coazioni, frustrazioni, fobie .

 

Quando una realtà naturale è sentita come estranea si ha una scissione della personalità, quindi una schizofrenia nel peggiore dei casi. Il sesso è la cosa più naturale del mondo eppure c’è chi lo vive con apprensioni ingiustificate. Perfino la fame nel caso dell’anoressia. Le pulsioni tutte, primarie, secondarie e terziarie sono umane realtà e resta all'analisi  verificare se il modello è in armonia o in conflitto con esse, se  l'elaborazione  intellettuale è bene o male formata. L’educazione può plagiare l’individuo e la collettività fino a dissociarla dal quadro reale delle cose. Un alterato  modello con credenze illusorie e pregiudizi  infatti può essere condiviso più o meno estesamente: i fanatismi ideologici di ogni tipo, da quelli materialistici a quelli spiritualistici, hanno causato morte e sofferenza più delle epidemie. Eppure conoscendo qualunque individuo con dette alterazioni si comprende che il suo modello è la migliore risposta che ha saputo elaborare in base alle sue esperienze, appena esso si rende conto del limite in cui è sempre vissuto, la sua risposta modifica il modello e l'oggetto delle  sue pulsioni aggressive aprendosi a nuove possibilità di senso della  vita.

La valutazione delle devianze non è d'ordine morale ma conoscitivo. Non si può liberare l'essere umano,  con gli stereotipi dei modelli ideologici, ma con la conoscenza della vita stessa e dei suoi processi. L'unico modello che regge al confronto con la  realtà è per natura dinamico ed evolutivo,  nella verifica costante dell'esperienza e delle scelte possibili. L'uomo per riscoprire l'armonia di tutto il suo essere, pulsionale ed intellettuale, ha bisogno solo di verità e di amore. Non c'è altro  mezzo né altro  fine, così credo.

 

dott. prof. Nazzareno Venturi

 

©(ogni trascrizione completa o parziale dei saggi presenti sul caravanserraglio, essendo provenienti da pubblicazioni copyright, può essere fatta solo tramite autorizzazione )

 

 

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